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Palloni gonfiabili, simili a piccole mongolfiere, connessi tra loro via internet e in grado di sorvolare le zone più remote e irraggiungibili del mondo; racchiudere tutto, proprio tutto il codice del Dna di ogni singolo essere umano in una raccolta di 175 libri ciascuno; essere responsabili di oltre settanta ore di tv a stagione, amare il proprio lavoro e nonostante ciò trovare il tempo di dire sì ai propri figli. Questo e molto, molto altro, è Ted, il tradizionale ciclo di conferenze che annualmente si svolge a Vancouver e che negli ultimi anni ha spopolato in tutto il globo. La filosofia è semplice: ideas worth spreading, ovvero idee che vale la pena diffondere. Brevi ma intensi speech tenuti dalle personalità più innovative e brillanti del pianete in pillole di 18 minuti ciascuna, liberamente consultabili dal web e nelle quali vengono trattate le tematiche più svariate e interessanti che compongono il nostro globo, partendo da tre parole chiave: Technology, Enterteinment, Design. Ted, appunto.

Tutte le idee più geniali che interessano il nostro presente e il nostro futuro racchiuse quindi in una piattaforma che, nel tempo, ha raccolto oltre 8 milioni di fan e che martedì 16 febbraio è sbarcata per la prima volta via satellite in migliaia di cinema in tutto il mondo. A Ferrara la prima sessione di Ted2016 è entrata nelle sale del Cinema Apollo – “amico” di lunga data delle videoconferenze grazie alle passate proiezioni nell’ambito del festival di Internazionale – in lingua originale e in differita di ventiquattro ore rispetto alla conferenza che si sta svolgendo in questi giorni proprio a Vancouver.
‘Dream’, sogno, è la parola che viene accostata all’edizione 2016 dell’evento, perché “domani è un giorno promettente e pieno di possibilità”. Una di queste possibilità è stata illustrata da Astro Teller, capo di ‘X’, il laboratorio segreto di Google che attraverso la Moonshot Factory cerca di affrontare e risolvere grandi problemi: tra questi collegare in rete i quattro miliardi di abitanti del nostro pianeta che non hanno accesso a internet mediante i palloni gonfiabili prima citati, un folle e ambizioso progetto che solo l’eccentrico team X può prefigurarsi di realizzare in meno di dieci anni. A condividere la scena del teatro di Vancouver anche un italiano, lo scienziato Riccardo Sabatini, che nell’invitare sul palco una persona si trova davanti un’intera libreria: è questo il lavoro della Quantum Espresso Foundation, società da lui fondata e riuscita a ricostruire l’intera sequenza di un Dna umano in quasi trecentomila pagine, una tecnologia in grado di leggere il genoma per poter prevedere così il viso, il colore degli occhi e della pelle di una persona e così via. Si tratta di medicina personalizzabile, tanto estrema ma quantomai utile, come affermato dallo stesso Sabatini, per poter fare grandi passi in avanti nello studio di tante malattie.
E poi ancora i profondi interventi di un filantropo e imprenditore – Dan Pallotta – il quale ha ricordato quanto sia importante non far diventare i sogni fissazioni e di quanto questo nostro mondo necessiti di tornare ad essere curioso – e di Shonda Rhimes – conosciutissima sceneggiatrice e madre di serie tv del calibro di Grey’s Anatomy e Scandal, protagonista di un esperimento: dire sempre di sì ai figli e a tutte le cose che la spaventano nonostante il lavoro, che per quanto possa essere soddisfacente troppo spesso non ci permette di farlo.
Negli intermezzi spazio alla giovanissima scrittrice (dieci anni!) Ishida Katyal per ammonire gli adulti che non è più tempo di chiedere ai figli cosa vogliono fare da grandi ma cosa al contrario vogliono essere in questo momento e, infine, le melodie raga del compositore premio Oscar per The Milionarie A. R. Rahaman e la toccante performance di danza di Bill T. Jones, il quale alla venerabile età di sessantaquattro anni ha messo in scena 21 pose per illustrare lo sfondo del silenzio.

Insomma, sette preziosi interventi per dimostrare bellezze ed opportunità che la terra offre e potrà offrire. Un palco che nella sua storia ha visto avvicendarsi personaggi come Bill Clinton, Sergey Brin e Larry Page, Bill Gates e Jimmy Wales, e che inaugurando questo nuovo anno di conferenze promette interessanti novità. Un fenomeno in costante aumento e spesso uscito dalla sua sede canadese sbarcando in numerose località mondiali, Italia compresa (molti interventi sono consultabili anche su YouTube). In attesa del prossimo anno, tutto il mondo Ted è consultabile al sito ufficiale e, nello specifico, gli interventi della serata di martedì a questo indirizzo web.

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Andrea Vincenzi


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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