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Da: Centro Documentazione Donna

Il Centro Documentazione Donna di Ferrara prosegue la sua collaborazione con il Teatro comunale Abbado organizzando, in occasione di alcuni degli spettacoli della stagione di prosa 2016-2017, degli incontri che riprendono temi legati agli spettacoli. Il primo di questi incontri, che anticipa lo spettacolo della Compagnia della Rancia “Cabaret” (che verrà rappresentato dal 20 al 23 ottobre), è “Non solo Marlene. Le dive del kabarett nella Berlino degli anni venti”, relatrice Rita Calabrese, e si terrà nel Ridotto del Teatro comunale giovedì 13 ottobre dalle ore 17.
Durante gli anni venti Berlino, capitale dell’allora Repubblica di Weimar, era centro artistico di livello europeo e luogo d’avanguardia, i suoi caffè erano ritrovo di intellettuali e vedevano nascere movimenti d’avanguardia. Un’atmosfera ben rappresentata anche nel famoso Angelo azzurro del regista Josef von Sternberg, interpretato da Marlene Dietrich. Non solo Marlene è diventata un’icona del periodo e della trasgressione lesbica, le dive del kabarett erano molte. Lla più famosa è stata Claire Waldoff che si esibiva al Linden Cabaret, ma la città era piena di altri locali in cui assistere a spettacoli di kabarett: l’Eldorado, il Metropol ecc.
Claire Waldoff era al tempo la figura più rappresentativa del lesbismo berlinese. La realtà della Berlino della repubblica di Weimar, prima che i nazisti tornassero a imporre come ideale la famiglia tradizionale, era quella di una di una società aperta. Per le/gli omosessuali Berlino offriva la possibilità di esprimersi liberamente e incontrarsi apertamente con persone dello stesso sesso.
Di questa atmosfera berlinese parlerà Rita Calabrese – al Ridotto del Comunale giovedì 13 ottobre – nel suo intervento, che sarà accompagnato dalla proiezione di immagini dell’epoca.

Rita Calabrese, già docente di Letteratura tedesca all’Università di Palermo, ha privilegiato tra i suoi filoni di ricerca la storia e la cultura delle donne della Germania. Tra i libri che ha pubblicato, relativi a questa tematica , vanno ricordati: Sconfinare. Percorsi femminili nella letteratura tedesca (Tufani 2003), Della stessa madre, dello stesso padre. Tredici sorelle di geni (Tufani 1996), Album italiano di Fanny Lewald, che ha curato e tradotto (La vita felice 2015).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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