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Sabato 7 ottobre il primo main concert di stagione festeggia i vent’anni di carriera di uno dei gruppi più irriverenti del jazz d’oltreoceano, i Sex Mob. Capitanati dal trombettista statunitense Steven Bernstein, Briggan Krauss (sassofoni), Tony Scherr (basso elettrico) e Kenny Wollesen (batteria) presenteranno al pubblico del Torrione il nuovissimo Cultural Capital, composto perlopiù da brani originali che portano la firma del leader.

Sabato 7 ottobre (ore 21.30) il primo main concert di stagione spalanca le porte alla Grande Mela per festeggiare i vent’anni di carriera di uno dei gruppi più irriverenti del jazz d’oltreoceano, i Sex Mob: un quartetto nato quasi per caso, a metà anni ’90, in occasione di un lungo ingaggio alla Knitting Factory, celebre locale newyorkese diventato anche etichetta. Il trombettista e leader Steven Bernstein aveva pensato ai Sex Mob come a una sorta di palestra personale per far pratica con la slide trumpet (una tromba con la culisse) e divertirsi con alcuni dei suoi amici più stretti.
La mission, infatti, è sempre stata quella di riportare l’ironia nel jazz attraverso una musica immediata e quindi fruibile ai più, pur mantenendo una considerevole dose di avventura. E allora eccoli pizzicare qua e là musica dalle pellicole di James Bond, dal repertorio di Nino Rota per Fellini, o brani quali Sign O’ The Times di Prince e Fernando degli ABBA tra gli altri, per poi valorizzarne la melodia con arrangiamenti essenziali. A chi accusa i Sex Mob di essere una semplice cover band Bernstein spiega chiaramente che ogni brano entrato a far parte del repertorio è stato “sexmobizzato”, ovvero stravolto dalla poetica del gruppo che sintetizza divertimento puro e ricerca musicale, perizia compositiva ed efficacia comunicativa, con un lavoro certosino su timbri e dinamiche al servizio di un mondo sonoro multiforme.
Dopo il debutto con Din of Inequity (1998) cui farà seguito Solid Sender (2000), entrambi pubblicati dalla Knitting Factory, si approda in anni più recenti a Cinema, Circus & Spaghetti Sexmob Plays Fellini, pubblicato nel 2013. Il pubblico del Torrione invece potrà ascoltare brani tratti da Cultural Capital, l’ultimo lavoro, e forse il più personale del quartetto, totalmente autoprodotto e composto esclusivamente da brani originali del leader. Se Steven Bernstein, Washington 1961, è un musicista aperto ed eclettico, con alle spalle collaborazioni anche al di fuori dell’ambito jazzistico, da Lou Reed ad Aretha Franklin, dai Lounge Lizard a Leonard Cohen, non sono da meno i suoi preziosi partner, musicisti estremamente duttili come Briggan Krauss (sax alto e baritono) o l’affiatata coppia ritmica formata dal bassista Tony Scherr e dal batterista Kenny Wollesen, che ritroviamo frequentemente anche a fianco di Bill Frisell.
La cena alla carta anticipa il concerto. È consigliata la prenotazione allo 05321716739 dalle ore 12:00 alle ore 20:00. Info su www.jazzclubferrara.com
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Per informazioni e prenotazione cena 05321716739 dalle ore 12:00 alle ore 20:00.

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Intero: 25 euro
Ridotto: 20 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al Wine Bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera AccademiKa, per i possessori di un abbonamento annuale Tper, per i possessori di Jazzit Card, per gli alunni e docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara).

Intero + Tessera Endas: 30 euro
Ridotto + Tessera Endas: 25 euro

NB Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set: 21.30
Secondo set: 23.00

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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