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“Prendi una donna, dille che l’ami, scrivile canzoni d’amore… prendi una donna trattala male lascia che ti aspetti per ore…”. Questi sono i versi di “Teorema”, la canzone di Marco Ferradini inserita con altre venti nel doppio cd “La mia generazione”, tributo a Herbert Pagani, autore del testo di quel brano e protagonista della scena musicale degli anni ’70 e ’80. Herbert Pagani era anche pittore, poeta, disc-jockey (Fumorama a Radio Montecarlo), scultore, scrittore e attore, nonché pacifista ed ecologista.

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La copertina del cd

Ferradini ha affrontato il difficile compito di mettere mano al vasto repertorio di Pagani scegliendo e arrangiando le canzoni con José Orlando Luciano, un lavoro durato ben due anni per la necessità di cambiare gli arrangiamenti originali, decifrare tonalità e accordi allo scopo di renderli eseguibili alla chitarra e adattarli alle diverse tonalità di voci. Il progetto si è completato con un libro di testimonianze e uno spettacolo teatrale. Marco Ferradini ha duettato con numerosi artisti legati a Pagani da amicizia, affinità musicali e passione per l’arte, affidando a ognuno di loro la canzone più adatta: Alberto Fortis, Andrea Mirò, Anna Jencek, Caroline Pagani, Eugenio Finardi, Fabio Concato, Fabio Treves, Federico L’Olandese Volante, Flavio Oreglio, Giovanni Nuti, Legramandi, Lucio Fabbri, Mauro Ermanno Giovanardi, Moni Ovadia, Ron, Shel Shapiro, Simon Luca, Syria.

ferradini-paganiNell’estate del 1980 Ferradini e Pagani trascorsero un fine settimana in montagna, in cui scrissero canzoni che sarebbero entrare nella storia della musica italiana: “Week-end”, “Schiavo senza catene”, “Teorema”, “Bicicletta” e “Fratello mio”. Furono quattro giorni intensi e creativi, come dimostra il brano “Un letto in riva al mare”, rimasto inedito per tanti anni prima di questa occasione. La canzone è legata alla mania di Pagani di raccogliere tutto quello che trovava in spiaggia per trasformarlo in sculture.
Il disco si apre con “Stelle negli oroscopi”, brano che racconta le gioie e le difficoltà dell’inventare canzoni, scritto da Ferradini e interpretato con Ron e Fabio Concato. Si tratta di un commovente ricordo che descrive l’atmosfera carica di speranze e attese di quando Marco e Herbert si trovavano a lavorare insieme, protagonisti e spettatori della nascita di una canzone.
“Albergo a Ore” di Marguerite Monnot, con il testo di Pagani, è forse il simbolo di questo progetto, dove le voci di Ferradini, Giovanni Nuti e Syria si fondono con i suoni dell’adattamento yiddish, in un’atmosfera musicale acustica che accompagna tutto l’album. “Cento scalini” era il lato B del 45 giri di “Albergo a ore”, sono passati tanti anni ma il tema della necessità di emigrare, purtroppo, è sempre attuale; una storia di amore giovanile si contrappone a un destino di separazione. Indovinato e piacevolmente sorprendente il duetto con Fabio Concato.

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Herbert Pagani

E’ sempre un piacere riascoltare “Cin cin con gli occhiali”, brano apparentemente leggero che la musica di Edoardo Bennato ha reso semplice e orecchiabile. “Un capretto” estremizza con un parallelo terribile il macello di un cucciolo di animale e quello di un cucciolo d’uomo, un riferimento ai bambini vittime dei conflitti bellici, uno stimolo per gridare: “No alla guerra!”. Il testo è la traduzione di una famosa composizione di Sholom Secunda che la scrisse nel 1935 basandosi su una canzone popolare polacca. Il testo originale in yiddish è di Aaron Zeitlin, la strofa del bambino e del soldato, nella traduzione di Pagani, pur riprendendo la struttura della canzone originale, sembra essere una sua innovazione, forse con lo scopo di chiarire ulteriormente il vero senso della canzone.
“Jean e Paul” è una canzone di Ferradini del 1995, scritta dopo avere letto un bel libro di Joseph Joffo, sicuro che Pagani l’avrebbe voluta cantare con lui.Tutti i brani sono costruiti con pazienza, passione e maestria artigianale, ognuno di essi è un piccolo gioiello, da “L’erba selvaggia” con Eugenio Finardi e Moni Ovadia, sino alla politica “Signori presidenti” (sembra scritta oggi), senza tralasciare “La mia generazione”, in cui descrive la sua famiglia con lucida e impietosa ironia.
Chiude l’album “Ti ringrazio vita”, cover di “Gracias a la vida” di Violeta Parra, con il testo di Pagani, cantata in italiano, spagnolo e francese che termina con la frase: “Ti ringrazio vita… che mi hai dato Herbert”.
Il tributo a Herbert Pagani rende omaggio e giustizia a un grande artista, proponendolo all’attenzione del pubblico in un “festival” di suoni, colori, coinvolgimento e forti emozioni. Marco Ferradini interpreta i brani come se fossero tutti suoi, immedesimandosi con l’amico chansonnier, sino quasi a ricordarlo in alcune espressioni vocali.

Special “La mia generazione – Herbert Pagani” raccontato da Marco Ferradini [vedi]

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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