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Lettera aperta inviata ai curatori del programma ‘Le iene’

Abbiamo avuto modo di vedere il servizio girato da Nina a Gaza e ci stupisce e rattrista che una trasmissione della vostra caratura che ha sempre garantito un servizio ai cittadini, permetta la messa in onda di un filmato che nulla ha a che vedere con la realtà. Se aveste veramente voluto rendere un servizio, avreste dovuto mandare la corrispondente dai capi di Hamas, chiedendo loro, per esempio, perchè nonostante i milioni di euro ricevuti dalla Comunità Europea, dagli Stati Uniti e da infiniti altri donatori da tutto il mondo, quello arabo in particolare, a Gaza vi è l’energia elettrica solo perchè viene erogata gratuitamente dalla società elettrica israeliana. Avreste magari potuto chiedere loro di farvi visitare qualche tunnel e farvi spiegare sulla loro utilità. Avreste potuto andare a visitare qualche scuola o ospedale e cercare di capire perchè al loro interno, come ampiamente testimoniato da vari reporter, presenti sulla Striscia di Gaza e già denunciato dalla stessa UNRWA, l’ente dell’ Onu per i rifugiati palestinesi, dove vi sono stivati interi arsenali di guerra.

Avreste dovuto, almeno per dovere di cronaca, raccontare che i territori israeliani, che confinano con la Striscia, da oltre dodici anni sono sotto il fuoco giornaliero dei mortai e dei missili palestinesi che mirano solo e soltanto alla popolazione civile israeliana.

Avreste dovuto, sempre per dovere di cronaca, raccontare che Israele durante la guerra, ha organizzato un ospedale da campo a ridosso del confine per assistere malati e feriti della Striscia che chiedevano aiuto, come altresì avreste dovuto raccontare quanti sono i malati che ogni giorno superano il confine, con il tanto odiato Israele, per farsi curare nei suoi ospedali. Caso unico nella storia di una nazione che si prende cura dei civili del suo nemico.

Avreste dovuto raccontare che anche durante la guerra i valichi di Israele erano aperti per permettere il passaggio dei generi di prima necessità, notizie filmate e confermate che voi avete volutamente ignorato.

Avreste potuto fare queste e altre cose, avete invece preferito prendere la via della menzogna, organizzando una messinscena degna delle finte vittime che fanno da comparsa ai filmati che i palestinesi ci propinano e ai quali molta gente, ingenua o molto furba, crede.

Avreste potuto fare queste e altre cose ancora, in tutta sostanza avreste potuto fare bene il vostro lavoro. In questa occasione avete dimostrato di fare anche voi parte del coro di demonizzazione di Israele, che si basa su pochissime realtà e un mare di menzogne e oltre a non aver portato rispetto alla completezza della verità, non lo avete portato nè ai vostri telespettatori né alla testata che rappresentate.

Michael Sfaradi- giornalista presso Tel-Aviv Journalists’ Association
Flaminia Sabatello
Laura Rossi
a cui seguono centinaia di firme italiane, israeliane e di altre nazioni

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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