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“Toglietevi dalla testa che stampando moneta si risolvono i problemi”. Affermare di voler cambiare i principi di funzionamento attuale del sistema monetario non significa non aver presente questo assunto. Non ci sarebbero argomenti validi per mettere in relazione le due cose, ma visto che l’argomento viene sempre fuori, dà l’idea di una difesa di base dei meccanismi fondanti della distorsione monetaria del mondo moderno. Ciò nonostante gli evidenti squilibri a cui quotidianamente e tragicamente assistiamo.
Una difesa dello ‘status quo’ che passa immancabilmente dall’assioma sistema monetario = stampare moneta e inflazione e, nei casi peggiori, va a scomodare le distorsioni iperinflazionistiche di Weimar e dello Zimbawe (che per la cronaca oggi è in deflazione).

Cerchiamo allora di capire un po’ meglio l’inflazione ma soprattutto di quanto sarebbe invece più utile parlare seriamente di sistema monetario e di un suo rimodellamento, del perché non sia un argomento astruso e avulso dalla nostra realtà quotidiana ma che anzi la modelli a sua immagine e somiglianza.
In un mondo semplice che adotta politiche monetarie semplici stampare più moneta di quella che è la capacità di produrre e scambiarsi beni e servizi provoca l’ovvia conseguenza che un parte di quella moneta stampata sia inutile, si crea quindi inflazione e nella sua espressione peggiore iperinflazione. D’altra parte, sempre in questo sistema semplice, stamparne troppo poca rispetto ai beni e servizi circolanti renderebbe impossibile scambiarsi tali beni e servizi e, nella sua espressione peggiore, la mancanza di moneta in circolazione provoca deflazione.

In un sistema così “primordiale” l’unico sforzo che dovrebbe fare lo Stato è che ci sia corrispondenza tra beni e servizi circolanti e moneta prodotta. Potrebbe farlo direttamente o grazie all’aiuto di una banca centrale che operi nell’interesse pubblico.
Purtroppo oggi non è più così semplice descrivere, e tanto meno prescrivere, ciò che succede nel mondo dell’economia. Il mondo non è più semplice, si basa su interrelazioni sociali, economiche e monetarie globali per cui i ragionamenti si complicano. Abbiamo ad esempio che il Giappone, avendo bisogno di inflazione, per anni pompi moneta nell’economia ma non riesca a raggiungere il suo obiettivo, condiviso tra l’altro anche dall’eurozona. Anche qui, infatti, l’aumento di emissione monetaria non ha prodotto un aumento dell’inflazione come invece sarebbe successo nel nostro mondo semplice. In Europa succede addirittura il contrario, cioè fenomeni deflazionistici a fronte di aumento di emissione monetaria.

  • Quindi, per fissare un paio di principi:
    stampare non risolve tutti i problemi;
    stampare, oggi, non vuol dire inflazione.

Per andare avanti bisogna fare qualche passo oltre il mondo semplice ed arrivare a quello che potremmo chiamare mondo complicato. In questo mondo complicato esistono una serie di strutture tra lo Stato e la gente che allontana gli uni dagli altri e ciò che fa l’uno arriva per lo più distorto all’altro. Tra i due ci sono le banche, gli istituti finanziari (ops, oggi sono la stessa cosa), i derivati, i comitati tecnici che governano gli Stati, le infiltrazioni della finanza nelle scelte politiche, gli interessi delle multinazionali, gli interessi dei grandi interessi alla libera circolazione dei capitali e dei prodotti finanziari e poi ci sono le borse, le aste dei titoli di stato, ecc.,ecc..

Succedono allora cose strane. Ad esempio che una Banca Centrale stampi moneta ma che questa moneta non arrivi al mercato reale, quindi non incide sulla vita delle persone che invece ne avrebbero bisogno perché non possono procurarsela in altro modo se non ricevendola dai canali ufficiali. Succede anche che le aziende, mancando di credito nonostante il mondo sia inondato di moneta, chiudano.

