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di Isabella Greghi

Cara farfalla ,
ti sei adagiata sopra la mia spalla mentre stavo camminando.
Che belle ali che hai, nessuno te lo ha mai detto? Forse no.
Forse siamo tutti concentrati su noi stessi, sulle cose “grandi” della vita, che talvolta dimentichiamo di soffermarci a guardare quelle piccole, che offrono ogni giorno la bellezza della loro semplicità.
Vorrei poterti offrire anche io qualcosa, una spalla su cui poterti riposare, la mia nuova amicizia, il mio ricordo. Ma più ci penso, più mi rendo conto che ciò che ho da offrirti è ben poca cosa: un po’ di tempo e queste mie semplici parole.
Vorrei poterti dare ben altro: quella gioia di vivere che si prova da giovani, quel senso di immortalità che ci contraddistingue. Vorrei poterti dare la gioia che provo quando incontro un’ amica o un amico, come pure quell’ appagamento di respirare a pieni polmoni, di sentire il calore del sole sulla pelle.
E poi, cara farfalla, hai mai volato sino al mare? Ecco. Vorrei donarti quella sensazione di pienezza che provo alla vista del mare.
Vorrei poi raccontarti anche dei miei momenti bui e degli scogli difficili che ho affrontato, per poterci ridere sopra e guardare al futuro insieme.
Vorrei ascoltarti, capire anche le tue paure.
Vorrei infine ridere insieme a te – di te, di me, del mondo, senza che per questo nessuno si offenda.
Ma non ho da offrirti – per ora – solo che questa lettera, che per quanto “nulla” possa essere, racchiude in se il pensiero di un’anima che sogna di esserti un po’ vicino, di ricordarti, di tenere la tua storia a cuore.
Sai, cara farfalla, c’ è chi pensa tu sia fragile, moto esile, troppo delicata.
La verità è che la tua bellezza non sembra essere compresa da un mondo che veicola solo conformità, perfezionismo, effimera apparenza.
Non è facile essere forti lo so, talvolta si cade in quel vortice da cui è difficile risalire.
Ti voglio però raccontare una storia che ho letto un giorno, e che forse ti piacerà: un amico vede Mullah inginocchiato per la via intento a cercare qualcosa. Si avvicina e gli chiede: “Mullah, che cosa cerchi?”. E Mullah risponde “Ho perduto la chiave“. “Oh, Mullah, che peccato. Ti aiuterò a cercarla.” L’amico s’inginocchia e domanda. “Mullah, dove l’hai persa?”. E lui risponde: “L’ho persa in casa”. “Allora perché la cerchi qui fuori?”. E Mullah: “Perché qui c’è più luce”.
E’ strano vero? Ma è esattamente ciò che facciamo con la nostra vita! Crediamo che le risposte ai nostri problemi siano da trovare là fuori, alla luce, dove è più facile cercare.
Ci affanniamo per vedere l’ approvazione negli occhi degli altri. Cerchiamo sicurezza e consenso basandoci sul giudizio della società.
Pensiamo di essere completi solo dipendendo da qualcuno.
O peggio, smettiamo di mangiare credendo di piacere di più.
Ma ci sbagliamo, cara farfalla.
Sentirsi completi non è colmare i vuoti; e l’ unico modo per perdere peso, è perdere il peso delle opinioni altrui!
Crediamo che facendo le valigie e fuggendo via si annullino i problemi. Facciamo una prova, andiamo a rifugiarci sulla vetta di una montagna nepalese, e quando avremo superato la meraviglia di trovarci nel Nepal, che cosa troveremo di fronte a noi, guardando nello specchio?
Noi, cara farfalla, semplicemente noi.
Con tutte le nostre paure, confusione, solitudine.
Quindi è ora di incominciare a cercare nel posto giusto. E non è là fuori, è dentro di noi. Ma dentro c’è un buio spaventoso. Non è facile cercare nell’oscurità e nessuno ci insegna come fare.
Ho capito, cara farfalla, che nessuno è tanto in grado di salvarci quanto noi stessi.
Chi ci ama è punto di riferimento fondamentale, ma è in noi la forza per cambiare strada, per dire “no”.
Auguro a tutti la forza di scappare da ogni cosa che renda fragili, tristi, disorientati.
Auguro a tutti la forza di non tornare indietro.
Auguro a tutti la forza di reagire.

Cara farfalla,
ora te ne sei andata.
Hai aperto le tue esili ali e sei volata verso il cielo.
Hai lasciato la mia spalla, non ci tornerai più.
C’è chi ancora crede che il tuo sia un volo flebile. Ma guarda quanto in alto sei volata con la forza delle tue sole ali.

Cara farfalla,
sei nata libera e libera rimarrai.

A Lea.

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Riceviamo e pubblichiamo


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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