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da: ufficio stampa Coopcamelot

Al Giardino delle Capinere, il centro di recupero per fauna selvatica della Lipu di Ferrara, i richiedenti asilo si prendono cura degli animali feriti.

Nei giorni scorsi la Lipu di Ferrara ha presentato il Report 2015. Per farlo ha utilizzato il disegno di un albero che simboleggia il Giardino delle Capinere, il centro che, da 30 anni, cura volatili e piccoli animali selvatici. Le radici sono i volontari dell’associazione, e i rami sono le tante realtà collegate al centro. Tra queste c’è anche Camelot, che dal settembre 2015, ha attivato la possibilità per i richiedenti asilo di svolgere al centro attività di volontariato.

“Qui curiamo gli animali selvatici, che sono i più svantaggiati della terra, così ci è venuto naturale accogliere i richiedenti asilo come volontari”.
Davide Tartari, collaboratore della Lega Italiana Protezione Uccelli, spiega così il motivo per cui la Lipu di Ferrara ha aperto le porte ai richiedenti asilo accolti dalla cooperativa sociale Camelot.

Vengono investiti dalle le auto o sbattono contro le vetrate delle case: è soprattutto così che ogni anno, nel nostro territorio, oltre mille uccelli di ogni specie si spezzano le ali, le zampe o il becco. Se sono fortunati, vengono raccolti e portati al Giardino delle Capinere, il centro di recupero per la fauna selvatica di via Porta Catena, 118. Assieme a loro anche piccoli animali selvatici come ricci o volpi.

Immerso in un boschetto a ridosso delle mura, il centro è gestito da alcune figure di personale che si occupano degli animali, oltre che delle attività educative e divulgative.
Accanto a loro ci sono dei volontari che li affiancano nella manutenzione del verde e della struttura oltre che nell’assistenza agli animali, sia quelli in via di guarigione, che quelli che invece, a causa dei traumi subiti, rimarranno custoditi nel Giardino.

“Non avevo mai fatto niente del genere prima d’ora. Sto imparando tante cose nuove sulla cura degli animali e sui nomi delle piante”.
A raccontarlo è Eric, un richiedente asilo ospitato nella casa di accoglienza di Cona gestita da Camelot.

“In Nigeria nessuno mi ha mai aiutato, qui ho trovato delle persone disponibili alle quali sono molto grato. Mi piacerebbe continuare a rendermi utile in questo centro”.
E’ anche grazie al suo contributo se oltre la metà degli animali salvati sono poi stati rimessi in libertà.

Oltre ad Eric, fino a fine 2015, anche Happy, un altro richiedente asilo proveniente dalla Nigeria, ha scelto di dedicare al centro due giorni a settimana per dare il proprio contributo volontario. Ora sta per arrivare anche Modou, richiedente asilo della Sierra Leone.

“Non ci interessa occuparci di fauna e basta”, chiarisce Lorenzo Borghi, delegato provinciale Lipu. “Per noi occuparci di animali, è un modo per fare qualcosa per la città e per tutti quelli che ci abitano”.

La Lipu esiste a Ferrara dal 1985 e quest’anno festeggia il suo trentennale. Accogliere il volontariato dei richiedenti asilo è un modo per far interagire sempre di più questa isola verde con il resto del mondo.

Il volontariato è un buon modo per integrarsi in una comunità e contribuire a migliorarla.
Per questo, prima la Regione Emilia – Romagna con un accordo siglato con le Prefetture, il terzo settore, le cooperative sociali e i sindacati, e poi l’Asp di Ferrara con un protocollo d’intesa con quindici associazioni del territorio, l’estate scorsa, hanno aperto ai richiedenti asilo la possibilità di prestare il loro aiuto spontaneo e gratuito a chi ne ha bisogno.
Si è infatti convenuto che una delle criticità connesse all’accoglienza fosse quella relativa alla inattività dei migranti, che si riflette negativamente anche sul tessuto sociale ospitante.
Anche la cooperativa Camelot ha così attivato delle esperienze di volontariato per i beneficiari delle strutture che gestisce. Queste sono le storie di queste esperienze.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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