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Classe 65, consulente manageriale, Saverio Cuoghi ormai ha deciso, il futuro è nel cohousing a due passi dalla città, ma immerso nel verde della campagna di Cona, dove suo nonno coltivava la frutta. E’ un desiderio dettato dal cuore ma anche dalla voglia di concedersi ritmi e rapporti umani diversi, più rilassanti e profondi. L’idea di condividere la propria vita con altre famiglie con bimbi piccoli e di avere in comune non solo gli spazi, dal giardino agli orti, dalla lavanderia alla sala da pranzo, ma persino degli uffici mobili, lo ha convinto ad avviare il progetto che già dispone di un sito [vedi].

“L’intenzione è quella di formare un gruppo con cui costruire la casa – racconta – Il primo passo è già stato fatto. Abbiamo vinto un bando comunale e ora su una parte del terreno si può costruire, il resto, sei ettari, sarà mantenuto com’è, vincolato alla vocazione agricola. Ci si augura che qualcuno adotti parte del frutteto”. L’obiettivo è vivere e lavorare insieme, mescolando professionalità, passioni, stili di vita. “L’esigenza c’è sempre stata, con gli amici certe sere si diceva di quanto sarebbe stato piacevole avere spazi comuni per stare insieme – racconta – Poi in seguito all’esperienza con social street, un progetto per stabilire delle relazioni di vicinato nelle grandi città dove si abita fianco a fianco da perfetti sconosciuti, mia moglie ed io ci siamo avvicinati al co-housing e abbiamo incontrato Alida Nepa, presidente di Solidaria co-housing, che ci sta aiutando nel percorso”.

Saverio Cuoghi ai fornelli
Saverio Cuoghi ai fornelli

Saverio vive a Bologna, dove si è fermato dopo essersi laureato in economia e commercio, il ritorno alle origini coincide con una rivisitazione moderna del passato. “Nei miei ricordi i logh, così si chiamava, è un posto bellissimo e sarei davvero contento di poter dar vita a questo sogno per il quale qualcuno ha già mostrato interesse”, dice. Il capitolo dei costi di realizzazione è forse una delle parti più ostiche del discorso. “All’inizio indubbiamente c’è da spendere di più, siamo orientati verso la bioedilizia, che privilegia il risparmio energetico e l’utilizzo del legno. In poco tempo si ammortizza la spesa – racconta – Volendo i tempi di realizzazione potrebbero essere brevi, ma tutto dipende dalla formazione e dalla coesione del gruppo”.

I “Luoghi di Cona” prevedono un massimo di 10 abitazioni che sorgeranno su 5mila metri quadrati, le unità sono tendenzialmente indipendenti e hanno aree e servizi comuni, quel che li rende differenti è che nel co-housing si inserisce il coworking, vocaboli inglesi a cui siamo poco avvezzi, in realtà si tratta di uffici il cui uso potrebbe essere comune. “Di questi tempi è difficile potersi permettere uno spazio proprio e contenere le spese – spiega – una soluzione di questo tipo abbassa i costi di gestione e si presta alla libere professioni. Sono dell’idea che vivere e lavorare insieme rappresenti un valore aggiunto, permette anche la contaminazione delle idee, mescolare le cose che sappiamo fare è stimolante e poi si sa, da cosa nasce cosa”. In poche parole “I luoghi di Cona”, nell’idea di Saverio, tra l’alto cuoco eccellente, potrebbe trasformarsi in una factory propositiva quanto creativa.

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Monica Forti


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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