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Martedì 3 marzo riprende finalmente il confronto che si tiene al Tavolo partecipativo per lo studio della ripubblicizzazione del servizio di gestione dei rifiuti. Era stato attivato con una delibera del Consiglio Comunale del 22 ottobre 2018, dopo che nei mesi precedenti erano state raccolte quasi 1000 firme di cittadini su una proposta di delibera di iniziativa popolare, promossa da vari soggetti, tra cui l’Associazione Ferraraincomune (ora Il Battito della Città. Il Tavolo partecipativo si era riunito due volte nei primi mesi del 2019, per poi fermarsi con l’approssimarsi della scorsa tornata elettorale amministrativa, e ora, dopo un’inerzia poco giustificabile da parte della nuova Amministrazione Comunale, anche grazie alle richieste reiterate, è stato finalmente fissato  l’appuntamento per riprendere quella discussione.

Lo si farà a partire da un documento predisposto da Atersir, l’Agenzia regionale relativa alla gestione del servizio idrico e di quello dei rifiuti. Tale approfondimento, pur di carattere preliminare, ci consegna una serie di elementi che portano a dire che il percorso di ripubblicizzazione del servizio dei rifiuti nel Comune di Ferrara, sottraendolo ad Hera per affidarlo ad un’azienda pubblica di nuova costituzione, è più che fattibile. Infatti, servono circa 6 milioni di Euro per dar vita a una nuova Azienda Pubblica Comunale, risorse che si possono tranquillamente recuperare tramite l’intervento di Holding Ferrara Servizi Srl, che ha un capitale sociale di circa 81 milioni di Euro e riserve per oltre 7 milioni di Euro.

Sarebbe un’operazione del tutto analoga a quella realizzata a Forlì e in altri 12 Comuni limitrofi, che nel 2017 hanno dato vita alla Spa a totale capitale pubblico Alea Ambiente, con un capitale sociale iniziale di 2 milioni di Euro (che si sta portando appunto a 6 milioni) fornito da Livia Tellius Romagna Holding Spa, la partecipata del Comune di Forlì e altri Comuni della provincia, omologa a Holding Ferrara servizi Srl. E’ ovvio, questa è una valutazione importante, ma non consente ancora una decisione definitiva, che può e deve poggiare saldamente sulla messa a punto di un vero e proprio piano industriale, economico e finanziario della nuova azienda pubblica. E’ questo il passaggio che dovrà compiere l’ Amministrazione Comunale di Ferrara e al quale non penso si possa sottrarre, a meno che non ci sia una volontà pregiudiziale di proseguire in una logica di privatizzazione dei servizi pubblici e di subalternità nei confronti di Hera Spa. il colosso Hera che – sarà bene ricordarlo – continua a gestire a Ferrara il servizio dei rifiuti in un regime di proroga, visto che l’affidamento è scaduto alla fine del 2017.

Ma ancor prima che fattibile, la scelta della ripubblicizzazione della gestione del servizio dei rifiuti – come di tutti i servizi che erogano i Beni Comuni, a partire dal servizio idrico – è quella più utile per rispondere ai bisogni dei cittadini e all’interesse generale. Infatti, operare tale scelta significa almeno affermare 3 questioni di fondo che attengono all’organizzazione sociale e alla convivenza nella città.

La prima questione riguarda scegliere con decisione la strada di un’economia circolare e sostenibile dal punto di vista ambientale, fondata anche sul risparmio, il riciclo e il riuso dei prodotti. Per il ciclo dei rifiuti, significa passare attraverso una forte raccolta differenziata per ridurre il rifiuto non riciclabile e, soprattutto, per la riduzione della quantità dei rifiuti prodotti, obiettivi che si possono realizzare se assunti come priorità e finalità proprie, come può fare una gestione pubblica e non una di carattere privatistico, orientata invece alla massimizzazione dei profitti e dei dividendi. E’ appunto quest’ultimo il caso di Hera, una società mista pubblico-privata quotata in borsa: basti pensare che nel periodo 2010-2018 essa ha, in termini cumulativi, realizzato utili pari a 1 miliardo e 714 milioni di Euro e distribuito dividendi ai suoi azionisti per 1 miliardo e 180 milioni di Euro, pari a circa il 70% degli utili. L’ultimo piano industriale 2020-2023 di Hera mette forte enfasi sul fatto che i dividendi aumenteranno costantemente, raggiungendo nel 2023 un incremento del 20% rispetto al 2018. Di contro, si possono citare i risultati raggiunti dall’azienda pubblica forlivese Alea Ambiente Spa che, ad un solo anno dalla sua nascita, è arrivata all’80% di raccolta differenziata e ridotto del 35% il rifiuto totale prodotto. Intanto, nel 2019, Alea ha avviato all’incenerimento oltre 48.000 tonnellate in meno di rifiuto secco non riciclabile rispetto al 2017.

