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In questi giorni, fino al 15 novembre, a Ferrara e in provincia i sindacati dei pensionati appartenenti a Cgil, Cisl e Uil raccolgono le firme per una legge nazionale sulla non autosufficienza. L’iniziativa precede una manifestazione nazionale il 16 novembre a Roma al Circo Massimo, luogo di memorabili mobilitazioni del mondo del lavoro.

Le persone non autosufficienti in Italia sono tre milioni, in maggior parte anziani. Chi se ne fa carico sono quasi sempre le loro famiglie, affrontando notevoli sacrifici personali ed economici, fino a rischiare l’impoverimento. È un aspetto dell’invecchiamento della popolazione – fenomeno che la provincia di Ferrara conosce bene, assai più che altre aree dell’Emilia-Romagna e d’Italia – e che nei prossimi anni cambierà profondamente la società e il welfare. Ci sono località del Basso Ferrarese dove, tra un decennio, le previsioni demografiche indicano che la percentuale di persone con più di 65 anni sarà vicina al 40%, senza ricambi delle generazioni più giovani.
L’Italia, ricordiamolo, è la seconda nazione al mondo più longeva, dopo il Giappone. La non autosufficienza ha ricevuto risposte sino ad ora insufficienti. Lo stanziamento di bilancio per la non autosufficienza della Regione Emilia Romagna – nel 2018 oltre 437 milioni – supera quello nazionale, ed è tutto dire.

© Marco Merlini / Cgil Roma, 1 giugno 2019

La richiesta dei sindacati non è cosa dell’ultimo momento. Da tempo è oggetto di trattative con i vari governi, ma non si è arrivati ancora ad ottenere soluzioni decenti e credibili. In sostanza, la legge che si chiede deve contenere un aumento adeguato delle risorse per le aziende sanitarie e i distretti; nuove norme per l’assistenza e la presa in carico dei soggetti fragili; criteri uniformi per la valutazione dei bisogni, l’accreditamento dei servizi residenziali, semi-residenziali, di assistenza domiciliare e familiare; un sistema efficace di definizione e di controllo delle prestazioni sociali e sanitarie.
Un paese civile si riconosce anche da come tratta i propri cittadini più deboli. Non è bastato e non basta certamente l’esercito di badanti – senza il quale saremmo al collasso sociale – che ha solo parzialmente tamponato l’emergenza. Né è possibile pensare che la cura familiare, svolta soprattutto dalle donne, possa bastare. Per fare solo un esempio, la domanda di accesso alle strutture residenziali pubbliche per anziani in provincia di Ferrara è il doppio dell’offerta, mentre la rete di servizi sociali erogata dai Comuni è in affanno crescente per i tagli e i limiti imposti alla finanza degli enti locali.
Il sindacato, nelle iniziative di questi e dei prossimi giorni, sostiene che la non autosufficienza è una emergenza nazionale. Non esagera. Tutti invecchieremo, tutti avremo più bisogno di aiuto, aumenteranno le persone più fragili in una società che sarà certamente diversa, ma che non dev’essere disumana.

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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