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Sono passati pochi giorni dall’ultima commissione sulla grave situazione delle pratiche presso lo sportello unico edilizia, durante la quale, ancora una volta, abbiamo sentito il Direttore Generale lamentare un eccesso di personale del Comune di Ferrara che dovrà, per bocca sua e per volere della giunta, subire una ancora più consistente diminuzione nei mesi e negli anni a venire – parallelamente ad una esternalizzazione di numerosi servizi ai cittadini – che ecco una nuova emergenza, questa volta presso gli uffici del servizio elettorale.

A dover sbrigare l’enorme mole di lavoro, conseguenza diretta della raccolta firme dei referendum di cui si parla in queste settimane, tramite il rilascio dei certificati elettorali, sono soltanto due dipendenti comunali del servizio elettorale, accanto ad un già ridimensionato (per numero dipendenti e monte ore) ufficio anagrafe.
Il Direttore Generale insiste con le sue ricette dimagranti per il nostro Comune, ribadendo l’obbligo per l’amministrazione di non aumentare la spesa. Serve, anche fuori dall’aula del Consiglio, ricordargli che tale obbligo non è incompatibile con il mantenimento della spesa attuale né tantomeno con la sostituzione dei dipendenti che vanno in pensione con assunzioni di dipendenti giovani (che peraltro avrebbero un costo annuo inferiore a chi vanta anzianità di servizio).
Il Direttore Generale dovrà pur spiegare come è compatibile la retorica del Comune “sovrabbondante” con la perenne difficoltà degli uffici nell’erogare servizi di ordinaria e straordinaria amministrazione, ma soprattutto come si concili con le esternalizzazioni. O di un servizio non c’è bisogno, o di un servizio c’è bisogno. Se lo esternalizzi, significa che serve.
Il Direttore Generale, infine, dovrebbe ricordare al Sindaco Fabbri che Ferrara non è Bondeno.
Ferrara conta poco meno di 132.000 abitanti che necessitano del funzionamento di tutti i servizi che un comune come il nostro è tenuto a fornire.
L’ufficio elettorale ha una importanza fondamentale per il corretto funzionamento della democrazia e per il libero e pieno esercizio dei diritti dei cittadini: non è un capriccio dei promotori referendari e non è opzionale che il nostro Comune si impegni perché le dipendenti e i dipendenti degli uffici non si trovino a gestire situazioni straordinarie in totale mancanza di sostegno e supporto da parte di chi l’amministrazione governa e organizza.
Ilaria Baraldi
Consigliera Comunale PD

 

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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