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Per comprendere i minibot è necessario comprendere ciò che viene prima.
Un’economia è la somma delle transazioni che la costituiscono. Una transazione non è altro che uno scambio di merce o servizio all’interno di un sistema economico.
Le transazioni avvengono all’interno di un determinato mercato e poiché esistono diversi tipi di mercato (ad esempio frutta, azioni o valute vengono scambiati all’interno dei loro rispettivi mercati) è la loro somma che costituisce l’economia.
Ad effettuare le transazioni sono i cittadini e le imprese oppure le banche e lo Stato. Tutti scambiano, i cittadini comprano scarpe dal calzolaio ma anche lo Stato compra anfibi per le sue Forze Armate. Le banche comprano scrivanie per i loro impiegati e vendono consulenze allo Stato. I cittadini sono impiegati dalle imprese, dalle banche e dallo Stato e da essi ricevono uno stipendio oppure acquistano dei servizi. Tutto avviene all’interno del sistema economico, viene conteggiato sotto il nome di Prodotto Interno Lordo e questo viene poi messo in relazione al debito pubblico dello Stato.
Per convenzione si è deciso qualche millennio fa di effettuare questi scambi, queste transazioni, utilizzando un mezzo denominato moneta.
La moneta più vicina alla nostra comprensione è il biglietto da 5 fino a quello da 500 euro oppure le monete in circolazione che vanno da 1 cent. a 2 euro. Quando invece paghiamo la camicia nuova con il bancomat stiamo utilizzando il nostro conto corrente, moneta elettronica insomma. Attraverso un sistema di compensazione il nostro conto corrente diminuirà di 100 euro mentre quello del negoziante aumenterà dello stesso importo.
Del primo tipo di moneta, cartaceo e metallico, ne viene emesso davvero poco rispetto all’economia in cui viene immesso, ed è autorizzato a farlo solo una Banca Centrale.

Come si può vedere dal grafico (fonte Banca d’Italia) in questo momento ne abbiamo in circolazione poco più di 181 miliardi. Somma che è conteggiata come passivo e quindi debito pubblico. Per intenderci, il debito dello Stato italiano ammonta a 2.315 miliardi comprensivo della moneta cartacea e metallica di cui sopra. Se togliessimo dalla circolazione quei soldi il debito pubblico scenderebbe di 181 miliardi portando il suo rapporto con il Pil al 123%, più o meno.
Chiaramente si potrebbe anche pensare di non toglierli dalla circolazione ma, per esempio, restituirle alla Bce e decidere di immettere nel nostro sistema economico la stessa cifra senza però conteggiarla come debito, magari seguendo le orme delle 500 lire create qualche decennio fa da Aldo Moro. Ma questo non è possibile perché l’emissione di moneta a “corso forzoso” oggi può farla solo la Bce. A corso forzoso vuol dire che una volta emessa tutti i cittadini devono accettarla in pagamento delle obbligazioni che sono insite in ogni transazione. Pago 1 euro per estinguere l’obbligazione contratta quando ho chiesto il quotidiano all’edicolante.
Riepilogando, fino ad adesso abbiamo individuato due tipi di moneta utile per le transazioni e quindi per tenere in piedi l’economia: quella della Bce e quella elettronica che si muove attraverso il sistema bancario delle compensazioni.
La parte più importante dell’economia è costituita da una terza forma di moneta: il credito.
Il credito compare quando si ha voglia di comprare qualcosa che normalmente non potremmo permetterci tipo una casa, un’auto o una ristrutturazione dell’appartamento. Si chiede un prestito ad una banca che eroga appunto quella forma di moneta che si chiama credito e che quando arriva al richiedente diventa debito.
Questa transazione, richiesta credito, si chiude alla restituzione del prestito più gli interessi. Nel frattempo quel credito permette al debitore di effettuare un certo numero di transazioni e ogni volta che lui spende crea un reddito per chi gli avrà venduto qualcosa. Il credito, quindi, permette di muovere l’economia, permette le transazioni. Permette che queste continuino e non si fermino causando una crisi (economica).
La somma di tutti i crediti delle banche diventa sostanzialmente l’ammontare complessivo del debito privato dei cittadini e delle imprese.
In ogni caso quando una persona, o un soggetto qualsiasi, all’interno del sistema economico di riferimento, spende, questa spesa diventa reddito per qualcun altro.
Il credito è dunque creato dalle banche che, se lasciate a se stesse o al mercato e ai cicli economici, lo faranno in funzione dei propri interessi e solo quando l’economia va bene. Questo per assicurarsi di rientrare di quanto emesso e relativi interessi, il che non è sbagliato ovviamente.
Quando il ciclo è positivo, è soprattutto il credito ad oliare il circuito e a farlo scorrere regolare, le transazioni avvengono e la produttività generale cresce. Alcuni vendono e altri acquistano. Alcuni producono e altri usufruiscono volentieri di quanto prodotto.
È importante dunque che le persone spendano, che abbiano abbastanza moneta in tasca o in banca o sotto il materasso per poterla utilizzare, perché il fine è far girare l’economia, non la moneta utilizzata per farla girare. La spesa di qualcuno diventa reddito per altri che a loro volta potranno spendere ed acquistare alimentando positivamente il ciclo. Fino a quando l’olio finisce o scarseggia e la macchina si inceppa, ovvero fino a quando si entra in un ciclo economico negativo (crisi economica).
