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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Assegnati 10 riconoscimenti, su 43 candidature, della prima edizione del “Premio responsabilità Sociale d’impresa” rivolto a aziende, ad associazioni o consorzi di imprese, Comuni, Unioni di Comuni e Città Metropolitana. L’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi: “È impossibile avere una visione strategica dell’economia senza pensare alle persone che lavorano nelle imprese e all’ambiente e al territorio dove le imprese sono inserite”

La Regione premia le imprese responsabili. Oggi sono stati assegnati 10 premi, su 43 candidature, del “Premio responsabilità Sociale d’impresa” ad aziende, ad associazioni di imprese o consorzi di imprese, Comuni, Unioni di Comuni e Città Metropolitana. A questi si aggiungono 10 menzioni nella ‘Sezione speciale’ a progetti sviluppati sul territorio regionale.
Il premio, alla sua prima edizione, consiste in un contributo regionale a titolo di parziale riconoscimento di spese da sostenere per azioni di implementazione, sviluppo e diffusione dei progetti e delle buone pratiche avviate che va dai 10 ai 15 mila euro.
Le imprese e gli enti premiati per le migliori buone prassi di responsabilità sociale sono in Emilia-Romagna. Per le imprese sono state premiate: Remark Srl Vignola (Mo), Carpigiani Group Anzola Emilia (Bo), L’ovile Cooperativa Sociale Reggio Emilia (Re) e Cooperativa Sociale Kara Bobowski Modigliana (Fc). Mentre per le associazioni di imprese/consorzi di imprese: Impronta Etica Zola Predosa (Bo), Consorzio Parma Couture di Parma, Csr Consorzio Sociale Romagnolo Cooperativa Sociale Rimini. Tra i Comuni, Unioni di Comuni e Città Metropolitana: Unione di Comuni Valli Del Reno, Lavino e Samoggia, Comune di Ravenna, Comune di Savignano sul Panaro.
«L’idea di progresso che abbiamo non si può basare solo sulla mera crescita economica, ma deve tenere insieme una serie di fattori più ampi del vivere sociale. E’ impossibile – ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi durante la premiazione – avere una visione strategica dell’economia senza pensare alle persone che lavorano nelle imprese e all’ambiente e al territorio dove le imprese sono inserite. Il cui benessere e la qualità incidono a loro volta sulla crescita e la produttività dell’intero sistema. E qui entra in gioco la responsabilità sociale d’impresa, da protagonista nella sua natura di strategia aziendale trasversale e di lungo periodo, attenta alle persone capaci di acquisire vantaggio competitivo, migliori prestazioni, processi di miglioramento dell’ambiente. La Regione è dunque impegnata a 360 gradi perché legalità e responsabilità sociale siano e rimangano al centro delle proprie politiche e supportino le aziende nel loro percorso di sviluppo, se possibile anche semplificando i loro rapporti con la Pubblica amministrazione a livello territoriale e locale».
La Regione promuove la cultura della responsabilità sociale d’impresa e l’impresa sociale sostenendo progetti che coinvolgano le imprese di qualunque settore produttivo, ma anche le parti sociali e gli enti che operano per la promozione della responsabilità sociale.
L’intervento, approvato con delibera di Giunta regionale nel luglio scorso, si inquadra nell’attuazione della Legge regionale 14/2014 (art. 17 – premio regionale per promuovere la cultura della responsabilità sociale d’impresa e l’impresa sociale sostenendo progetti di imprese, parti sociali e enti che operano per la promozione di RSI), relativa alla promozione degli investimenti in Emilia-Romagna ed è coerente con gli indirizzi dell’Unione europea. Azione in linea con i Programmi per le Attività produttive, la ricerca e il trasferimento tecnologico e con la propria Legge regionale n. 6/2014, Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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