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Cosa significa intrecciare una relazione con un “evitante”? Abbiamo chiesto ai lettori di raccontarci le loro storie a metà. E c’è anche chi ammette di essere stato uno di quelli.

Ogni volta… come la prima volta

Cara Riccarda,
vengo da una relazione con una donna evitante. È come non stare con nessuno, ti prendi e ti lasci ogni volta che ti vedi, praticamente.
P.

Caro P.,
praticamente sì. Non esiste, con gli evitanti, un ponte fra una volta e l’altra, è sempre un affaccio sul vuoto che dà un bel po’ di vertigini. Ma non per gli evitanti, che non si spingerebbero mai così vicini all’orlo.
Riccarda

Una relazione… da brivido

Cara Riccarda,
mi sono venuti i brividi. Il ritratto dell’evitante sembra quello di una persona che ho vicino in questo periodo. Devo stare attenta. Forse i miei campanelli d’allerta interiori non stanno suonando a caso.
A.

Cara A.,
se presti attenzione, sono trombe quelle che stanno suonando dentro di te. Ti potrà sembrare una cacofonia quell’avvertimento che ti rovina certi momenti e sembra distogliere dall’abbaglio. È fastidioso perché contraddice tutto e rovescia le aspettative. Ignorare quella voce muta, solo nostra, che saprebbe guidarci, significa consegnarci a qualcosa che sta fuori, al posto di qualcosa che sta dentro e ci appartiene. Che fretta hai? Ad ascoltarli bene, quei campanelli ti sembreranno essere una melodia.
Riccarda

Outing!

Cara Riccarda,
sono stato un evitante per una vita e forse lo sono ancora!
F.

Caro F.,
confido che quel ‘forse’ sia un tocco lezioso, così tanto per mantenere quel po’ di mistero che un ex evitante non vuole abbandonare mai del tutto.
Baci
Riccarda

I colleghi “diversi”

Cara Riccarda,
credo che gli evitanti siano sia uomini sia donne e nel mondo del lavoro, mi è capitato di incontrarli. Da qualcuno di loro, ho sentito dire “ma io fuori di qui, sono diverso”. Dopo anni nella stessa azienda, non li sai definire perché non si espongono, non si danno, non intrecciano amicizie, simpatie, niente. Li trovo trasparenti come qualcosa da cui non si vede nulla.
M.

Cara M.,
non credo siano molto diversi da così fuori dal lavoro. Perché poi sdoppiarsi? Pensa che fatica mettere un abito e toglierlo ogni volta, a seconda di dove ti trovi. Gli evitanti lo sono sempre, anche quando stanno soli, soprattutto quando sono soli.
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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