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All’alba del terzo millennio un viaggio in treno attraverso la Mitteleuropa puὸ apparire ai più desueto, dal sapore antiquato, fuori moda in tempi di “tour all-inclusive 3.0 iperorganizzato da otto giorni/sette notti”. Il treno offre relax a occhi chiusi in compagnia dei propri pensieri, consente un buon libro a occhi aperti come cibo, cullati e accompagnati dal fruscio dell’aria fuori, richiede un quaderno di appunti di viaggio per la cronaca quotidiana del giorno e della notte, vissuta fra sussulti di carrozza e il panorama che scorre e sfugge rapido all’esterno del vetro del finestrino.
È un viaggio immaginato, pensato e poi condotto come un viaggiatore curioso, con l’ambizione di riscoprire la bellezza del tempo lento, per una volta, non scandito dal check-in, dall’invadente e fastidioso spoglio di sicurezza, dal gate che non si trova. Ah! L’aereo è allineato ai ritmi odierni, veloce e popolare fra i turisti settimanali e abituale al sottoscritto per professione. Un viaggio da Bologna, a Monaco di Baviera e poi Berlino, Amsterdam e di nuovo Bologna su rotaia, però, sarà di certo un’esperienza indimenticabile.
Programmato per tempo, il viaggio, tutto giocato in autonomia e con facilità in rete, promette un’ottima riuscita. