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da: Ufficio stampa “Gruppo del Tasso”

La rassegna che porterà in tavola Ervas, Cavina e Malvaldi

Fare cultura anche nei luoghi inusuali e, magari, “condirla” con la vita quotidiana, quella che si tocca con mano, è la rotta intrapresa e coerente del ristorantino diCibo, in via Carlo Mayr 4, che continua a spandere per strada profumi e sani propositi. Tanto che Matteo Musacci ha deciso di affidare a Matteo Bianchi la direzione artistica di una rassegna di buone letture in cucina, in collaborazione con la libreria Ibs, per portare le penne più saporite dei dintorni tra i fornelli locali. Il palinsesto a cadenza mensile, intitolato I giovedì diCibo. La cultura si mangia insieme, si compone di sei incontri e vuole essere un momento conviviale intorno a un tavolo, come si faceva una volta, per riscoprire la tradizione sia culinaria sia letteraria del nostro Paese.
Il primo assaggio sarà giovedì 11, alle 18, all’interno del ristorante stesso, in compagnia dello scrittore Fulvio Ervas che presenterà Si fa presto a dire Adriatico (Marcos y Marcos). Dopo il riposo natalizio, la rassegna proseguirà il 15 gennaio 2015 con Salvatore Gelsi e l’editore Luciano Parenti, http://www.ferraraitalia.it/wp-admin/media-upload.php?post_id=28299&type=image&TB_iframe=1che converseranno di Ciak, si mangia! Dizionario del cinema in cucina (Tre Lune); il 26 febbraio Claudio Cazzola si siederà A tavola con Omero e leggerà il menù degli antichi; il 12 marzo con Cristiano Cavina e il suo mestiere, La pizza per autodidatti (Marcos y Marcos); il 26 marzo con Elisabetta Tiveron e Le confessioni di un italiano goloso (Il Leone Verde), cibo e passioni di Ippolito Nievo; gran finale il 9 aprile a opera di Marco Malvaldi che, nella sala affrescata di palazzo San Crispino, verrà a raccontare i gusti di Barcellona in La famiglia Tortilla (Edt). Per chi volesse, dopo la conclusione di ogni appuntamento ci sarà una cena in compagnia dell’autore, ispirata proprio alla presentazione, al prezzo speciale di 20 euro, bevande incluse. Si consiglia di prenotare allo 0532/765997, www.dicibo.it, sino a esaurimento posti.
Una serie di spunti e di sapori non solo ferraresi arriveranno dalle identità circostanti, tra cui Treviso, Bologna, Mantova, Venezia, l’Appennino tosco-emiliano e persino la Spagna, conservati tra i fogli di carta: «La letteratura stimola l’immaginazione e la creatività – ha affermato Matteo Musacci – che nel nostro mestiere è tutto». Confermando un’etica professionale preziosa da parte di uno staff senza pregiudizi: «Crediamo che nessuno debba privarsi del piacere di mangiare – ha aggiunto – per chi ha intolleranze o per chi ha compiuto scelte personali di alimentazione, al diCibo si potranno trovare sempre prodotti vegetariani e vegani, egg free, gluten free e lactose free». Il ristorantino, che serve giornalmente un menù di stagione, ha fatto propria la mission della sostenibilità: «È un concetto fondamentale per noi – ha concluso Musacci – seguendo le norme igienicosanitarie, il cibo che verrebbe normalmente ritirato dalla vendita del Despar a fianco, viene rielaborato dalla nostra cucina». Perciò ci s’impegna a buttare il meno possibile per abbattere gli sprechi e per una cultura, ancora una volta, del rispetto reciproco. Ulteriore maniera di rendere Ferrara più accogliente per i turisti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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