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Da: Comunicazione del Sindaco di Ferrara.

“Ancora una volta l’opposizione preferisce dare spettacolo invece di confrontarsi sui temi concreti. A questo punto è evidente quanto la scelta di lasciare l’aula sia strumentale ad un’azione propagandistica che nulla ha a che vedere con l’esercizio della democrazia. L’ordine del giorno che le opposizioni hanno presentato verrà discusso domani e sarebbe addirittura già stato discusso se le minoranze non avessero lasciato l’aula durante la seduta precedente. A questo punto il consiglio deve proseguire i lavori e non è più possibile sottostare a ricatti e forzature di chi vuole ancora anteporre le logiche di appartenenza al bene dei ferraresi”.

Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, stigmatizza il comportamento dell’opposizione che per la seconda volta ha deciso di lasciare l’aula di consiglio, rinunciando al dibattito sui temi in trattazione.

“Già durante la scorsa seduta le minoranze hanno abbandonato l’aula rinunciando a trattare i temi in discussione e anche l’ordine del giorno che loro stessi avevano preteso di iscrivere con urgenza. In quell’occasione abbiamo deciso di chiudere il consiglio e attendere una nuova seduta nella quale confrontarci democraticamente su argomenti di primaria importanza come la proroga della Commissione d’Indagine sugli affidi, la zona Ztl, il nuovo regolamento per l’accesso agli asili nido e il Documento unico di programmazione, che contiene tutti i principali progetti della giunta per la città”, continua Fabbri.

“Oggi, però, davanti al ripetersi della medesima sceneggiata non possiamo più sottostare ad atteggiamenti ricattatori e finalizzati ad attirare l’attenzione dei media. Quello delle minoranze è un modo di agire inaccettabile che danneggia Ferrara e lede il diritto dei ferraresi a vedere risolte le difficoltà con cui ogni giorno si devono confrontare – conclude il sindaco Fabbri -. Per il bene della città il consiglio deve andare avanti con i lavori, tentando di rimediare, con i fatti e non con le sceneggiate, ai problemi che 70 anni governo monocolore e le amministrazioni Pd che ci hanno preceduto hanno lasciato in eredità”.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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