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La notizia è di poche ore fa: Brescello non sarà più noto solo come il paese di Peppone e don Camillo, ma anche come primo comune in Emilia Romagna sciolto per mafia.
Il comune in provincia di Reggio Emilia (la stessa città sede dello storico processo Aemilia che sta mettendo alla sbarra la ‘ndrangheta in Regione) era già commissariato da gennaio, da quando l’ex sindaco Marcello Coffrini si era dimesso dopo la conclusione dell’indagine della commissione prefettizia che ha indagato sulle infiltrazioni mafiose in seno al Comune.
Sullo sfondo: l’inchiesta Aemilia del gennaio 2015 coordinata da Roberto Alfonso, che ha portato all’omonimo processo contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna. E ancora prima, nel 2014, le dichiarazioni di Coffrini su Francesco Grande Aracri, figlio del boss della ’ndrangheta Nicolino, in carcere al 41bis, ai ragazzi dell’Associazione Cortocircuito di Reggio Emilia che stavano svolgendo l’inchiesta “La ‘ndrangheta di casa nostra”. Sindaco di Brescello dal 2014 e prima ancora (dal 2005 al 2014) assessore con deleghe a Urbanistica, Edilizia e Sicurezza, Marcello Coffrini aveva detto su Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per mafia nel 2008 e considerato dai magistrati uno dei ‘reggenti’ della cosca: “E’ gentilissimo, è uno molto tranquillo… è molto composto, educato, ha sempre vissuto a basso livello. Hanno un’azienda… con cui fanno i marmi… mi fa piacere che siano riusciti a ripartire”. Recentemente è emerso anche che Ermes Coffrini, padre di Marcello e anch’esso sindaco di Brescello per alcuni anni, è stato l’avvocato della famiglia Grande Aracri dal 2002 fino al 2006.

A chiedere al Ministro dell’Interno lo scioglimento del comune in riva al Po, per “il concreto pericolo che ci siano state infiltrazioni mafiose all’interno dell’apparato amministrativo”, era stato il Prefetto di Reggio Emilia, Raffaele Ruberto, al termine dei lavori della commissione di accesso nominata nel giugno 2015 e dopo le consultazioni con forze dell’ordine e magistrati. La commissione (formata dal vice prefetto Adriana Cogode, dal capitano dell’Arma di Castelnovo Monti Dario Campanella e da Giuseppe Zarcone) ha lavorato per mesi negli uffici del comune della Bassa, incrociando dati e documenti. Nella relazione finale, di oltre 300 pagine, si parlerebbe di dipendenti comunali a tempo determinato riconducibili alla famiglia Grande Aracri, di appalti e subappalti ‘sospetti’, di cambi di destinazione d’uso di terreni, soprattutto per quanto riguarda la zona dove, tra gli altri, vive Francesco Grande Aracri.
Il ministro dell’Interno Alfano, valutati gli atti, ha deciso di chiedere al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose e questa mattina il cdm ha deciso in questo senso: è la prima volta nella nostra regione. Ora per Brescello la legge prevede un commissariamento di almeno un anno.

Guarda l’inchiesta dell’Associazione CortoCircuito di Reggio Emilia “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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