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La risposta del primo cittadino della cittadina lagunare naturalmente arriva non a me ma al suo omonimo Fabbri capogruppo della Lega in Regione: un Marco contro un Alan. Un codino contro un barbuto. Numeri, severe reprimende, minacce di sfracelli, guardie private per preservare l’integrità dei bagni. Di tutto e di più. Sulla spiaggia scene da Far West: macchine della polizia che sequestravano la ‘roba’; i dannati della terra che si gettavano a terra singhiozzando o urlando; ma come raccontava Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo si vuole cambiare perché tutto rimanga uguale. Infatti dopo un’ora le culone si ammassavano ai banchetti per comprare.

Ma perché non multano loro???
Ritornato alla dignità di Lido, decido, dopo la tempesta di vento che ha scosso i pini tra gli ululati del mare e i fremiti di paura della Lilla, di avventurarmi nella prima, e forse unica, passeggiata lungo la battigia.

Gran folla e gran passeggio sulla riva montalianamente invasa dalle macerie degli abissi quasi che l’invocazione del poeta al mare, ‘Antico’, possa nell’orrida situazione che stiamo vivendo permettermi di “svuotarmi così d’ogni lordura / come tu fai che sbatti / sulle sponde / tra sugheri alghe asterie le inutili macerie del tuo abisso”.

I bambini raccolgono conchiglie, i cani tentano di tuffarsi tra le onde frenati da severe regole che vietano bagni comuni tra umani e pelosi. Insomma aria di festa per cui ottimisticamente mi propongo utopisticamente di trasformare queste cronachette in un romanzo il cui titolo non potrà che essere “Lardo”.

Fianchi opimi di signore in età gareggiano nel lento procedere della folla con i ventri dei loro accompagnatori. Coppie più giovani tra le pieghe del grasso esibiscono complicati tatuaggi che s‘inoltrano là dove il sol tace. Poi un momento di smarrimento e di sdegno. Un bambinetto etiope che non dimostra più di dieci anni offre timidamente le collanine: smarrito, spaesato. Resisto alla umana tentazione di dargli una moneta ma mi trattengo. Vorrei solo che chi lo sfrutta finisse immediatamente in carcere.

Dopo l’intervento della polizia si ritorna allo status quo un gruppo di lati B debitamente esibiti da non più giovani dame s’affolta attorno a un banchetto dove la bigiotteria riflette la luce del sole. Implacabili non hanno nemmeno il pudore di muoversi i modo discreto.

La calma è tornata dopo la tempesta e come si cantava ispirati: “i sogni son desideri racchiusi in fondo al cuor” e nel Lido riconquistato i sogni di “calme, luxe et volupté” come ci insegnava il Poeta passano per la falsità degli oggetti esposti in riva al mare.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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