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Valerio Milani, autore di libri di successo e di sceneggiature per film, perde la propria identità, non ricorda chi è, chi sono le persone che lo circondano, quali sono i legami sociali che lo vincolano alla vita degli altri. Ha rapporti sospesi che deve sostenere per non rompere il ‘vero’ Milani. Un viaggio nell’introspezione, alla ricerca dell’identità personale e sociale. Riuscirà nel suo intento? Il tema dell’identità è al centro del nuovo romanzo di Andrea Pagani, pubblicato con l’editore La Mandragora, dal titolo “La tana del coniglio”.

L’identità ingloba sia la dimensione personale, sia quella relazionale e sociale. Posizionarsi nel mondo significa sentirsi all’interno di un sistema complesso di relazioni, di identificazioni e di appartenenze che spesso si modificano nel tempo, a volte in maniera drastica. L’identità è uno dei soggetti maggiormente studiati in filosofia e nelle scienze sociali. Tuttavia, benché si abbiano innumerevoli definizioni proposte da varie discipline, i ricercatori rimangono divisi su alcuni quesiti fondamentali: che cosa è esattamente l’identità e quanto i processi identificativi funzionano? Le persone hanno identità singole o multiple? L’identità è orientata individualmente o collettivamente?
Si sviluppa personalmente o socialmente? E’ stabile o costantemente in cambiamento?

Otto libri di narrativa, sette cortometraggi, editoria con Zanichelli e Loescher, un libro di poesia, numerose ricerche di storia, spettacoli teatrali e rassegne letterarie. Ma non stai mai fermo?
A ben vedere, in realtà le varie attività di cui mi occupo sono contrassegnate dallo stesso elemento comune: la scrittura, il piacere della affabulazione, la forza della narrazione. Non credo che, in fondo, vi sia troppa differenza fra un testo creativo e un saggio critico, fra una sceneggiatura e una ricerca storica: il motore che muove queste operazioni è il medesimo, cioè il fascino dell’indagine, della scoperta, della ricerca narrativa.

Dopo aver scritto saggi su Torquato Tasso, Italo Calvino, Proust e Joyce, la metafisica, hai analizzato la nostra vita (attraverso il personaggio Valerio Milani) alla ricerca dell’identità perduta. È un argomento chiave nei tuoi lavori?
È così, in effetti tutta la mia ricerca, sia nei saggi che nei romanzi, parte dallo stesso interrogativo: in cosa consiste l’identità dell’uomo? Senza dubbio, la nostra condizione esistenziale è attraversata da continue evoluzioni e influenze. Non siamo mai la stessa persona, non solo rispetto a come ci vedono gli altri, ma anche in relazione alle idee, alla sensibilità, agli stati d’animo in perenne cambiamento a cui siamo sottoposti. In questo senso, i miei lavori prendono le mosse dal fascino, un po’ misterioso e un po’ inquietante, che sorge dal desiderio di capire chi siamo.

Sei ferrarese, conosci luci ed ombre di Ferrara. Quanto l’ambiente (architettura, urbanistica, società) influenza l’identità dei ferraresi?
Senza dubbio i luoghi hanno una importanza fondamentale nella formazione della personalità di un individuo. Pensiamo al valore nevralgico, in alcuni casi anche epifanico, che gli ambienti rivestono nelle opere di tanti scrittori. E senza dubbio, la città di Ferrara, con la sua suggestione metafisica e surreale, con i suoi spazi magici e affascinanti, ha fornito e continua a fornire materiale di ispirazione e spunti creativi per chi vi ha abitato e vi abita, da Ariosto a Tasso fino alla metafisica del Novecento.

Nel tuo libro fornisci stupefacenti dettagli del mondo che circonda Milani. Sono dettagli di suoni, colori, odori, sguardi. Mi ricordano gli elementi metafisici di De Chirico. L’attenzione ai dettagli è esercizio per incontrare l’identità?
Mi viene in mente una riflessione geniale di Proust, che nella “Recherche” osserva che una parte della nostra sensibilità, l’essenza della nostra identità, si incarna negli oggetti che ci circondano, nei luoghi in cui siamo vissuti, nelle case in cui abbiamo abitato. È proprio così. Non a caso, tornare sui luoghi d’infanzia, per chi dopo tanti anni non vi è stato, permette di scoprire una parte di se stesso.

Gli artisti molte volte non danno soluzioni, piuttosto formulano quesiti. Credi che l’arte possa aiutare a trovare l’identità?
Assolutamente sì. L’Arte (con la A maiuscola, quindi tutte le forme creative dalla letteratura alla pittura, dalla musica al cinema) è un veicolo prezioso e indispensabile per entrare dentro se stessi: non solo per intrattenerci e farci divertire, non solo per farci evadere dalle minute occasioni della cronaca, ma anche per metterci di fronte a noi stessi, al cuore del nostro essere.

Le altre opere di Andrea Pagani

  • “Nel tempio di vetro”, Book editore, Bologna, 1990
  • “La colpa oscura”, Ed. Mobydick, Faenza, 1999
  • “Capriole di comico” (Libro delle anime, anno 1701), Ed. Pendragon, Bologna, 2004
  • “L’alba del giorno seguente”, Ed. Bacchilega, Imola, 2004
  • “Blue Valentine”, Bacchilega editore, 2005, (vincitore del premio Piccola editoria di qualità, rassegna della Microeditoria italiana, novembre 2006, Chiari, Brescia)
  • “L’alfiere d’argento”, Mobydick editore, 2007
  • “Il limite dell’ombra”, Bacchilega editore, 2010
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Davide Bassi

È Professore di Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara. Amando l’Arte si occupa di paleoecologia e sistematica delle comunità bentoniche fossili del Giurassico e del Cenozoico. La ricerca scientifica universitaria e l’Arte lo hanno indirizzato verso il Giappone dove è stato visiting professor presso il Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science) e l’Università di Nagoya.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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