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… E fu così il 14 gennaio del nuovo anno, venerdì, non riuscendo a prenotare un tampone dal sito ufficiale della Regione Toscana perché il sistema sotto la pressione delle migliaia di richieste era andato in TILT, sono andata a fare il tampone rapido antigenico, da me detto “della liberazione”, riconosciuto dall’ordinanza n. 2 del 10 gennaio 2022 del Presidente della Regione Toscana (qui), valido ai fini della certificazione di inizio e di fine malattia.
Per avvantaggiarmi, l’avevo prenotato telefonicamente la settimana prima, presso la Farmacia Centrale di Vicchio, di proprietà della famiglia del sindaco, attuale presidente della Società della Salute del Mugello!
Insomma, una cosa seria, ho pensato. Questa volta mi ero sentita davvero in una botte di ferro.

Ecco fatto! A voce il farmacista dichiara: negativo; e io: bene! Dopo qualche ora mi arriva, bello fiammante, il green-pass di 48 ore sul l‘App. IO, quella a fondo blu dei Servizi Pubblici. Che prontezza, penso; buon segno.

Il lunedì seguente, 17 gennaio, rientro a lavoro e come al solito mi chiedono il green-pass. Cavolo, 48 ore sono passate e il nuovo simbolo della mia liberazione dall’isolamento è già orribilmente…scaduto e da crocetta rossa! Fortunatamente quello vecchio, rilasciatomi dopo la seconda dose di vaccino a fine luglio 2021, non è mai stato inattivato. Quindi lo esibisco e, visto verde, entro!

Inizio a lavorare e per un po’ non ci penso più. Prendo contatto con la sede centrale di Firenze (attualmente nell’ufficio distaccato del Mugello), e vengo a scoprire che, essendo saltato il precedente sistema di monitoraggio dei casi positivi della AUSL, dal 10 gennaio 2022, sempre grazie all’ordinanza del nostro buon Genio, in Toscana è stato attivato un sistema online di autovalutazione (pure qui) per cui ogni cittadino che si ammala di Covid deve:

  1. riempire un modulo sul sito della AUSL, in cui si entra solo se in possesso dello SPID (identità digitale) o della CIE (carta d’identità elettronica) o della CNS (tessera sanitaria-carta nazionale dei servizi) con il quale comunicare l’avvenuto accertamento della positività: data e luogo dove ha fatto il tampone e risultato, ovviamente.
  2. attendere che arrivi per mail la risposta  della AUSL, una sorta di comunicazione-prescrizione che intima l’inizio e le norme a cui attenersi per l’isolamento.

Eseguo pedissequamente quanto previsto e consigliato dal collega, perché sembra che questa sia l’unica strada possibile da percorrere per arrivare ad ottenere il fantomatico e agognato nuovo green-pass.  Già, perché a fine mese mi scade quello vecchio la cui validità,  il Governo Draghi, con il DPCM 17/12/2021 All. B (qui), dopo averci già provato almeno 4 o 5 volte senza successo per via dei ritardi del generalissimo, ma non altrettanto efficiente, Figliuolo nell’organizzazione delle vaccinazioni, ha ridotto precipitosamente a 180 giorni!
Molti italiani infatti si sono chiesti in questo periodo se il nostro Supergreen-Mario, rinforzato dal fido Speranza, non stesse per caso imitando il Mago Silvan dei tempi migliori, tirando fuori disposizioni di emergenza anti-covid19 come foulards colorati dal nero cilindro.

Aspetto, e dopo due giorni mi arriva il modulo della AUSL “Misure profilattiche contro la diffusione della malattia infettiva COVID-19 –comunicazione-prescrizione per rispetto misure di isolamento domiciliare fino a certa guarigione: si rende necessario disporre nei suoi confronti la misura dell’ISOLAMENTO domiciliare”. Di seguito, una serie di spiegazioni di cosa s’intende per isolamento domiciliare e una serie di controlli sanitari da farsi autonomamente (dall’autovalutazione della positività si passa direttamente alla cura fai da te) e l’indicazione di chiamare solo in caso di peggioramento il medico curante (neanche si trattasse di una normale influenza). Più sotto, in neretto, c’è un avviso per i naviganti: Ove, trascorse le 24 ore dall’esito del tampone negativo non venga trasmesso il provvedimento di fine isolamento, il referto positivo del tampone iniziale e quello negativo finale, sostituiscono il suddetto provvedimento come da Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale n.2 del 10 gennaio 2022.

