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Si prospetta una settima difficile per il nostro vescovo Luigi Negri. Dal 27 febbraio al 1 marzo Ferrara ospiterà “Tag”, festival di cultura Lgbt. Di recente il massimo rappresentate della diocesi ferrarese ha dichiarato che “la legge contro l’omofobia è un delitto contro Dio e contro l’umanità”. Nel medesimo messaggio il vescovo ha affermato anche che “la legge sull’aborto invece non ha consentito di venire al mondo ad oltre sei milioni di italiani e la scarsità di figli ci ha fatto sprofondare in questa crisi economica”. Come al solito, parole trancianti e poco allineate con quelle di papa Francesco. E infatti la redazione della Zanzara, popolare programma satirico di Radio 24, non si è fatta sfuggire l’occasione per giocare al monsignore uno scherzo pienamente riuscito. Grazie a una perfetta imitazione, ha inscenato una telefonata del papa al vescovo di Ferrara il quale, richiamato per ben due volte a “maggiore prudenza nelle dichiarazioni”, accoglie l’invito con un “va bene va bene” che tradisce tutto il suo imbarazzo. “Noi abbiamo il dovere di stare vicini con chi soffre” ricorda a “don Luigi” il falso (ma molto credibile) papa. Credibile evidentemente anche per il vescovo, non solo per l’abilità palesata da Andro Merkù (l’imitatore), ma proprio perché il senso delle parole appare autentico anche a lui.
Ma ora che l’intervista è andata in onda, l’impegno “alla prudenza” del vescovo Negri paradossalmente resta valido. Per forza: se lui lo ha pronunciato credendo di proferirlo al papa non è che adesso che ha scoperto che l’interlocutore non era il pontefice possa rinnegarlo. E infatti, pochi giorni dopo ha dichiarato al Carlino: “Mi sono ripromesso di essere prudente, e non solo perché ogni volta che parlo rischio di ritrovarmi in una gogna mediatica. Ma non posso che ripetere quello che ho detto anche nella telefonata al Santo Padre, quando pensavo che fosse quello vero”.
Il problema per lui, che sul tema dei diritti degli omosessuali a luglio si era schierato idealmente accanto alle Sentinelle in piedi con una plateale presa di distanza da Comune, Provincia e Università, è farlo davvero. Ci riuscirà o tornerà a proferire i soliti anatemi?

Ascolta l’audio della telefonata del “papa” al vescovo Negri

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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