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Da: Ufficio Relazioni Esterne – Cassa di Risparmio di Cento

Ieri a Palazzo Piombini il Sindaco di Cento Fabrizio Toselli ha ricevuto il neo Presidente della Cassa di Risparmio di Cento Giuseppe Pallotta

Cento, 9 gennaio 2020 – Nella giornata di ieri a Palazzo Piombini il neo Presidente di Caricento Giuseppe Pallotta ha incontrato il Sindaco di Cento Fabrizio Toselli.

Il colloquio di natura conoscitiva si è svolto all’insegna della massima cordialità ed ha confermato la sintonia in essere tra la Cassa di Risparmio di Cento ed il Comune che da sempre collaborano in maniera proficua con l’intento di sostenere il territorio e garantirne una crescita sana e duratura.

Dopo l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione e la nomina a Presidente avvenuti alla fine del 2019, il Sig. Pallotta ha programmato un calendario di incontri con le maggiori istituzioni del territorio.

“ Ringrazio il Sindaco di Cento per aver accettato il mio invito ad incontrarlo – ha dichiarato il Presidente di Caricento Giuseppe Pallotta – Trascorse le feste di Natale, ci tenevo a conoscere personalmente i rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal Sindaco della città nella quale siamo nati oltre 160 anni fa. Sono molto lieto di averlo incontrato ed aver gettato le basi per la creazione di una rinnovata sinergia. Mi sono insediato ufficialmente solo da alcune settimane, ma ho già avuto l’opportunità di apprezzare la vivacità di questa zona, nota in tutta Italia per la sua forza industriale e per la proattività dei suoi cittadini. Insieme al Comune, la Cassa di Risparmio di Cento è intenzionata a dare ulteriore slancio al territorio, affiancandolo nella realizzazione di iniziative importanti per il tessuto locale, come avvenuto in occasione della mostra Emozione Barocca o del Carnevale di Cento.”

«Sono estremamente felice che uno dei primi impegni assunti dal Presidente Pallotta sia andato nella direzione di prendere contatto con l’Amministrazione Comunale – afferma il primo cittadino – Questo momento di saluto ha rappresentato un’opportunità per iniziare a conoscersi e per un primo scambio di opinioni».

Il Sindaco ha poi colto l’occasione per porgere il benvenuto e per augurare buon lavoro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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