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“Non ero pronta ad assistere alla storia della mia vita!”. Il commento di una giovane spettatrice al termine della messa in scena de “Il Coro di Babele” al Teatro Ferrara Off riassume l’intensità di uno spettacolo che la settimana scorsa ha riempito la sala dell’associazione ferrarese, che è tra le più attente a intercettare le novità e capace di selezionare opere di ricerca che coniugano impegno, professionalità, ma anche un’estrema godibilità di visione.

La compagnia “Barbe à papa”

La compagnia “Barbe à papa” formata da cinque giovani attori di origine siciliana ha saputo tenere tutti inchiodati ad assistere a un condensato di storie, dove in parte ci possiamo ritrovare tutti, ma che sicuramente sono efficaci condensati di vita dei ragazzi di oggi. Nella scheda descrittiva si parla di “Cinque racconti di altrettanti migranti che viaggiano nei voli low cost”. I “migranti” non sono quelli dei barconi o delle fughe da terre insanguinate di cui parlano i giornali, ma i nostri figli, i nostri vicini di casa, i ragazzi che escono dalle scuole e dalle università italiane e cercano un approdo, un futuro, un traguardo di vita e di completezza professionale ed esistenziale da far sbocciare da qualche parte.

Ognuno dei racconti-sketch mette in luce alcuni aspetti diversi che caratterizzano la condizione di giovane migratore: la ricerca, la nostalgia, la curiosità, la voglia di rivalsa, il senso di trionfo e la memoria di chi va lontano e si guarda indietro riannodando le sue scelte agli episodi dell’infanzia e delle vicende familiari.

La scena del viaggio quotidiano (foto GioM)

Come spettatrice, mi ha particolarmente colpito la scena della metropolitana, che riassume in maniera meravigliosamente fotogenica gesti, pensieri e attitudini tipici di chi fa il pendolare. Così ciascuno può ritrovare il suo, dentro ai cinque diversi atteggiamenti rappresentati. Certo è che si assiste a un ritratto sociale reso con godibile enfasi caricaturale di quello in cui prima o poi ci si imbatte, se si viaggia con una certa continuità su treni, metropolitane o bus. C’è il passeggero che si immerge nel telefonino, chi ascolta la musica in cuffia, quello che si chiude dentro al suo cappotto e dietro ai suoi occhiali scuri approfittandone per estraniarsi e dormire, chi legge e – ovviamente – non può mancare quello o quella che sbircia e che magari legge le pagine del vicino nutrendosi dello spettacolo collettivo che ha intorno.

La compagnia Barbe à papa

Sul palco di volta in volta prendono la parola i cinque attori della compagnia. Federica D’Amore (maglietta rossa) coniuga un’abilità da ginnasta con il racconto esilarante e coinvolgente del legame che finisce per tessere con il venditore del fast food dove fa la sua colazione quotidiana. Il suo racconto viene reso così ancor più efficace e divertente, mentre fa con grande naturalezza la ruota e la spaccata, come gesti espressivi dell’intensità di cui si tingono questi incontri casuali.

Federica D’Amore in uno dei 5 episodi del Coro di Babele (foto GioM)

Brava e piena di pathos Chiara Buzzone (maglietta bianca) protagonista del primo di cinque episodi, molto espressiva e ammiccante l’interpretazione di Roberta Giordano (maglietta verde), efficace Totò Galati (maglietta blu) che interpreta la parte di chi ha un cedimento e viene preso dalla voglia di ritornare, grande capacità comunicativa per Claudio Zappalà (maglietta gialla) che oltre che interprete è anche ideatore dell’opera.

Chiara Buzzone in una delle scene iniziali dello spettacolo (foto GioM)

Calzante la scelta dell’immagine scenica, che con pochi tocchi riesce a creare un allestimento scenografico con l’utilizzo delle semplici magliette a colori sgargianti con cui si presenta ciascuno dei cinque protagonisti e che – al bisogno – vengono trasformate anche nel simbolo della patria d’origine, in forma di bandierone. Il tricolore viene composto come per magia, legando con maestria e prontezza d’uso le t-shirt bianco, rosso e verdi a una lunga pertica. Significativo anche il modo in cui i temi vengono affrontati, a partire da una ricerca del significato delle parole, basata su definizioni del vocabolario. Una modalità che suona tutt’altro che scolastica e più che mai vera e attuale, in un mondo dove siamo continuamente tentati di “googolare”, tuffandoci sul motore di ricerca del computer alla ricerca dei significati ultimi di qualsiasi cosa.

Barbe à papa in scena a Teatro Ferrara Off (foto GioM)

Ottimo debutto, insomma, per la stagione di prosa 2022 del Teatro Ferrara Off. E sicuramente un post-it da mettere in agenda per le prossime rappresentazioni che la compagnia Barbe à papa ha in serbo. Venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 maggio 2022 – è stato infatti anticipato nella breve chiacchierata-riflessione di fine spettacolo – la compagnia tornerà sul palco di viale Alfonso I d’Este. La compagnia sarà di nuovo in scena a Ferrara per raccontare nuovi temi e nuovi episodi di una generazione affacciata sul mondo, che non dimentica di guardarsi indietro e di interpretare quello che siamo e che sogniamo con il dovuto distacco, carico di tenerezza e di ironia.

Per info sulla stagione del Teatro Ferrara Off: viale Alfonso I d’Este 13, Ferrara, sito web www.ferraraoff.it, tel. 333 628 2360, email info@ferraraoff.it

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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