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da: Giuseppe Fornaro, Candidato sindaco Valori di Sinistra città di Ferrara

La precarietà elevata a sistema. È questo il succo del ddl sul lavoro del ministro Giuliano Poletti che di come utilizzare i lavoratori precari ai fini aziendali se ne intende, vista la politica del personale di alcune coop soprattutto della grande distribuzione, Coop Estense inclusa. Contratti part time a go go, straordinari e orari assurdi all’insegna della massima flessibilità, tra cui le tanto contestate aperture domenicali degli iper e super mercati delle catene Coop. Insomma, il sistema di gestione del personale conosciuto da Poletti ora viene elevato a sistema ed esteso a tutto il paese. E pensare che il movimento cooperativo era nato come mutuo soccorso tra i lavoratori, prima che diventasse terra di conquista di squali della politica.
Con il nuovo ddl, se sarà approvato dal Senato così com’è, la durata dei contratti a termine passerà da uno a tre anni senza alcuna causale, prorogabili per cinque volte. Ciò significa che, in teoria, una persona potrebbe restare appesa ad un filo per quindici anni ed essere quindi più facilmente ricattabile. Oltre al fatto che la precarietà, se non è una scelta ma è subita, ha conseguenze spesso drammatiche sulla vita delle persone, anche dal punto di vista della stabilità psichica. Insomma, le persone sono solo dei numeri funzionali alla macchina aziendale. Se non altro con questo ddl viene meno l’ipocrisia inventata dai governi precedenti, tra cui il governo Prodi, dei contratti a progetto, una vera e propria presa per i fondelli.
Anche per il personale delle materne e dei nidi comunali a tempo determinato è prevista la proroga di un anno fino al 31 luglio 2015. Così se da un lato si bloccano le assunzioni nella pubblica amministrazione, dall’altro si precarizza il personale. Insomma, ciò che si butta fuori dalla porta rientra dalla finestra, ma a condizioni peggiori.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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