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Da: Comune di Ferrara

E’ sufficiente visionare il video postato da Marangoni su youtube per giudicare se sia vero o meno che l’assessore Chiara Sapigni sia stata messa effettivamente in grado di svolgere un sereno incontro con i cittadini di Gaibanella.
Sempre guardando il video, chiunque può valutare se i presenti fossero solo cittadini residenti di Gaibanella o anche, invece, (e in misura massiccia e vistosa) esponenti di casa Pound e della Lega provenienti da tutta la provincia, convocatisi via sms con invito “ a portare supporti “ e con l’evidente intento di impedire un confronto sereno.
Ancora una volta, sul tema immigrazione, si attribuisce all’ amministrazione comunale una facoltà di scelta che nei fatti non c’è più da mesi.
L’accoglienza è oggetto di una politica nazionale che ormai nei territori crea sconcerto, ostilità e rabbia, ma questa politica oggi impone alle Prefetture ed agli enti convenzionati di dare ogni giorno risposte per decine di nuovi arrivi, mentre al tempo stesso da settimane nessuno abbandona più le strutture di accoglienza, rendendo la situazione al limite della tollerabilità.
Questo i sindacati di polizia lo sanno perfettamente, i cittadini magari no.
Ferrara fino ad oggi ha collaborato con le autorità preposte nel dare esecuzione a questa politica e si è fatta carico per intero del disagio e della rabbia; gli incontri con i cittadini dovrebbero servire appunto a stemperare questo clima, a spiegare che si sta cercando con grande fatica di fronteggiare un problema epocale, e l’affermazione che la Polizia “e’ TERZA” è davvero pilatesca, a dir poco. Tutte le istituzioni, Polizia compresa, lavorano per la soluzione del problema o il problema accoglienza è solo di Tagliani ?
Poiché ho avuto questo dubbio, ora la lettera improvvida ed inopportuna di alcuni sindacati di polizia me ne dà conferma.
Anche per questa ragione, mio malgrado, ho anticipato al Prefetto – nel lungo incontro di ieri – che la palla ritorna nel suo campo: allora vedremo se le responsabilità saranno davvero condivise e se potremo contare sulla collaborazione, e non sulla “terzietà”, delle forze dell’ ordine.
Se poi il problema è quello di un dissenso rispetto ad alcune scelte di politica nazionale,allora diciamocelo: anche io avrei qualcosa da dire in proposito.
Ma da uomo delle istituzioni,fino ad oggi, ho dato la collaborazione richiesta.
Da domani mi aspetto in proposito più chiarezza da parte di tutti.

Il Sindaco Tiziano Tagliani

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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