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Avreste mai pensato che la placida Ferrara potesse essere invasa da creature dell’oltretomba? È successo mercoledì e giovedì sera al quartiere Giardino con “Inferno”, lo spettacolo itinerante rappresentato nell’ambito del progetto “Succede Qui”. La performance è il risultato di un duplice percorso: il laboratorio teatrale site-specific condotto da Davide Della Chiara e Natasha Czertok presso lo spazio Wunderkammer, in collaborazione con la cooperativa Teatro Nucleo, e il percorso di narrazione partecipata, che ha coinvolto tanti cittadini e realtà del quartiere, dalla scuola primaria Poledrelli, al comitato Zona Stadio, al centro sociale Acquedotto.

La finalità del laboratorio “Succede qui” è includere nella formazione dell’attore l’attenzione al territorio circostante e all’ambiente in cui opera. Se in uno spettacolo tradizionale vengono studiati lo spazio e la scenografia, nel nostro caso si è scelto di ambientare l’azione teatrale negli spazi aperti e nei luoghi della città ed è quindi diventato fondamentale esplorare e conoscere il patrimonio e le risorse del quartiere. Ecco allora la narrazione partecipata, per rendere vivi quei luoghi attraverso i ricordi e le esperienze di chi vi abita e di chi lavora per costruirvi una comunità: i racconti e le immagini nate dalle riflessioni condivise con gli abitanti e con i partecipanti al laboratorio teatrale, sono così entrati a far parte della drammaturgia e della costruzione della performance.

locandina inferno
La locandina della performance site-specific

Per due serate “Inferno”, acronimo di “Invasione Notturna Frivola e Ruggente Non Ostile”, ha trasformato le vie e i giardini tra la stazione e via Garibaldi in un teatro a cielo aperto e i cittadini che si avvicinavano incuriositi in un pubblico in corteo, mentre altri seguivano la messa scena dalla finestra o dal balcone della propria casa. Il teatro di strada come modo per riappropriarsi degli spazi pubblici e farli tornare alla loro funzione di spazi di condivisione: cosa ci può essere di meglio da condividere di una pièce teatrale che narra della storia del proprio quartiere? Uno sguardo nuovo e originale per scrutare i marciapiedi e i viali alberati che percorriamo ogni giorno, che può diventare un punto di partenza per pensarli in modo diverso e – perché no – immaginarvi un futuro diverso.

“Inferno” è anche il titolo dell’opera a cui Natasha e Davide, che hanno curato la regia, si sono ispirati. Scritto nel 1964 dal tedesco Peter Weiss, il testo è rimasto inedito fino al 2003 perché l’autore lo aveva inteso quale prima parte di una trilogia dedicata alla Divina Commedia, mai portata a compimento. L’Inferno di cui Weiss scrive in questi trentatré canti è qui sulla terra, manca ogni giustizia divina che premi i giusti, redima i penitenti e danni i peccatori: il nuovo viaggio di Dante si trasforma in un incubo nel quale il narratore diventa oggetto di derisione, sfruttamento e tortura da parte di figure grottesche e inquietanti al tempo stesso.

Sono stati proprio Virgilio, Caronte, Flegias e alcune anime perse di bianco vestite – dietro le quali si celavano gli attori Sara Draghi, Massimo Festi, Elisa Galeati, Daniele Giuliani, Lorenzo Magnani, Isotta Monti, Martina Pagliucoli, Manuela Santini, Alessio Soffritti, Giulia Tiozzo, Carlo Verano, Sabina Zanquoghi – ad accompagnare gli spettatori da un girone all’altro: da piazzale Castellina fino in via Ortigara, di fronte all’ingresso della Curva Ovest, poi i giardini di Piazzale Giordano Bruno, passando dietro alla mutua e dirigendosi verso corso Vittorio Veneto, per avere come sfondo l’acquedotto, fino all’arrivo in via Garibaldi. È qui, nell’ultima tappa, che si è fatta largo l’utopia: “una città in cui non devi guardarti attorno ad ogni passo”, “una città che non è affatto dolente, dove tutto si raggiunge”, “una città che superò la sofferenza”.

Certo la strada da percorrere verso questa città ideale è ancora molto lunga, ma è comunque bello pensare che nella placida Ferrara quotidiana, in cui viviamo e camminiamo ogni giorno distrattamente, uscendo in una sera di giugno per una tranquilla passeggiata dopocena si possa venire improvvisamente catapultati in un mondo altro. Con questo spettacolo siamo entrati all’Inferno con un Dante contemporaneo, non ci resta che dare spazio alla fantasia e aspettare impazienti il prossimo viaggio.

Le foto sono di Daniele Mantovani e Federica Pezzoli.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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