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Da: Made eventi

Sfida tra cuochi a colpi d’anguilla il 29 settembre ai Trepponti

COMACCHIO- Sarà Stefano Callegaro, il vulcanico vincitore dell’edizione 2015 di Mastechef, il primo grande chef ad inaugurare la XX edizione della Sagra dell’Anguilla di Comacchio.
Alle ore 15 del 29 settembre, in piazzetta Trepponti, verrà organizzata una vera e propria sfida a colpi di tegame ed anguilla fra alcuni cuochi che hanno cucinato nelle precedenti edizioni dell’evento comacchiese. Stefano Callegaro, in veste di presidente di una giuria selezionata, avrà il compito di decretare lo chef migliore della Sagra. In palio ci sarà il titolo di cuoco dei cuochi, simbolico ma di grande prestigio.
Stefano Callegaro, 46 anni, di Adria, ex agente immobiliare, deve la sua notorietà alla vittoria di Masterchef del 2015 decretata da tre super guru della cucina come Bruno Barbieri, Carlo Cracco e JoeBastianich ed anche alle polemiche che ne seguirono, dalle quali però è uscito alla grande con il riconoscimento della legittimità della sua vittoria.
Stefano, quale sarà il metro di giudizio che seguirà per aggiudicare il titolo?
“Credo che la ricerca di un piatto coerente in cui l’anguilla ovviamente sarà la protagonista indiscussa, sia una delle valutazioni più importanti. Altrettanto fondamentale sarà la valorizzazione della materia prima. La gara si svolgerà consegnando ai cuochi diversi ingredienti a sorpresa, l’unica certezza che avranno è che sarà presente l’anguilla – prosegue – quindi, oltre alla valorizzazione della materia prima, gli chef dovranno anche usare tutta la loro creatività e da ultimo, ma non per ultimo l’impiattamento, cioè come si presenterà il piatto, avrà un ruolo importantissimo”.
E a questo punto scende in campo Stefano Callegaro.
“Una volta che i cuochi in gara avranno terminato il loro lavoro, io userò gli stessi ingredienti che sono stati forniti loro ed eseguirò una mia interpretazione del piatto: l’anguilla allaCallegaro. Insomma, sarà una grande sfida sui Trepponti!”.
So che ha in serbo grandi progetti per il futuro.
“Si stanno muovendo tante cose importanti. Innanzi tutto sono molto orgoglioso della prossima uscita del mio terzo libro: Zenzero e melissa, storia di cibo e di vita E’ un libro scritto a quattro mani con l’autore di programmi Rai Giuseppe Bosin.Ho in cantiere anche un programma con la Rai ed uno con Sky. Entrambi andranno in onda nel prossimo autunno/inverno”.
Dunque un futuro sul piccolo schermo.
“Non solo. Sono molto orgoglioso anche della mia prossima collaborazione continuativa con una delle più importanti scuole di cucina italiane che si trova a Milano, cioè Teatro 7 Lab. E’ un grande riconoscimento che mi viene fatto dopo tanti anni di impegno e di lavoro e non ultimo, dopo la chiusura definitiva, a mio favore, della spiacevole vicenda che mi ha visto protagonista con Masterchef”.

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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