Spero a questo punto di aver chiarito alcuni aspetti della faccenda, ovvero: l’economia si basa sugli scambi, per fare gli scambi in un sistema economico basato sulla moneta è fondamentale avere… moneta. Tutta la moneta che viene fornita ai cittadini è a debito, crea debito pubblico oppure debito privato. Comunque crea debito. E per avere moneta qualcuno la deve fornire, magari con regolarità, oppure preoccuparsi di controllare che il flusso sia regolare.
Poi abbiamo compreso che la moneta esiste sotto varie forme e che tutte quelle attuali sono debito ma anche reddito e che tutte servono allo stesso scopo: permettere gli scambi. Inoltre, che i cittadini e le imprese non possono creare moneta ma solo spostarla.
Io spererei che avessimo chiarito implicitamente anche un altro aspetto: la moneta non ha un valore in sé ma serve in funzione di qualcosa, ha uno scopo che è quello di far girare l’economia. E che l’economia è la somma delle transazioni che avvengono in un determinato sistema economico, cioè le transazioni determinano il Pil di una Nazione.
E ai più attenti non sarà sfuggito che il fine ultimo di tutti queste parole che ho scritto è per dimostrare che ciò di cui un popolo necessita è la produttività generale del sistema, cioè produrre beni e servizi da potersi poi scambiare, perché ognuno di noi non è autosufficiente. Il fine non è la moneta, il mezzo di pagamento, ma la possibilità di avere accesso a beni e servizi prodotti. Di poterseli scambiare.
Se riusciamo ad avere un punto di partenza accettato da tutti, cioè se riusciamo ad essere semplicemente logici, allora possiamo passare al punto successivo e che ci riporta al titolo di questo articolo: i minibot.
Non è importante se i minibot creino debito pubblico o meno, perché non è la domanda giusta da porsi. L’importante è uscire dalla crisi economica e quindi fornire ai cittadini un mezzo che possa far riprendere gli scambi. Un mezzo che possa rendere accessibile i beni prodotti a chi li vorrebbe acquistare. Se si accettasse semplicemente il presupposto dei minibot poi si potrebbero sviluppare i Certificati di Credito Fiscale, se dovessero piacere di più. Oppure tante monete complementari secondo gli insegnamenti dell’economista belga Bernard Lietaer. Ma anche sviluppare un sistema completamente nuovo e proposto addirittura dal Pd o da Forza Italia.
Oggi il problema non sono i minibot, ed è totalmente inutile andare ad analizzare se possano creare debito o meno oppure se siano simili ai soldi del monopoli, come dice qualcuno. Perché qualsiasi moneta è tale se viene accettata come pagamento, come diceva l’economista Nando Ioppolo. Ma se devo preservarmi la possibilità di poterla utilizzare a mia volta, allora deve essere lo Stato a darle validità. Quindi la deve accettare in pagamento delle tasse, cosa che in questo caso sarebbe garantito. E se lo Stato accettasse in pagamento delle tasse i soldi del monopoli allora anche questi sarebbero buoni per acquistare le scarpe o la frutta.
Sarebbe invece carta straccia la banconota firmata da Draghi se non fosse garantita dallo Stato. Ricordate quando con i gettoni telefonici ci si poteva comprare il gelato? Succedeva perché poi le persone li accettavano come resto, e perché tutti, prima o poi, entravamo in una cabina telefonica per telefonare ridandoli alla Sip (Società Italiana Per le Telecomunicazioni).
Creano debito? Crea debito pubblico la moneta emessa da Draghi, eppure non ci poniamo il problema. E creano debito tutte le monete che devono essere restituite a qualcuno ma non abbiamo mai pensato di farle emettere direttamente dallo Stato. Ci sono debiti che accettiamo e altri che rifiutiamo, chiediamoci il perché e rivediamo le nostre priorità. Magari la nuova scoperta ci piacerà.
Come scrive l’economista Marco Cattaneo, “Sì, i minibot possono creare debito.”
“Ma non secondo Maastricht Debt,” continua, “che è l’unico rilevatore per i parametri di controllo presi in considerazione nell’ambito dell’Eurozona.”
Lo creerebbero per perdita di gettito fiscale se chi lo ricevesse lo utilizzasse immediatamente per pagarci le tasse, ma a questo punto lo Stato lo potrebbe cedere ad altri per tentare di far partire il ciclo.
Di sicuro non sono illegali perché circolerebbero su base volontaria aggirando i vincoli della Bce.
Ma se solo la Bce può creare moneta, se gli Stati devono attenersi scrupolosamente ai parametri europei e se le banche devono essere libere di creare credito allora vuol dire che non si può oliare il circuito economico e quindi permettere all’economia di risollevarsi attraverso l’aumento delle transazioni. Quindi si sta legalizzando la crisi economica e rendendo illegale cercare vie d’uscita. Ed è questo che dovrebbe sembrare pazzesco, di questo si dovrebbe parlare.
Smettiamo di chiederci se i minibot creano debito o se sono moneta. Sono discorsi inutili e non portano a niente se non alla confusione e all’inasprimento dei rapporti sociali. Chiediamoci piuttosto se vogliamo uscire o meno dalla crisi.
E se qualcuno pensa che si possa farlo senza un intervento degli stati e delle banche centrali allora ci sta prendendo in giro. Perché è vero che potremmo farlo. Seguendo la strada indicata dai mercati, dallo spread e dalla finanza: l’austerity e i sacrifici (nostri). Possiamo continuare a vivere immersi in cicli economici altalenanti e distruttivi e soprattutto continuare a spostare sempre più ricchezza reale dalla maggioranza dei cittadini ad uno sparuto gruppo che muove i fili e ci dà in pasto argomenti come: i minibot creano debito?
Potremmo… ma vogliamo veramente farlo?

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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