Il secondo punto rilevante è quello di considerare i Beni Comuni, e quindi i servizi che li erogano, come servizi pubblici a tutti gli effetti, da gestire in una logica di pareggio tra costi e ricavi, senza che su di essi gravi un profitto garantito (cioè una rendita) ai soggetti sche ne sono proprietari. Non a caso, invece, l’impostazione privatistica, che esiste anche nel servizio di gestione dei rifiuti, fa sì che venga riconosciuta la cosiddetta ‘remunerazione del capitale investito’ che, nel caso specifico, riconosce ad Hera, per il servizio svolto nel comune di Ferrara, ben 1 milione e 371mila Euro all’anno, a partire dal 2020. Risorse che non avrebbe senso, se non eventualmente in una fase iniziale, riversare sulla nuova azienda pubblica e che invece potrebbero ritornare ai cittadini sotto forma di riduzione tariffaria.

Infine, terzo ma non ultimo per importanza, una nuova gestione pubblica del servizio dei rifiuti potrebbe rappresentare un’occasione per costruire, anche in quest’ambito, forme di democrazia partecipativa, che vedano il protagonismo dei cittadini e dei lavoratori. Da sempre, infatti, quando si parla di Beni Comuni, l’idea della gestione pubblica va di pari passo con il fatto che essa sia anche partecipata. Si potrebbe, ad esempio, pensare di dar vita (almeno in via sperimentale) ad una sorta di Consiglio di Gestione, con la presenza di rappresentanti dei lavoratori e dei cittadini, che affianchi gli organi di direzione dell’azienda nella definizione delle scelte di fondo su cui strutturare il servizio stesso come nella promozione di comportamenti “virtuosi” per la preservazione del patrimonio ambientale.
Insomma, la ripubblicizzazione della gestione del servizio rifiuti può diventare un tassello importante di un progetto di città innovativa, capace di ricostruire legami sociali e identità collettiva: un progetto – e al fondo di esso, una visione, una direzione politica – del tutto alternativo rispetto all’impostazione dell’attuale Amministrazione Comunale che si poggia, invece, su un’idea di città chiusa in sé stessa e incapace di guardare al futuro.

Nota di redazione: chi volesse ricostruire la storia tutta ferrarese della battaglia civile per i Beni Comuni, e quindi per togliere ad Hera Spa il Servizio Raccolta Rifiuti in favore di una Azienda Pubblica Comunale, può rileggere gli articoli dedicati all’argomento usciti su Ferraitalia: Turismo dell’indifferenziata? Autodifesa di un (buon) cittadino ferrarese contro le fatidiche calotte (settembre 2017) ;  Ferrara città verde non smeraldo (dicembre 2017) ; L’era glaciale. Quale gestione dei rifiuti oltre le calotte? (dicembre 2017)Democrazia e rifiuti. La partecipazione fa paura. (ottobre 2018) ;  Ferrara: rifiuti e democrazia Approda in Consiglio la delibera di iniziativa popolare (ottobre 2018) la battaglia sui rifiuti è appena cominciata E per lo studio di fattibilità serve un ente senza ombre (novembre 2018)

 

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Corrado Oddi

Attivista sociale. Si occupa in particolare di beni comuni, vocazione maturata anche in una lunga esperienza sindacale a tempo pieno, dal 1982 al 2014, ricoprendo diversi incarichi a Bologna e a livello nazionale nella CGIL. E’ stato tra i fondatori del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua nel 2006 e tra i promotori dei referendum sull’acqua pubblica nel 2011, tema cui rimane particolarmente legato. Che, peraltro, non gli impedisce di interessarsi e scrivere sugli altri beni comuni, dall’ambiente all’energia, dal ciclo dei rifiuti alla conoscenza. E anche di economia politica, suo primo amore e oggetto di studio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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