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In attesa di conoscere gli eventuali sviluppi dell’esame al Senato del DDL sul precariato e di sapere se e come il Disegno di Legge di Bilancio recepisca le richieste di un finanziario straordinario per il rilancio dell’Università e, in particolare, per il bando di almeno 30.000 posti di ruolo, l’Assemblea Nazionale online, già prevista per il 9 novembre, è stata rinviata a MARTEDI’ 16 NOVEMBRE 2021 alle ore 17:30.

Il 16 novembre Assemblea contro la precarietà negli Atenei

 ANDU, ARTED, CISL UNIVERSITÀ, CNU, FLC CGIL, RETE 29 APRILE e UNIVERSITÀ MANIFESTA hanno promosso per Martedì 16 novembre p.v. alle ore 17.30 un’Assemblea Nazionale on line aperta a tutti. Nell’Assemblea si discuterà del DDL sui precari e su quanto previsto dalla Legge di Bilancio per l’Università e, in particolare, per il reclutamento straordinario nel ruolo docente.

Per partecipare all’Assemblea cliccare qui.

 

Nel documento unitario, proposto a tutto il mondo universitario e all’opinione pubblica, tra l’altro, si legge:

«L’avvio del confronto nella 7a Commissione Istruzione pubblica, beni culturali del Senato, in sede redigente, non ha sostanzialmente modificato quell’impostazione, nonostante le audizioni e le interlocuzioni intercorse in questi mesi con i gruppi parlamentari, il Relatore e la stessa Commissione. Sono ad oggi stati depositati numerosi emendamenti, di cui uno del Relatore si pone l’obbiettivo di convertire l’assegno in un vero e proprio contratto di ricerca. Vengono comunque mantenuti i lunghi tempi di ingresso nei ruoli universitari, oltre che figure atipiche senza garanzie e con basse retribuzioni. Mancano inoltre interventi volti a rilanciare le assunzioni nell’università, garantendo conseguentemente processi di stabilizzazione e quindi esaurimento della bolla di precariato cresciuta nell’ultimo decennio. Il presunto obbiettivo dell’intervento di “combattere il precariato” non viene quindi raggiunto. Anzi, proprio in questi mesi sono state bandite migliaia di posizioni per nuovi RTDa e altre migliaia saranno probabilmente bandite il prossimo anno nel quadro del PNRR, portando così a raddoppiare questa figura a termine proprio nel momento in cui se ne prevede la messa ad esaurimento, gonfiando una nuova bolla di precariato».

Per leggere il Documento unitario cliccare qui.

ANDU

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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