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Tra le cose più belle che il caldo clima estivo offre, non possiamo escludere il cinema all’aperto. A Bologna, in piazza Maggiore, dal 18 giugno fino al 15 agosto lunghe file di sedie sono disposte tra Palazzo Re Enzo e San Petronio per le proiezioni del festival Il Cinema Ritrovato e Sotto le stelle del cinema.

In occasione della trentesima edizione del festival, che offre 400 film in 8 giorni, promosso dalla Cineteca di Bologna, è stata presentata la mostra Lumière! L’invenzione del cinematografo, dedicata ai fratelli inventori del cinema, Auguste e Louis Lumière. Allestita nello Spazio Sottopasso di piazza Maggiore e inaugurata il 24 giugno, sarà visitabile fino a gennaio e ospita documenti originali, i primi strumenti  tecnologici e una serie di proiezioni.

Sarà possibile guardare film restaurati in 4k, come la prima proiezione del 28 dicembre 1895, che all’epoca si tenne al Salon Indien del Boulevard des Capucines, una vecchia sala biliardo noleggiata da Antoine Lumière, e scoprire quello che ancora non sappiamo sui fratelli che inventarono il cinema. Autori e studiosi, non si limitarono a riprendere le scene della quotidianità, presenti anch’esse nella mostra, ma perfezionarono le inquadrature e le tecniche, partendo da quello che viene definito il “pre-cinema”.

Proprio nel XIX secolo, infatti, lo studio sul movimento e su come catturarlo affascinava gli scienziati, che si impegnarono nella creazione di macchine come il taumatropio, un dischetto che, ruotato, creava l’illusione che i disegni presenti sui due lati si unissero in un’unica immagine, e il kinetoscopio di Edison. I fratelli Lumière partirono da questo, creando la loro macchina, il Cinematografo, che avrebbe portato fuori “l’immagine dalla scatola”.

Rifiutando le varie proposte d’acquisto, ricevute anche da Melies, organizzarono le proiezioni in giro per il Paese, affidando ai concessionari l’esclusiva sulla pellicola , sotto la supervisione di tecnici formati a Lione.

Macchine fotografiche, zootropi e lo stesso kinetoscopio sono presenti tra i corridoi della mostra e, proprio con la macchina di Edison, il visitatore può provare i primi tentativi di riproduzione delle immagini in movimento. A rendere ancora più interessante l’esposizione è la presenza di album fotografici digitalizzati, che i curiosi possono sfogliare per immergersi nella vita dei Lumière, tra le mura e gli affetti di casa ma anche tra suoi viaggi, che lo portarono in giro per il mondo.

Ad un tratto, 1422 pellicole, girate tra il 1895 e il 1905, vengono proiettate lungo un corridoio, una dopo l’altra raccontano le loro storie, mini film emblema del cinema muto, di cui quasi tutto è andato perduto.

Tra i tanti documenti presenti, anche una ripresa di Bologna del 1912, “Inaugurazione del monumento a Minghetti”.

Dalle prime invenzioni al cinema a colori, passando per il celebre treno in stazione, la mostra ci trasporta lentamente lungo l’evoluzione del cinema, partendo dalla sua nascita fino ad un primo rudimentale 3d, scatenando la nostra curiosità. Dopotutto, come affermò Jean-Paul Sartre riguardo al primo incontro con il cinema:

“Quando ci accorgemmo della sua esistenza, era diventato ormai da tempo il nostro principale bisogno.”

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Chiara Ricchiuti


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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