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Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico

Calvano (Pd): “Il contrasto a violenza e discriminazioni dovrebbe unire tutti i partiti. Invece c’è chi le fomenta”.

Il Pd in Emilia-Romagna ha sottoscritto la risoluzione presentata da Andrea Bertani e Raffaella Sensoli (M5S) che chiede alla Regione Emilia-Romagna di dare il massimo appoggio alla Commissione straordinaria contro fenomeni di razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio istituita dal Senato. Il documento è stato infatti firmato, tra gli altri, dal segretario regionale del partito, Paolo Calvano e dal capogruppo Stefano Caliandro.

“Dopo il voto al Senato, che ha davvero lasciato di stucco chi crede che si faccia politica per migliorare la coesione delle comunità di cui facciamo parte, penso che sia giusto dare pieno appoggio, in ogni sede, a tutte le iniziative che contrastano la violenza, il razzismo, le discriminazioni di ogni sorta. Questa Commissione straordinaria istituita dal Senato è già stata ribattezzata come Commissione Segre. Porta il nome di chi l’ha proposta, una donna che oltre alle incredibili doti umane e personali che la contraddistinguono, è anche un simbolo. Una testimone dei peggiori crimini della storia del Novecento, che ha visto e sa come il male e l’odio si insinuino nella società cambiando i connotati della storia” commenta il consigliere e segretario regionale Paolo Calvano.

“Ho deciso di appoggiare il documento presentato dai colleghi 5 Stelle, anche dopo aver visto che in Lombardia la maggioranza a traino leghista ha respinto la proposta del Pd di istituire una commissione regionale analoga a quella del Senato. – aggiunge Calvano – La destra continua a chiudere gli occhi di fronte al dilagare di intolleranza, antisemitismo e razzismo e mi auguro che qui in Emilia-Romagna voti favorevolmente al documento presentato e prenda le distanze dai senatori che si sono astenuti. E spero che anche a Ferrara, dove i consiglieri comunali di opposizione hanno depositato una mozione di appoggio alla commissione Segre, la maggioranza faccia altrettanto. I fenomeni di chiusura nei confronti del diverso stanno diventando la normalità e solo se si guarda attraverso il fitto velo dell’ipocrisia si può affermare il contrario. È importante non voltarsi dall’altra parte e lavorare per far tornare alla normalità il clima nel quale la politica può scontrarsi, ma senza il venir meno dell’umanità”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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