Peccato, la piccola azienda italiana ha peculiarità tutte italiane: è legata al territorio, crea ricchezza che lascia sul territorio e se prospera, prospera tutto il circondario. Ma qualcuno è convinto che grande è meglio, sempre.
Arriva allora la multinazionale, la grande azienda magari straniera, a sopperire, ad occupare il posto liberatosi. E’ grande, quindi non ha problemi di credito perché nel mondo complicato la concorrenza non è leale, non a tutti vengono date le stesse possibilità, quindi se sei grande vinci facile, soprattutto se lo Stato non controlla, si tira via dalla lotta e anzi non crea le condizioni perché la piccola azienda possa prosperare e continuare la sua attività. Lo Stato, non agendo, in pratica agisce a favore del più forte.

Ci conviene? La multinazionale non lascia i suoi profitti in Italia, ci sta finché ne ha convenienza ovvero fino a quando non trova un altro posto libero dove poter diminuire le spese e aumentare i suoi profitti. Non è legata al territorio, per lei quello è solo un posto dove ricavare profitti, la comunità non esiste come voce nei suoi bilanci. Ci piace questo? A me no, ma è facile per me, sono italiano e guardo al benessere della mia nazione non ai profitti della multinazionale.

Ma ritornando al punto, dove finiscono questi soldi stampati e come mai la Banca Centrale del mondo complicato non li fa arrivare alla gente? Perché stampa solo una piccola parte della moneta in circolazione (circa il 7%) e la fa passare attraverso quelle infrastrutture di cui sopra, le banche e tutto il resto. Viene moltiplicata quasi all’infinito e passata ai mercati finanziari lasciandone le briciole al mercato reale, quello dei beni e servizi che ci servono per vivere.

Le banche creano infatti circa il 93% della moneta in circolazione. E questo è un male? Anche qui, come al solito, dipende! Se lo Stato avesse un meccanismo di controllo della creazione e dell’allocazione della moneta, allora forse non sarebbe un problema. Meccanismo che ad oggi non ci sono perché sono stati eliminati con provvedimenti legislativi, si badi bene, cioè attraverso una volontà politica e non un violento golpe.

Il mondo complicato che ci è stato cucito addosso, utilizzando un sistema monetario perverso che fa da chiave di volta, vive di diseguaglianza, in ogni senso. E’ fatto in modo che sia sempre il più forte a vincere e che siano sempre i suoi interessi a prevalere. Solo questo è il motivo per cui le aziende chiudono, le condizioni di lavoro peggiorano e si vedono in giro sempre più catene di supermercati invece che i piccoli negozi di generi alimentari. Ci tolgono il piacere della chiacchiera con la proprietaria perché bisogna essere veloci, comprare il più possibile e sempre, di domenica come a Natale e Pasqua, come delle macchinette senza anima.

La situazione peggiora a favore di qualcosa che è poco naturale per gli esseri umani ma dovrebbe essere assolutamente impensabile in Italia dove ancora crediamo sia bello pranzare con tutta la famiglia e fare due chiacchiere bevendo un caffè. Abbiamo fretta di cambiare, di trasformare la cucina mediterranea in pancarré con bacon. Starbucks e McDonald’s hanno un senso in un Paese come l’Italia? E’ progresso, giusto.

Abbiamo un mondo che gira intorno ad un sistema monetario sbagliato, che permette privilegio e diseguaglianza, che per funzionare in questo modo ha bisogno di poche regole, di Stati distratti e governi compiacenti. Se questo ci piace allora non ci sono problemi, la strada è stata tracciata e possiamo anche smettere di chiederci perché diminuiscono i posti in ospedale, i servizi peggiorano, le piccole banche falliscono ed adattarci a comprare arance marocchine e olio tunisino.

La buona notizia, per quelli che “mi piacerebbe cambiare”: il sistema si regge su scelte politiche, è iniziato per scelte politiche, continua per scelta politica.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

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