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Giusto che ce ne siano più in aziende, ma serve formazione e tutoraggio

Bologna – Che si tratti di donne o di giovani, il meccanismo delle quote non convince Valentina Marchesini, giovane, donna e con incarichi dirigenziali nell’azienda di famiglia, la multinazionale del packaging di Pianoro. “Ovviamente, non è che non sono d’accordo sul fatto che ci dovrebbe essere i giovani nel cda”, dice commentando l’appello del presidente della Camera di commercio, Valerio Veronesi, che propone di adottare il sistema delle quote per favorire l’ingresso dei giovani in ruoli chiavi nelle imprese bolognesi che hanno bisogno di comptenze nuove, soprattutto in ambito digitale. “Io sono contraria al sistema delle quote, perché le quote rappresentano un grandissimo rischio. Per fare una cosa fatta bene, per consentire ai giovani o alle donne di entrare nei consigli di amministrazione, rischiamo di promuovere delle persone non di valore, solo per una caratteristica che hanno. Questo lo trovo sbagliato”, sostiene Marchesini.
“Sono abbastanza d’accordo che nel processo di digitalizzazione è fondamentale che intervenga una generazione che ha la digitalizzazione nel sangue, d’altra parte per stare in posizioni di potere è necessaria dell’esperienza”, ricorda la manager. “Mi piacerebbe parlare più che di scontro generazionale, parlare di incontro generazionale. Mi piacerebbe che ci fosse più accompagnamento, perchè una buona squadra può essere timonata da qualcuno con esperienza e da qualcuno con la sfrontatezza tipica della gioventù”, rilancia. “Quando si parla di digitalizzazione, peraltro, si parla di persone veramente giovani, che potrebbero non avere le competenze necessarie”, azzarda Marchesini.

“Forse il primo passo dovrebbe essere fatto dalla politica e dalle istituzioni pubbliche, le aziende pubbliche dovrebbero dare il buon esempio”, propone Valentina Marchesini. “C’è, dunque, una questione importantissima di formazione: le persone anziane che siedono in posti di responsabilità ci sono arrivate perché hanno fatto una formazione molto lunga. Chi è che tira su un giovane? Più che mettere delle quote, forse bisogna creare situazioni di accompagnamento”, immagina Marchesini. “Io ho, forse, un punto di vista viziato, perché oggi il gruppo direzionale della Marchesini è quasi per la metà composto da direttori di area under 50. Credo che l’equilibrio sia opportuno. E poi, quanto lottiamo noi per avere quel posto? Delle volte dobbiamo anche pensare che fa comodo stare all’ombra di un altro, lasciare ad altri la responsabilità delle decisioni”, nota.
“Sicuramente i nostri vecchi sono un po’ attaccati alla seggiola, ma credo anche che valga sempre il merito, per cui se sei una persona che vale, vai avanti. Secondo me c’è prima di tutto la competenza: studiare, farsi avanti, pretendere. Da parte delle persone più esperte bisognerebbe trovare un modo di accompagnamento che non è la quota. Per esempio: per tre anni un consigliere anziano si mette accanto un consigliere giovane a cui fa da tutor, dopo tre anni gli lascerà il suo posto”, immagina l’imprenditrice. “Più che le quote mi piacerebbe un meccanismo di passaggio del testimone. Entrambe le voci sono importanti, quella di chi innova e quella di chi ha vissuto l’azienda e la conosce”, conclude.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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