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di Lanfranco Viola

Gentile direttore,
con l’avvicinarsi del nuovo anno desidero rivolgere un pensiero ad una piccola parte di cittadini che sicuramente, proprio in questo periodo, si sentiranno ancor più trascurati da un “potere” sempre più auto referenziale e miope che non sembra essere capace di vedere più in la del proprio naso temporale.
Mi riferisco a tutti gli incolpevoli abitanti del grattacielo, a fianco della Stazione Ferroviaria. Avevo già letto delle disgraziate vicende nelle quali erano stati coinvolti, ma credevo che, nel frattempo, qualcuno dell’amministrazione Comunale avesse iniziato ad occuparsene, visto che nello stesso vi è stato da mesi lo stop del riscaldamento e da una settimana sembra che neppure gli ascensori funzionano più.
Le dichiarazioni del primo cittadino, rilasciate in occasione della conferenza stampa di fine anno di cui riporto alcuni brani, però mi hanno lasciato di stucco.
“Abbiamo già (?) una società la STU Società di Trasformazione Urbana attraverso cui siamo pronti a ragionare [cosa significa?] per contrastare le svalutazioni [quindi non per far tornare il complesso vivibile] e le possibili speculazioni successive (?).
Ma fino ad oggi nessun fondo imprese si è fatto avanti. [omissis] La nostra disponibilità -assicura il sindaco- è totale, ma il quadro deve essere chiaro [omissis]. Come Comune abbiamo già liberato i 24 appartamenti ACER in locazione”. Fine della storia: abbiamo altro di cui occuparci.
A parte il fatto che la Stazione è una delle porte di accesso dei futuri viaggiatori di EXPO 2015, ammesso che qualcuno riesca a far fermare nuovamente i treni ad Alta Velocità per quell’evento, come ha affermato avventatamente il presidente della Camera di Commercio, comunico a tutti che come esistono Slums orrizzontali, se trascurati, possono crescere anche Slums verticali in pieno Centro.
Ipotizzare seriamente che se ne possa occupare la STU Ferrara Immobiliare spa, che possiede un capitale sociale sottoscritto di soli 230.000 euro significa affermare di voler credere nella Befana, nella speranza vana di scaricargli questa patata bollente, augurandosi che sia lei volando con la sua scopa, sopra a palazzo Ducale a risolvere questo problema.
Purtoppo noi, un po’ cresciuti, abbiamo smesso di credere nelle favole da tempo immemorabile.
Forse invece a Ferrara il suo sindaco ci crede ancora. Per cosa fosse nata nel Luglio 2007 la STU Ferrara Immobiliare spa, lo si può leggere al link http://urbanistica.comune.fe.it/index.phtml?id=190
Cosa abbia poi effettivamente realizzato in questi primi 6 anni di vita sarei curioso di saperlo. Ma sopratutto cosa sia in grado di fare per risolvere il “problema” del grattacielo credo sia un vero “Pacco” (regalo), per la cittadinanza, visto anche che nessuno ne parla, alla faccia del giornalismo d’inchiesta.
Solo una città dove le Istituzioni sono in grado di risolvere i problemi, se non di tutti, almeno di qualcuno dei suoi contribuenti, può essere una città accogliente e solo una città accogliente, può anche diventare una città turistica, prima o poi.
Non dimenticatelo mai; per cui a lei Direttore ed a tutti gli Uomini di Buona Volontà, ma solo a loro, invio i miei più sinceri auguri.
Arch. Lanfranco Viola

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Redazione di Periscopio

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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