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Personalmente, non ho mai creduto ai complotti. Però ora ce n’è davvero uno in atto: è diffuso, globale, coordinato e pervasivo. È il complotto dei complottisti

Prospera, naturalmente, nella dimensione dei social, ma te lo ritrovi dove meno te lo aspetti. Certi cattivi maestri – ho scoperto spiando i quaderni di mio figlio – lasciano che si insinui persino nelle scuole.

A complottare sono milioni e milioni di persone in ogni continente, guidate però da alcuni leader indiscussi, che possono aver acquisito una popolarità così capillare e diffusa solo in virtù del sostegno di chissà quale potenza oscura.

Voglio farvi solo qualche esempio, che potete verificare sui social, per farvi capire quali pericoli stiamo correndo e in quale epoca oscurantista stiamo rischiando di sprofondare.

Il più influente di tutti questi leader è probabilmente un certo Karl Marx.

Nei suoi post cerca di convincere la gente che tutto quel che succede nel mondo ha un retroscena, come se ogni fenomeno sociale fosse il prodotto di una contrapposizione in cui qualcuno cerca di fregare qualcun altro, anche se poi lui cerca di darsi un tono scientifico definendo questa allucinazione “lotta di classe”.

Si tratta, evidentemente, di una semplificazione agghiacciante, concepita per attecchire sulla psiche fragile dei ceti inferiori, che possono così proiettare su qualcun altro le responsabilità per le loro grame condizioni di vita.

Ne può derivare una sorta di paranoia collettiva, nella quale si arriva a dubitare di tutto e di tutti, a chiedersi d’istinto dove sta e per chi è il bidone. Che so? I Trattati europei? La green economy? La pandemia?
Tutto ha un risvolto occulto nel quale qualche blocco sociale prospera a detrimento di qualche altro.

Si capisce che il giochino escogitato da questo Marx faccia proseliti un po’ ovunque.
Nel nostro Paese, ad esempio, c’è un sardo che si è guadagnato una certa popolarità parlando di “egemonia culturale”: anche qui, un nome quanto mai pomposo per la solita solfa trita e ritrita del mainstream, del neoliberismo e di tutte quelle strutture che, anziché essere riconosciute come forme – magari imperfette – della realtà, vengono immaginate come un suo aberrante travestimento finalizzato al mantenimento e all’espansione di rapporti di dominio.

Non andrebbe messo in carcere uno come questo Gramsci? Ma, tanto, troverebbe il modo di postare anche da lì

A proposito di questi deliri sul dominio, un altro nome rilevante della galassia del complottismo d’accatto è quello di un tizio che si fa chiamare Foucault, senza dubbio un nickname eco del titolo di un certo romanzo che mi sembra di aver intravisto in giro qualche anno fa.

Hai aderito a un programma di prevenzione del tumore del colon? Ti lavi regolarmente e ti disinfetti all’occorrenza le mani? Ti metti sempre il preservativo, o lo pretendi?
Sei una vittima della “biopolitica”(non c’è dubbio: questi complottisti hanno fantasia per i nomi!).

In quanto “biopolitiche”, quelle pratiche non significherebbero banalmente che c’è ancora qualcuno con un po’ di buon senso, ma nientepopodimeno che il potere ha trovato una nuova forma di sviluppo, facendosi principio di garanzia e di mantenimento della vita e della salute, ma aprendosi in questo modo la strada verso il governo dei corpi.

Ma come fanno a venirgli in mente queste cose?
Ci sono Scuole di Alti Studi per complottisti?

In ogni caso, gli va l’acqua per l’orto. Il filone si è rivelato promettente, molti vi si sono buttati e hanno cominciata a spararla uno più grossa dell’altro contro la medicina e contro la scienza in generale. Il botto più grande, forse, l’ha fatto un certo Ivan Illich, con una trovata grossolana che non avrebbe dovuto incuriosire nemmeno un australopiteco: da cosa deriverebbero molti problemi di salute nella nostra epoca? Ma dalla medicina stessa, che diamine: sarebbe la “iatrogenesi”!

L’arzigogolo è, nel suo genere, un capolavoro: siccome la medicina ha esteso le proprie conoscenze e ora tutti sappiamo bene quante calorie bruciamo andando a comprare il latte e se siamo intolleranti al pompelmo, allora tutta la nostra esistenza viene ricodificata in prospettiva clinica e sottoposta a un regime terapeutico nel quale l’ininterrotto ricorso alle armi e agli artifici della medicina stessa finisce per produrre una nuova generazione e un nuovo ordine di patologie.

Non ti verrebbe da dirgli: “OK, Illich o come diavolo ti chiami, allora per il tuo bene a te non ti curiamo proprio. E, quando proprio ci implorerai, le cure te le paghi da solo!”?

Ora, il fatto che tutte queste menate non siano prodotti di menti insane e isolate, ma si inscrivano al contrario in un unico disegno, appare evidente quando tutti i vari elementi si saldano in una visione organica: ecco che la scienza e la tecnica – lungi dall’essere quelle cose che ci permettono di vivere al caldo e al sicuro, di dormire meglio grazie alla pillolina e di girare il mondo comodamente seduti davanti alla tv mentre in casa qualche macchinario sgobba al posto nostro – sono pratiche socialmente connotate le quali producono l’amplificazione delle diseguaglianze, ovvero della corruzione del mondo.

Si tratta, evidentemente, di una mistificazione che non meriterebbe nemmeno d’esser presa in considerazione, se non fosse che il leone da tastiera che le sta dietro ha deciso di farsi chiamare “Rousseau”.
Il nickname prescelto non vi dice nulla? Non vi fa balenare il dubbio che, intorno a tutto questo, vi sia qualche copertura politica?
Come vedete, i dubbi sono tanti e i pericoli molto concreti.

Per questo, non dobbiamo essere indifferenti, o peggio ancora inerti. Quando questi tizi vi appaiono sui social, segnalateli instancabilmente come autori di fake news e di messaggi fuorvianti.
Se vi accorgete che un professore di vostro figlio ne parla a scuola, denunciatelo prontamente al Ministero.

Io, quando ho visto quei quaderni, l’ho fatto. E, pensate fin dove possono arrivare questi maledetti, il tizio mi ha querelato.
Ma la cosa peggiore è che ho scoperto che anche il mio avvocato, che conosco da una vita, è un complottista: mi ha consigliato di transare.

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Alessandro Teja

Alessandro Teja è nato nella realtà ma è presto migrato nella fantasia, dove vive tuttora. Per questo ha deciso diversi anni fa di lavorare in un liceo: non deve allontanarsi molto da casa.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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