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Da: Ferrara Musica
Lunedì 13 maggio i musicisti suoneranno al Teatro Comunale, gremito di giovani e abbonati.

Il fondatore di Lauter Nicola Bruzzo: “A Ferrara la musica da camera è finalmente apprezzata dai giovani e da un vastissimo pubblico”

Il Progetto LAUTER è giunto al quarto appuntamento, ed è la terza stagione in cui è presente questa iniziativa che, inserita nella stagione concertistica di Ferrara Musica, promuove con successo la musica classica attraverso la partecipazione di musicisti di fama internazionale e un intenso lavoro assieme agli istituti superiori della città.
Anche questa edizione, che propone un programma musicale ispirato dalla mostra di Ferrara Arte “Boldini e la Moda” e che culminerà nel concerto di lunedì 13 maggio al Teatro Comunale di Ferrara, ha ottenuto un’adesione senza precedenti da parte dei giovani degli istituti superiori della città, così come dagli appassionati e abbonati.
«I nostri progetti a Ferrara sono ormai una realtà consolidata – constata Nicola Bruzzo, violinista e fondatore di LAUTER – e dopo l’iniziale scommessa di tre anni fa abbiamo raggiunto obiettivi importanti come il coinvolgimento di moltissime ragazze e ragazzi, attivato sinergie con realtà culturali come Ferrara Arte e Ferrara Musica, e costruito in un lasso di tempo relativamente limitato un vero e proprio pubblico che ci segue con passione». Al violinista ferrarese durante il concerto di lunedì 13 maggio, in cui verranno eseguiti brani di Debussy, Poulenc e Fauré, si uniranno celebri musicisti come gli affermati solisti Alexandra Conunova e Alexey Stadler, la prima viola della Mahler Chamber Orchestra Béatrice Muthelet ed Enrico Pace, una delle stelle del pianismo internazionale.
«Il nostro non è un progetto per la scuola, ma con la scuola – continua Bruzzo – lavoriamo con i giovani perché è il modo più semplice, veloce e lungimirante per lavorare con la società intera. Abbiamo voluto dare fin dai nostri esordi un assetto focalizzato sul respiro internazionale e sull’eccellenza musicale, un qualcosa che sicuramente non appare spesso in binomio con i progetti educativi, infatti ci auguriamo di presentare a chi si avvicina per la prima volta alla musica classica la migliore esecuzione possibile, così da appassionare sempre più giovani ad ogni concerto».
A seguito di numerosi workshop formativi e di varie conferenze organizzate assieme a Ferrara Arte per i tre istituti che hanno collaborato a questa edizione primaverile, i musicisti terranno una serie di concerti nella mattinata di venerdì 10 maggio al Liceo Ariosto, all’Istituto Bachelet e alla Smiling International School.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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