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Da: Ufficio Stampa Gruppo Il Battito della Città

Nel pomeriggio di ieri si è svolto un incontro tra una delegazione de Il Battito della Città e l’assessore all’ambiente Balboni. Esso era stato richiesto da noi per verificare la volontà della nuova Amministrazione di dar corso al Tavolo partecipativo per lo studio della ripubblicizzazione del servizio dei rifiuti, dopo ripetute sollecitazioni che abbiamo avanzato dal mese di settembre scorso. Al termine del breve confronto, l’assessore Balboni ci ha comunicato l’intenzione dell’Amministrazione di convocare il suddetto tavolo entro i primi 15 giorni del mese di gennaio e ci ha consegnato lo studio elaborato da Atersir in proposito e che sarà oggetto di discussione in tale prossima scadenza. Da parte nostra, pur apprezzando il fatto che riparta la discussione del Tavolo partecipativo, sottolineiamo il forte ritardo con cui esso avviene e ribadiamo la necessità che lo studio sulla possibilità della ripubblicizzazione venga compiuto in modo approfondito. Guarderemo con quest’ottica il lavoro prodotto da Atersir e anche con la convinzione che la ripubblicizzazione del servizio rifiuti continua ad essere la scelta più utile per garantire un servizio fondamentale che abbia l’obiettivo di mettere al centro l’interesse dei cittadini.
Facciamo quest’affermazione anche alla luce del dibattito che è ripartito sulla possibilità di aprire un nuovo ciclo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, dopo la discussione svolta in Consiglio comunale lunedì scorso. In proposito, riteniamo che l’eventuale scelta di vendere ulteriori quote di Hera da parte del Comune sarebbe in linea di continuità con quanto effettuato in proposito dalle Amministrazioni precedenti di centro-sinistra ( che criticammo già all’epoca), confermando così un’impostazione di privatizzazione del patrimonio e dei servizi pubblici, profondamente sbagliata per almeno due ordini di motivi. Il primo è che si proseguirebbe con un’ottica di breve termine, con una logica di far cassa subito a discapito della preservazione del patrimonio pubblico presente e futuro, senza mettere in campo alcun progetto strategico e, invece, alla ricerca di consenso immediato. Si compra il presente, svendendo il futuro. Il secondo è che, continuando a vendere azioni di Hera, si indebolirebbe ancor più la quota di proprietà pubblica dell’azienda stessa, rafforzando l’ispirazione privatistica e di massimizzazione dei profitti che ormai da tempo Hera persegue, in aperto contrasto con la gestione di beni comuni come l’acqua e il ciclo dei rifiuti che, invece, devono essere trattati fuori dalle logiche di mercato e ripubblicizzati.
Per certi versi, se possibile, ancor meno condivisibile sarebbe la scelta di vendere, parzialmente o totalmente, AMSEF. Infatti, AMSEF è un azienda di totale proprietà comunale, tramite Holding Ferrara Servizi, e produce utili in modo continuativo e significativo ( da 256mila € nel 2015 a 341mila € nel 2018), che, peraltro, contribuiscono grandemente alla crescita del patrimonio netto aziendale ( che infatti va da 588mila € del 2015 a 1milione568mila € nel 2018). Inoltre, Amsef svolge un ruolo sociale importante nella calmierazione dei prezzi, come dimostrato dalla scontistica sui funerali per la fasce più deboli della popolazione.
Vendere – in realtà sarebbe meglio dire svendere- AMSEF significherebbe solo fare un regalo a qualche imprenditore privato già presente nel settore, rinunciare a introiti continuativi per un ritorno di risorse momentaneo, peggiorare costi e qualità del servizio per i cittadini: un’operazione tutta in perdita per la collettività.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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