Skip to main content

Nell’era postindustriale, la Città della Conoscenza sorge come l’appello a un più profondo, più lucido e più onesto modo di vivere l’esperienza urbana. Il fattore Kc altro non è che la Knowledge City, la Città della Conoscenza.
Indica l’ambizione di migliorare la vita umana e il benessere individuale, l’elemento umano come base imprescindibile di ogni città intelligente.
Conoscere è tensione, è come la corrente elettrica, se manca nulla si illumina, è il blackout della mente, della propria vita, di ogni cittadinanza.
Ecco perché della Città della Conoscenza non si può fare a meno di parlare, relegare il tutto a una formula, o addirittura presumere di realizzarla senza averne compreso il significato.
Conoscenza è il faro che può illuminare il cammino della città postindustriale, postmoderna alla ricerca di una nuova identità.
Oggi la conoscenza è considerata uno dei beni più preziosi per qualunque impresa che richiede d’essere gestito in modo efficiente ed efficace. Conoscenza significa innovazione di prodotti e di servizi, nuove strutture organizzative che favoriscono la condivisione delle competenze proprie del capitale umano, accelerazione e intensificazione della produzione, dell’utilizzo e della diffusione di nuovi saperi e di nuove tecnologie.
La gestione della conoscenza è determinante per gli affari, l’istruzione, la pubblica amministrazione e la sanità. Non a caso le principali organizzazioni internazionali come la Commissione Europea, la Banca Mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite e l’Ocse hanno adottato nei loro indirizzi strategici lo sviluppo e la gestione della conoscenza.
Tutto questo fa da cornice alla realizzazione della città della conoscenza a partire dalla capacità di attrarre, trattenere, integrare talenti e individui creativi. Perché una città della conoscenza compete per la sua vitalità culturale, per le opportunità di lavoro che offre ai lavoratori della conoscenza, per la presenza di strutture locali in grado di attrarli.
Una città della conoscenza è una città che fonda la propria crescita sul sapere, per questo ne favorisce la ricerca, la creazione, la condivisione, la valutazione, il rinnovo e l’aggiornamento continuo.
Il processo di sviluppo di una città della conoscenza non è né breve né semplice. Di conseguenza qualunque sforzo per realizzarla richiede il sostegno attivo di tutta la comunità, dall’amministrazione locale ai cittadini, dal settore privato alle organizzazioni, scuole, università, associazioni, ecc.
L’ambizione di ognuno di noi dovrebbe essere quella di lavorare per collocare la nostra città nel gruppo di testa delle aree urbane della nuova società dell’informazione e della conoscenza del ventunesimo secolo.
Si potrebbe fare puntando, appunto, sul fattore Kc.
A me viene di raccontarlo in questo modo. Che non è utopico, perché già tante città nel mondo, da Cordoba a Rotterdam, da Atlanta a San Paolo, che hanno intrapreso la strada della conoscenza, l’hanno praticato.
Si tratta di indicazioni sulla carta che hanno bisogno di perfezionamenti, di adattamenti o di altro ancora. Nulla che voglia insegnare niente a nessuno, ma solo per dire che, volendo, si potrebbe fare.
Si potrebbe fare che un giorno il Consiglio Comunale iniziasse a dibattere sul come avviare la trasformazione della nostra città, patrimonio culturale dell’umanità, in Knowledge City, in Città della Conoscenza.
Una città che restituisce importanza e centralità ai suoi cittadini e ai saperi, facendo di questi la sua identità, perché risorsa prima della sua crescita e del suo modo di essere. Non più solo città delle biciclette, ma innanzitutto città delle persone, città che radica il suo futuro sul patrimonio umano dei suoi abitanti.
Potrebbe essere che una volta definite le linee strategiche, i punti di arrivo, il Consiglio comunale ravvisasse la necessità di costituire, nelle forme ritenute più opportune, un Consiglio generale e un Comitato esecutivo come responsabili dell’attuazione del programma di trasformazione della città in Città della Conoscenza. Tutte le agenzie vitali della città, economiche, sociali, culturali, scuole e università sarebbero chiamate a farne parte con i loro rappresentanti, tutti impegnati a conseguire questo obiettivo principale.
Il Consiglio comunale, dunque, formalizza il contenuto del piano strategico, definendo indicatori di performance e le istituzioni responsabili dell’attuazione delle azioni prioritarie. Nomina un assessore responsabile del progetto “Città della conoscenza”, il suo compito principale è quello di promuoverne lo sviluppo, lavorando orizzontalmente all’interno della amministrazione comunale per renderlo parte coerente e integrante delle politiche degli altri assessorati, cultura, turismo, istruzione, sviluppo urbano, ecc. e mobilitare l’intero sistema degli stakeholder.
Fondamentale è che chi amministra la città sappia stimolare l’iniziativa e la partecipazione dei settori privati, fornendo reti avanzate per la comunicazione, infrastrutture energetiche, sistemi di trasporto e quant’altro.
Se ci sono aziende municipalizzate per i trasporti, l’energia, l’igiene pubblica e altro ancora, sarebbe davvero così eretico incoraggiare lo sviluppo di “un’impresa della conoscenza”? Ben altra cosa dalle “fondazioni” che promuovono il mercato degli eventi culturali. Un’azienda autonoma completamente patrocinata dal Municipio e responsabile per lo sviluppo economico complessivo della città, attuando una serie di progetti legati alla strategia “Città della conoscenza”.
La città, nonostante ogni critica e ogni abuso, rimane il motore del progresso e dell’uomo, è questo che rende la città l’invenzione più grande della nostra specie.
Le città non sono solo strutture e memorie, le città sono prima di tutto le persone. La grandezza di una città è sempre venuta dalla sua gente, non dai suoi edifici. È tempo di tornare alla gente ad essere cittadini della propria città e per la propria città. Sempre più compito dell’amministrazione cittadina è quello di occuparsi delle persone che la città abitano, in modo che l’identità della città sia quella dei suoi cittadini.

tag:

Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it