Skip to main content

Di Pietro Ingrao si deve ora parlare al passato. Non è più. Ma viva, attuale e imperitura resta la sua cristallina testimonianza di cosa significhi impegno politico.

Lo ricordiamo con il ritratto tracciato da Fiorenzo Baratelli su Ferraraitalia il 30 marzo scorso, in occasione del suo centesimo compleanno [vai all’articolo originale] che riportiamo anche qua sotto:

“Il secolo di Ingrao, passioni e dubbi di un comunista eretico”
di Fiorenzo Baratelli *

Oggi Pietro Ingrao compie cento anni: auguri di cuore! E’ stato un politico anomalo, difficilmente catalogabile, soprattutto se ci guardiamo attorno in questo tempo di crisi della politica. Comunista italiano, eretico, pacifista, utopista, dirigente politico, poeta, critico cinematografico, uomo delle istituzioni, sempre vicino ai movimenti nuovi della società civile, difensore della Costituzione aperto alle proposte di una sua riforma. Tante definizioni, e tutte insufficienti. E’ stato uno dei massimi dirigenti del Pci, ma fu più amato che seguito. E molti ‘ingraiani’, come spesso succede ai discepoli, non hanno sempre reso un bel servizio al Maestro. Ciò che costituiva l’elemento fondamentale del suo fascino, l’elogio del dubbio, era anche ciò che gli creava attorno un alone di sospetto e di inaffidabilità per i numerosi nipotini di Machiavelli: i ‘totus politicus’ di marca togliattiana. Fu più gramsciano che togliattiano.

Per sintetizzare il suo approccio alla politica ricordo una riflessione di un filosofo comunista e amico di Ingrao, Cesare Luporini: “Le cose non hanno un fondamento, hanno un fondo. Il ‘Grund’ di Marx non è un fondamento, è un fondo. Bisogna andare al fondo delle cose.” E per Ingrao questo fu sempre l’assillo del suo fare politica. Ci sono due concetti chiave del suo pensiero: l’attenzione per il molteplice e il dubbio permanente. Sono due ingredienti che fanno esplodere un concetto lineare della politica ridotta a puro esercizio del comando, o a carriera personale.
Facciamo parlare don Luigi Ciotti a commento di questi due pilastri dell’ingraismo. “Sono la base dell’etica e della conoscenza. ‘Attenzione per il molteplice’ significa coscienza della varietà e diversità della vita, del suo divenire, capace sempre di sorprenderci al di là delle previsioni, dei programmi, e delle spiegazioni che tutti pretendono di dare. ‘Dubbio permanente’ è l’atteggiamento di chi s’inoltra in questo cammino di conoscenza che non è solo intellettuale, ma esistenziale. Dubita chi non resta in superficie, chi sa che c’è sempre un ‘oltre’ e un ‘altro’ in attesa, chi rifiuta la scorciatoia delle risposte facili e dei pensieri sbrigativi, chi, più della verità, ama la ricerca della verità. Riassumo tutto questo nella parola ‘eresia’, intesa come scelta. L’eretico sceglie, si assume una responsabilità, un rischio, non si conforma per opportunismo, per paura o per quieto vivere all’andazzo generale. Ascolta la sua coscienza e difende, anche a caro prezzo, la sua dignità di persona libera. Che è quello che Pietro Ingrao ha fatto per tutta la vita.”
Eppure non fu facile, né lineare la sua militanza in un partito serio e duro come fu il Pci durante il novecento, il secolo ‘grande e terribile’. Ricordiamo due episodi esemplari. L’invasione dell’Ungheria nel 1956, quando Ingrao come direttore dell’Unità scrisse un articolo intitolato “Da una parte della barricata”, nel quale prendeva posizione a favore dell’intervento repressivo dell’Urss, e che giudicò il più grande errore della sua vita. E il momento della nascita dell’ingraismo come stile etico di un modo di stare nel partito quando all’XI congresso del Pci (1966) rispose all’assedio di critiche alla sua richiesta di ammettere la presenza del dissenso nella vita quotidiana del partito: “non mi avete convinto…”.

Non è il luogo per citare e commentare i numerosi libri e saggi che Ingrao ha scritto e pubblicato. Mi limito a riportare alcune frasi di un breve articolo che dedicò ad uno dei suoi eroi: “Charlot: l’antagonismo dell’eroe buffo” (“La Città futura”, 11 gennaio 1978). “Charlot non è solo un comico. Non è solo una vittima; è uno che combatte sempre, e ‘resiste’. Ricordate il gesto charlottiano: il gesto della mano con cui egli, anche quando si ritira per non buscarle, fa il segno al prepotente di starsene lontano, di stare attento: ribadisce una dignità e una autonomia. Ricordate i finali dei film chapliniani: l’omino si allontana in campo lungo, scrollandosi le spalle, rifiutando l’integrazione; ma non si vede dove porta la strada su cui cammina, ed è un’apparizione solitaria nella strada, anche quando (come nel finale di “Tempi moderni”) sono in due: lui e la donna, quest’immagine tante volte sognata. A voler adoperare un termine gramsciano, si potrebbe dire che nell’omino, anche quando è sconfitto e ripiega, resta sempre viva la dignità dello ‘spirito di scissione’.” Ai baldanzosi vincenti della politica di oggi suggerisco la lettura della sua raccolta di poesie: “Il dubbio dei vincitori” (Mondadori). Auguri, caro Pietro, politico democratico, colto e gentile. Con affetto e riconoscenza…

* direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

tag:

Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it