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Arto Paasilinna
Arto Paasilinna

Non di solo pane vive l’uomo, anche di scartoffie. Arto Paasilinna, Il liberatore degli oppressi.

Una piacevole e divertente scoperta, un geniale scrittore e inventore di storie, Arto Paasilinna, ex guardiaboschi, ex giornalista, ex poeta, e oggi scrittore di successo finlandese arguto, attento, ironico e estremamente originale.

Nato, nel 1942, a Kittilä, nel nord della Finlandia e precisamente in Lapponia, oggi Arto è un autore di culto nel suo Paese, ma non solo. E’, infatti, molto amato all’estero per il suo humour e la capacità di raccontare anche le storie più tragiche con il sorriso e facendo sorridere, anzi ridere, e di gusto. Dopo L’anno della lepre, che ha superato le 120.000 copie vendute in Italia, la casa editrice milanese Iperborea (fondata, nel 1987, da Emilia Lodigiani e specializzata in letteratura del nord Europa – in particolare di Finlandia, Danimarca, Svezia, Olanda, Estonia, Islanda – e che prende il suo nome dl greco Hyperborea, cioè oltre Borea, il vento del Nord, vedi iperborea.com) ha pubblicato altri quattordici romanzi. In questo non sbagliando nemmeno un colpo.

Nel libro Il liberatore degli oppressi, seguiremo le avventure del bizzarro Viljo Surunen, il simpatico e strambo glottologo di Helsinki che stringe una promessa d’amore con la dolce, bella e sensuale maestra di musica Anneli Immonen: salvare i prigionieri politici di tutto il mondo. I due idealisti innamorati si conoscono a una riunione di Amnesty International e da qui parte la loro battaglia, cementata dalla loro forte unione: lettere di proteste che raggiungono i dittatori di tutto il mondo, in tre continenti, ma nessuno che risponde o reagisce, nessuno che considera nulla, alcun ravvedimento. I diritti umani continuano a essere calpestati, violati, schiaffeggiati, ignorati, maltrattati, ignorati. Viljo e Anneli sono particolarmente preoccupati dalla sorte del loro protetto, il professor Ramón López, da anni ingiustamente detenuto nella cittadina del Centro-America di Monterey, dove un regime militare assoluto, asservito agli americani, da anni prospera trucemente indisturbato. Viljo Surunen vuole passare all’azione, non fermarsi alle proteste scritte, e parte dunque per Monterey. Ma da solo, la dolce musicista di cui è perdutamente innamorato non può rischiare e rimarrà dunque ad attenderlo a casa. Il dolce pensiero di lei lo consolerà nei momenti tristi, complicati e difficili. Che saranno davvero molti, ma nulla sarà impossibile per Viljo e i suoi amici, personaggi incredibili quanto strampalati e vitali, debordanti di autenticità, eccentricità, coraggio, ingegnosità e voglia di avventura. A soccorrere Viljo ci saranno, infatti, un pinguinista russo, un reporter alcolizzato, un vescovo ribelle o un campanaro montanaro. Dalle rocambolesche avventure centroamericane, il nostro glottologo pazzerello si ritroverà in Delatoslavia, nell’Europa dell’Est, alle prese con dissidenti rinchiusi in manicomio (fra questi, libererà il pastore battista Radel Tsurinov, alias T.J. Mannerheim, nome adottato per fuggire, che avrà un futuro brillante in Finlandia). Tutto in una Delatoslavia dove si mangiano i cuhni, piccoli e tondi sformatini tradizionali ripieni di carne d’agnello, che ricordano i pirozkhi careliani ripieni di riso.

Si fa sempre il tifo per Viljo, questo scanzonato e impavido improbabile eroe d’altri tempi che si destreggia, suo malgrado, fra armi e tute mimetiche. Non potrebbe essere altrimenti. Perché lui non guarda in faccia nessuno, e non teme proprio nulla. Nella sua innocenza.

20151005184842_254_cover_mediaAvventure esilaranti di personaggi emersi da una buia società mediocre che li lascia nell’ombra, che li scarta e li rifiuta ma che riescono sempre ad arrivare a una soluzione e, alla fine, a trasformarsi in veri (e simpatici) eroi. Al limite dell’assurdo. In una realtà che spesso lo supera.

Si parla, senza distinzione, di fascisti che non perdonano ma anche di comunisti fissati e paranoici sommersi dalla burocrazia e dalle scartoffie, non viene risparmiato nessuno. Un’ironica, appuntita e pungente denuncia verso tutto e tutti, senza presa di parte, verso la corruzione universale dei popoli che non tiene conto della loro comune sofferenza, in amministrazioni spesso inutili e contorte. Ma con umorismo e sarcasmo meravigliosi.

Magari la follia di dittatori fosse seppellita da una bella e grassa risata… Chissà.

Lettura raccomandata. Divertimento comunque garantito, riflettendo sulla libertà.

Arto Paasilinna, Il liberatore dei popoli oppressi, Iperborea, 2015, 305 p.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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