La cosa più simpatica è che tutto ciò avviene quando io sono già rientrata a lavoro!

Passano i giorni, compilo i moduli per il servizio Prevenzione e Protezione dell’amministrazione, ma il dirigente mi scrive che si, ha visto il risultato del tampone negativo che gli ho inviato, ma  che per entrare a lavoro devo avere il green-pass. Comincio a preoccuparmi, consulto il mio fascicolo sanitario elettronico e scopro che il tampone negativo è stato regolarmente registrato ma manca il referto scaricabile.
Ecco perché nessuno dell’AUSL l’ha considerato e nessuno mi ha inviato il referto, semplicemente perché non c’è.
Poco male, torno in farmacia e lo richiedo. Loro il referto l’hanno ricevuto per mail dalla Ausl, io no.
Mi consegnano il referto firmato e timbrato e stampato su carta intestata Regione Toscana/AUSL Toscana Servizi sanitario regionale.  In ufficio lo scannerizzo e l’invio al Servizio Prevenzione e protezione e all’ufficio personale, che nel frattempo mi contesta anche il certificato medico INPS, perché nel certificato c’è scritto soltanto che sono stata assente per malattia e non per Covid. Anche questo non va bene. Ma come poteva certificare se ancora non c’era il referto analitico del tampone?  Vabbuò, chiamo il medico…che naturalmente non risponde. Riattacco.

Comincio ad agitarmi e scrivo a tutti: alla AUSL Toscana Centro Servizio di Igiene pubblica (quello che doveva monitorare i casi di Covid e rilasciare i certificati di inizio e fine isolamento), al Servizio Referti, alla direzione sanitaria, all‘URP della AUSL e anche a quello della Regione Toscana, allego il referto del tampone negativo, il foglio d’inizio isolamento e chiedo di ricevere la comunicazione di fine isolamento e poi il nuovo green-pass. Ma l’unica cosa che pass sono i giorni e la mia pazienza.

Per farla breve, sono passati 10 giorni dal tampone negativo e la Ausl risponde che non avendo fatto il tampone presso di loro non possono mandarmi il referto e la documentazione. Per il green pass, poiché lo rilascia il Ministero della Sanità mi devo rivolgere là.

Incredula e decisamente disarmata, ma abbastanza arrabbiata, per usare un eufemismo, decido di cambiare strategia:
vado sul sito della prenotazione tamponi della Regione Toscana e, forte della vecchia richiesta del medico mai utilizzata all’inizio della malattia, riesco a prenotare un tampone antigenico rapido per il giorno seguente martedì 25 gennaio.
Nel frattempo dal Ministero della Sanità mi mandano una mail con cui mi avvisano che il 31 gennaio mi scade il green pass!

Da brava cittadina: il 25 gennaio faccio il secondo tampone all’hub, e il giorno seguente mi arriva  il risultato “negativo” e il “green pass 48 ore”.
Il 27 gennaio arriva  la comunicazione della AUSL di fine isolamento, dove c’è scritto che sono stata ammalata dal 10 al 25 gennaio.
Dopo qualche ora mi è arrivato anche il nuovo green pass dal Ministero.gov.it ! Canto vittoria, ho ottenuto ciò che volevo!

