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Il 2016 si chiude all’insegna dell’ottimismo. In fondo abbiamo gli stessi problemi che avevamo a fine 2015, ma questa volta ci sono chiari segnali che il 2017 sarà diverso.
La sentenza 275 della Corte Costituzionale in merito a una controversia tra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara, relativamente al servizio di trasporto scolastico dei disabili, ha riconosciuto che è un diritto inviolabile e da tutelare, e a prescindere dall’art. 81 che prevede l’equilibrio di bilancio. Un po’ come dire che la vita reale, in questo caso il diritto allo studio di ragazzi disabili, ottiene un piccolo successo sui fogli di bilancio.
Poi il governo mette 20 miliardi per la difesa delle banche e quindi dei risparmiatori. Anche qui una piccola vittoria di chi ha sempre sostenuto che solo un intervento statale e solo delle garanzie statali possano tenere a galla le nostre banche già virtualmente tutte fallite. E anche, come dire, che le regole volute dall’Europa sull’Unione Bancaria sono un elemento di instabilità per i sistemi bancari e qui abbiamo fatto né più né meno di quello che normalmente fa la Germania con il suo 58% di banche pubbliche.

Abbiamo parlato più volte della grande novità rappresentata da Brexit e dall’elezione di Trump negli Stati Uniti. Ovvero della presa di coscienza da parte degli elettori, dei cittadini, che l’unico modo per cambiare qualcosa nel declino costante degli ultimi decenni della classe media e medio – bassa era quello di cambiare, appunto. E cambiare a costo anche dell’ignoto e di mettersi nelle mani di un personaggio particolare come Trump che è stato però ritenuto più valido di una Clinton, che invece rappresentava la strada della continuità. Insomma un desiderio così grande di cambiamento che neppure la campagna elettorale pro Clinton di televisioni e giornali di regime era bastata a frenare.
In Italia ha vinto poi il no al referendum sulle riforme costituzionali. La gente ha detto no perché si è accorta che non era vero che il sì avrebbe portato ad un cambiamento, che i suoi interessi non coincidevano più con quelli del governo. E ha detto no proprio a quel governo di Matteo Renzi e della Elena Boschi, fiduciosi nel fatto che avrebbero mantenuto la promessa di lasciare la politica in caso di sconfitta. E’ stato un voto contro le riforme costituzionali ma soprattutto contro di loro e di tutto il Pd.
Invece l’arroganza di questi geni della politica è andata oltre ogni aspettativa e Renzi si è tenuto stretto il posto di Segretario del Pd e inizia la sua rimonta dopo aver concordato con Mattarella il nuovo governo Gentiloni, mentre la Boschi viene promossa a Sottosegretario alla presidenza del consiglio. Abbiamo poi la parlamentare del Pd Fedeli, che aveva dichiarato si sarebbe dimessa da parlamentare ed è invece diventata Ministro dell’istruzione, sembra senza nemmeno un diploma verificabile. Franceschini aveva invece dichiarato “questo governo nasce per fare le riforme se non si fanno è giusto vada a casa”, anche lui rimane ben saldo alla sedia di ministro.

Ora è un fatto che per cinque anni, dal 2011 e precisamente dal governo Monti, si sono prese decisioni pesanti per i cittadini. Decisioni che hanno visto come conseguenza aziende chiudere, lavoro e tutele diminuire, interessi stranieri prendere il sopravvento, abbiamo persino ceduto alla Francia porzioni di mare dopo che è risultato chiaro il danno che ci ha apportato in Libia con l’inizio dei bombardamenti (a cui misteriosamente abbiamo poi anche partecipato!).
E tutto questo sempre per il nostro bene, ma alla fine dopo aver fatto tutti i sacrifici che ci sono stati richiesti, siamo tutti più poveri, si alza il numero di quelli che lo è già, sappiamo che avremo pensioni ridicole e dopo i 70 anni, che siamo costretti a tenerci i figli a casa sempre di più o a mandarli in Germania per 400 euro al mese.
Ma tutto questo, insieme alla sentenza delle Corte Costituzionale e dei 20 miliardi per le banche con cui abbiamo iniziato l’articolo, è molto positivo. Perché le persone che avevano cominciato a capire quanto i nostri politici fossero lontano dai nostri interessi adesso non possono più avere dubbi. Le menzogne sono troppe e i fatti sono quello che sono, basta volerli vedere e oramai, con le ultime scelte di riproporre un governo fotocopia che facesse le stesse cose di quello precedente, con gli stessi ministri più qualcuno promosso non può più essere non visto.

Ministri senza una laurea e adesso senza nemmeno un diploma, mentitori seriali che fino a ora abbiamo accettato convinti di non avere scelta ci pongono di fronte all’effetto Trump e alle prossime elezioni senza la paura del diverso, del cambiamento. Perché adesso conosciamo il vero volto di chi ci sta governando e di quanto siano disposti a mentire per rimanere ai loro posti di comando. Se solo avessimo una stampa decente questi aspetti verrebbero rimarcati continuamente, invece tra poco Renzi e company saranno chiamati nei Talk Show che tenderanno a far dimenticare il tutto.
In un mondo perfetto vorremmo vedere l’Annunziata o la Gruber richiamare la Boschi e Renzi e chieder loro per la durata della trasmissione perché hanno mentito agli italiani e come intendono riparare, ma allora non saremmo al 77° posto per libertà di stampa, quindi dobbiamo fare da noi.
Ma se servivano Renzi e la Boschi e il nuovo Ministro Fedeli e le dichiarazioni di Franceschini per rendere evidente le falsità di chi ci ha nutrito di solgan per anni anche per chi fino ad adesso non aveva ancora messo a fuoco, allora grazie Renzi, Boschi, Fedeli e Franceschini.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

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Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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