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Crisi economica, crisi monetaria e collasso del sistema bancario. Gli italiani protestano e chiedono garanzie allo stato e alle banche per la tutela dei propri risparmi. Ma per capire gli ingranaggi che muovono il sistema bancario occorre informarsi. Per questo a Ferrara il Gruppo Cittadini Economia studia da alcuni anni i meccanismi di economia e finanza con esperti da tutt’Italia e organizza incontri pubblici per capirne di più.

Il prossimo incontro pubblico, dal titolo “Banche e crisi economica: i nostri risparmi sono al sicuro?“, sarà mercoledì 10 febbraio 2016 alle 20.30 alla Sala Estense di piazza Municipio a Ferrara, e prevede le relazioni di Marco Mori, avvocato, esperto in questioni giuridiche e da anni in prima linea nella difesa dei principi costituzionali rispetto ai Trattati Europei e Giovanni Zibordi, analista finanziario, trader e coordinatore del sito “Cobraf.com”, dottore di ricerca in Economia all’Università di Roma, Master in “Business Administration” alla Ucla Anderson School of Management. Seguirà il dibattito aperto alle domande del pubblico.

L’obiettivo degli organizzatori è diffondere i meccanismi alla base del funzionamento delle banche, proponendo una analisi dell’attuale momento di crisi che vede notevoli difficoltà per le aziende e le famiglie ricevere credito, mentre i mercati finanziari continuano ad aumentare i loro profitti, mettendo in campo anche ipotesi di soluzioni possibili. Da diversi punti di vista si cercherà di capire quale sia il livello di sicurezza dei risparmi depositati nelle banche e se le garanzie legalmente concesse siano sufficienti.

L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Ferrara, organizzata dal Gruppo Cittadini Economia con il sostegno della Comunità Emmaus.

Marco Mori – Avvocato nato nel 1978 a Rapallo (GE) si occupa sia di diritto civile che penale. Esperto in questioni giuridiche è da anni in prima linea nella difesa dei principi costituzionali rispetto ai Trattati Europei. Protagonista di numerose vertenze contro lo Stato e le Banche a tutela dei cittadini a condizioni estremamente agevolate.

Giovanni Zibordi – Laureato in Economia, dottorato in economia, Master in “Business Administration” alla UCLA Anderson School of Management, si è occupato di consulenza manageriale e attualmente segue i mercati finanziari. Gestisce il sito internet “cobraf.com”. Ha scritto insieme a Marco cattaneo “la soluzione per l’euro. 200 miliardi per rimettere in moto l’economia italiana” e, in collaborazione con altri economisti, l’ebook “Per una moneta fiscale gratuita” (MicroMega).

Dal comunicato stampa.

Ferraraitalia ha pubblicato vari articoli e organizzato incontri sul tema dell’economia e della finanza.
Per leggere clicca qui.

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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