Skip to main content

Nell’anno dell’ottantesimo anniversario dell’inaugurazione della metropolitana moscovita, il Museo di Mosca dedica una bella mostra alla città in movimento, all’importante storia dei suoi trasporti, dai cavalli, ai taxi fino ai moderni battelli sulla Moscova. Dal 18 aprile al 31 Maggio, lo spettatore può viaggiare nel tempo, a bordo di carrozze o tram.
Quando, a Mosca, le macchine sostituirono i bus trainati da cavalli? Quando sono arrivate le prime linea regolari di trasporto e quando i bus e i trolleybus? E sapete quando sono state posate il primo binario di un tram o la prima linea della metropolitana?

mosca-mostra-trasporti
‘Konka’, mezzi trainati da cavalli, inaugurati nel 1864

Alla mostra, lo spettatore può trovare tutte le risposte, ci sono spiegazioni, fotografie, filmati, immagini, manifesti, cartelli e oggetti d’epoca curiosi e interessanti. Storia per tutti.
Mosca è, ed è sempre stata, una capitale enorme, dinamica, in costante movimento e cambiamento. Come cresce lei, così il suo sistema di trasporti, che si adegua. Le prime strade ferrate erano state costruite nel 1843, la prima stazione aperta nel 1851, i mezzi trainati da cavalli (i “konka”) erano arrivati nel 1864, il primo progetto di metropolitana risaliva al 1875 (non decollato).

mosca-mostra-trasporti
Stazione di metro
mosca-mostra-trasporti
Gente sulla metro
mosca-mostra-trasporti
I primi trolleybus

Nel 1907 arrivavano, intanto, gli autobus. Un pirmo progetto di metropolitana della tedesca Siemens era stato concepito nel 1923, un’idea che, nel 1925, comprendeva 80 km di linea e 86 stazioni ma che era rimasta sulla carta. Nel 1931, si sarebbe nuovamente iniziato a lavorare sul progetto. La prima linea, che collegava la stazione Sokol’niki alla stazione Park Kultury, con una diramazione per la Smolenskaja, fu aperta il 15 maggio 1935. La diramazione divenne la linea Arbatskaja, che, nel 1937, arrivava fino alla stazione Kievskaja, attraversando la Moscova su un ponte. Prima della II guerra mondiale, vennero aperte altre due linee. Nel marzo del 1938, la linea Arbatskaja fu prolungata fino alla stazione Kurskaja’, nel settembre dello stesso anno fu aperta la linea Gor’skogo-Zamoskvoreckaja, che andava dalla stazione Sokol alla Teatral’naja. I progetti per una terza espansione della metropolitana furono terminati durante la II guerra mondiale, con due nuovi tratti: Teatral’naja-Avtozavodskaja e Kurskaja-Izmajlovskij Park. Dopo la guerra iniziò una quarta fase di espansione: la linea Kol’cevaja e la parte sotterranea della Arbatskaja, da Ploščad’ Revoljucii a Kievskaja. La costruzione delle parti profonde della Arbatskaja coincise con gli anni della guerra fredda; le stazioni dovevano anche fungere da rifugi in caso di attacco atomico. Per le stazioni aperte negli anni 1957-1958 si usa per l’ultima volta (la quinta) il termine “piani di espansione”.

mosca-mostra-trasporti
Cartello del tram
mosca-mostra-trasporti
Manifesto pubblicitario
mosca-mostra-trasporti
Cartelli e biglietti
mosca-mostra-trasporti
Rotolo di biglietti
Altra auto d’epoca
“konka
Una delle prime auto Ford

Fra poco, la metropolitana, compie, dunque, 80 anni. E tanti auguri. Se oggi ci si muove molto, e principalmente, in metropolitana, bus e trolleybus cittadini non sono da meno. Ammetto che il mio primo tentativo di viaggiare su un trolleybus, all’arrivo a Mosca, non è stato dei più felici, perché, in pieno inverno con freddo, gelo e neve, si è fermato almeno tre volte, con la povera autista (una signora rubiconda, dinamica e forzuta) costretta a salire, a più riprese, sul tetto dell’automezzo per rimettere in linea i cavi. Ma se si vuole vedere la città dall’esterno, resta un mezzo interessante. Un mezzo che ha una storia lontana: quei trolleybus furono, infatti, inaugurati il 15 novembre 1933, con una prima linea che collegava la città con il villaggio di Pokrovskoe-Strešnevo, a nord-ovest, luogo natale della moglie di Lev Tolstoj, e arrivati in città nel gennaio 1934.

Nelle sale della mostra, ci sono anche oggetti curiosi: biglietti del bus, della metropolitana, giornalieri, stagionali, colorati, timbrati e non, ricordi conservati nelle mani e nelle borse di giovani ragazze o di bambini festosi, chissà quanti di loro con quei viaggi sono andati a trovare fidanzati, mariti, parenti o amici, passando giornate spensierate e felici. E ci sono uniformi di tassisti, di conducenti e di lavoratori della metropolitana. Le loro vite trascorrevano su quei trasporti, ogni giorno, incrociando centinaia di vite e di viaggiatori.

mosca-mostra-trasporti
Quadro di Belov con signora elegante in metro

C’è un bel quadro di Belov che ritrae una signora elegante persa in mezzo a viaggiatori che trasportano verdure e cibi da portare magari ai propri noni che aspettano per il pranzo della domenica. Simpatico vedere un cappello elegante perso fra aghi di pino, borse con il pane e caschi di verdura. Tenero ricordo.
Non mancano cartine, poster e manifesti, orari, consultati per mille ragioni, per mille storie diverse l’una dall’altra, per viaggi che portavano tutti da qualcuno e da qualche parte. Memorie di moscoviti sono racchiuse lì, in quelle sale, il grande orologio della stazione che consultava con impazienza, perché si voleva partire e arrivare presto dalla persona amata.

mosca-mostra-trasporti
Grande orologio di una delle prime stazioni metropolitane di Mosca

Memorie che sono anche le nostre, quelle di mamme e nonne che ci raccontavano i viaggi sui primi autobus o le prime scale mobili (perché anche quello erano corti ma nuovi viaggi). Di come ci si saliva per arrivare più in fretta, rapiti dalla modernità, dalla velocità, dal progresso. Oggi anche Mosca festeggia i suoi ricordi, i suoi trasporti, il suo mondo. Mentre si prepara a festeggiare un altro evento, quello della Vittoria, un 9 maggio, per alcuni aspetti, diverso da quello di tanti anni fa ma sempre uguale nella sua essenza: la capitolazione della Germania nazista, 70 anni dopo.
Mosca celebrerà, comunque, come sempre, chi vuole esserci ci sia.

La mostra si tiene al Museo della città di Mosca, bd. Zubovsky 2, fino al 31 Maggio 2015.
Per visitare il sito della mostra [vedi].

Si ringrazia la responsabile dell’ufficio stampa del Museo, Anastasia Fedorova.

Fotografie di Simonetta Sandri

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it