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“Questo è un luogo di esercizio quotidiano, di resilienza: un carattere del quale oggi si parla molto e che ben descrive l’atteggiamento mentale richiesto a una persona che ha subito un trauma grave e cerca di ricominciare a vivere”. A dirlo è Anna Perale, coordinatrice del centro Perez della Città del ragazzo di Ferrara. “E’ come parlare di amore sull’orlo di un abisso. L’abisso per queste persone c’è sempre, accompagna la loro esistenza. La consapevolezza che ciascuno ha della propria condizione e la sostanziale capacità di affrontare la realtà non prescinde da momenti di disperazione e dolore. Il senso di perdita è sempre in agguato. Ci si fa forza reciprocamente, si vive profondamente il senso di solidarietà. Qui si è senza maschere, affrontare la propria disabilità con serenità non è semplice: la serenità va continuamente sostenuta e sorretta”.
Per riuscirci, Anna, i suoi collaboratori Conrad Binder e Maria Grazie Aretusi, il tirocinante Marco Borgatti, la decina di volontari che dedicano una parte del loro tempo e delle loro energie al centro Perez, cercano di offrire ai 28 ospiti della struttura giornate piene e ricche di stimoli. La mattina dalle 8,30 alle 12,15 si lavora: attività di corniceria, tipografia, stampe digitali, assemblaggi manuali di varia natura su commissioni esterne, cioè lavori richiesti e pagati. Poi mansioni di orto-giardinaggio nello spazio esterno al centro, che occupa la palazzina fra l’edificio principale e la palestra della Città del ragazzo.

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Anna Perale, coordinatrice del centro Perez

“Il pomeriggio – riprende Anna, laurea in Farmacia e qualifica di educatrice professionale – alterniamo il laboratorio teatrale all’attività motoria, al ballo, ai canti corali”. Al corso di ballo può partecipare anche chi è in carrozzina o ha problemi di mobilità. Gli educatori della cooperativa Indaco sperimentano per la prima volta in Emilia Romagna tecniche di coinvolgimento che non escludono nessuno. I canti corali sono diretti da una giovane psicologa diplomata al conservatorio musicale: non hanno solo valore ludico, ma anche riabilitativo per chi soffre di afasia o disartria, cioè problemi nell’emissione e nella deglutizione causati, per esempio, dall’intubamento post coma.

Gli ospiti attuali sono tutti in età adulta, come Gianluca Melloni che ha raccontato su ferraraitalia la sua storia [leggi]. Il centro è intitolato a Francesco Perez, nobile veronese che nell’Ottocento cedette tutti i suoi beni e si mise al servizio dell’Opera fondata da don Giovanni Calabria, di cui la Città del ragazzo è parte. E’ sorto nel 1999 per fornire sostegno a persone con disabilità conseguenti a trami di varia natura: incidenti, ictus, trombosi, emorragie, ischemie…
“Nel tempo la vocazione della nostra struttura è mutata – racconta Anna Perale, in servizio dal 2006 -. All’inizio forniva essenzialmente un servizio mirato alla valutazione e al reinserimento socio-lavorativo dei traumatizzati. Poi si è progressivamente orientata alla formazione e alla riabilitazione. Comuni, Asl, Azienda ospedaliera, Opera Don Calabria sostengono questo progetto. Le leggi sull’inserimento lavorativo di persone con disabilità sono bellissime – afferma la coordinatrice – ma le aziende fanno fatica ad accettare persone con gravi inabilità. La maggiore collaborazione c’è da parte di enti pubblici, cooperative e imprese del terzo settore. Poi va fatta una considerazione: in un incidente stradale può essere coinvolto chiunque, ma i problemi vascolari normalmente colpiscono persone in età matura, dai 50 anni in su. E persone di questa età incontrano più ostacoli delle altre nel reinserimento”.
Il risultato è che il Perez si è progressivamente trasformato in un centro diurno specializzato, a sostegno di uomini e donne alle prese con una situazione della quale hanno consapevolezza. “A differenza di chi ha disabilità congenite, i nostri ospiti hanno lucida coscienza di un ‘prima’ e di un ‘dopo’ “. Il demone è l’evento che ha cambiato le loro vite. “Il lutto della perdita affiora di continuo. Per chi si trova in questa condizione l’accettazione del proprio stato è faticosissima”. Lo è anche per le famiglie: alcune resistono altre si disintegrano. “I genitori restano sempre accanto ai figli, mogli o mariti non sempre ce la fanno a sostenere i congiunti”.
E nel dolore emergono le sfumature caratteriali di ciascuno. “In generale chi si sente responsabile della propria sorte, per un’imprudenza o un eccesso compiuto, si pacifica con se stesso prima degli altri. Ma chi si reputa vittima non riesce a farsi una ragione di quel che gli è capitato. Non ci si rassegna. Non si perdona. Le domanda ‘perché io’, perché proprio a me’ ricorrono quotidianamente”. Insomma, con la disabilità si convive, con l’evento che ha sconvolto la vita è più difficile. “Ogni giorno si riapre il dialogo su questo. Canto e teatro costituiscono forme espressive che ci aiutano a dare sfogo a queste angosce e a rappresentare tutti i vissuti. La cosa che più conforta è percepire che qui non si è giudicati ma sempre accolti”.
Ogni tanto ci sono momenti di tensione. “Per stemperarli un giorno, anziché incartarci nelle rimostranze, ciascuno ha scritto le cose che lo fanno stare bene. Le abbiamo raccolte in un elenco”. Fra le tante si legge: “Mi fa stare bene sentirmi nel cuore e nei pensieri degli altri”.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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