Poi, nelle ore e giorni seguenti ci ripenso, e rifletto.
Perché in tutto il periodo estivo e autunnale invece che prepararsi alla probabilissima ripartenza dell’infezione pandemica, come successo nel 2020, già prevista dai medici scienziati  e poi  puntualmente verificatasi, Governo e alla Regione non ha fatto niente per migliorare la situazione della sanità?
Perché non è stato assunto altro personale, non sono stati aumentati i posti letto negli ospedali, non sono stati allestiti nuovi posti di terapia intensiva, non è stato realizzato un sistema di monitoraggio e segnalazione dei casi positivi efficiente e ben organizzato?
Perché è stato perso tempo prezioso gongolando a lungo nell’autocompiacimento per essere i più vaccinati, i più bravi, quelli che in Europa si sono comportati meglio… tagliando fondi e privatizzando i servizi?

Mentre tutti (vaccinati o meno), fatta la seconda o la terza dose o nessuna, da Natale in poi, siamo caduti come birilli sotto l’avanzata del virus, su tutti i mezzi d’informazione, e con particolare veemenza e arroganza sui canali della RAI, è andata avanti una spietata e spesso offensiva campagna di propaganda accusatoria nei confronti dei cittadini che hanno continuato ad aver più paura dei vaccini che del virus,

Neppure dopo aver passato mesi di lock-down e dopo aver visto cadere sul campo medici e operatori sanitari a decine e centinaia per stanchezza o per malattia, il Governo centrale e quello della Regione si è mosso per migliorare la Sanità territoriale e ospedaliera.

La reazione politica al palese fallimento nel contenimento del virus è stata quella di addossare tutta la responsabilità ai cittadini renitenti invece che a se stessi, che  i problemi sociali e sanitari del Paese sono chiamati a risolverli.
Draghi e i suoi ministri hanno inteso governare il fenomeno sociale e sanitario della pandemia togliendo diritti e applicando forme di discriminazione e repressione per coloro che non si sono allineati alla loro univoca soluzione della vaccinazione, fino a privare i cittadini della possibilità di servirsi del mezzi pubblici, a vietare anche solo l’ingresso in un bar e in un esercizio privato, o addirittura in un ufficio essenziale come le Poste per ritirare una pensione o una raccomandata, come impongono le ultime disposizioni governative. Per arrivare al top dei divieti: negare ai non vaccinati il diritto al lavoro, pilastro della nostra Carta Costituzionale.

Una esclusione violenta e inaccettabile quanto inutile dal momento in cui tutti possono infettare tutti, come oggi appare chiaro e lampante. Oggi tutti questi divieti e proibizioni hanno l’unico obiettivo di reprimere una minoranza che non si adegua, di abituarci ad essere privati dei diritti, a renderci indifferenti alle diverse sensibilità, a dividere i cittadini in buoni e cattivi, a non vedere le discriminazioni che vengono perpetrate a danno dei nostri vicini, amici o meno che siano, delle quali, per un errore del sistema o per un caso fortuito potremmo cadere vittima noi tutti, distraendoci dal riconoscere chi sono i veri responsabili di questo pericoloso gioco al massacro.

Ma come sostiene un caro amico, nel suo bellissimo libro “Dentro la zona rossa”, analisi critica e puntuale dei fenomeni occorsi nei mesi del 2020 passati in lock-down, la responsabilità della pandemia va ricercata nel sistema economico capitalista e nella politica che lo sostiene, verità che tutti abbiamo visto e riconosciuto in quel periodo e di cui siamo consapevoli, ma che vogliono farci dimenticare.

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Marina Carli

Nata x sbaglio a Ferrara, migrata in Toscana per studiare vi è rimasta per amore degli ulivi e delle viti, a cui ha dedicato gran parte della sua vita di studentessa e di agronoma, promuoverndone la cura attraverso tecniche agricole migliorative di agricoltura biologica, ed imparando ad apprezzarne i prodotti nei panel di assaggio. Hobbies: appassionata di cicloturismo. Politicamente: impegnata nel movimento femminista, nel movimento No Tav, nel Consumo critico e nel volontariato a favore delle persone migranti. Ma la vera aspirazione della sua vita è’ fare la contadina… e prima o poi ci riuscirà!

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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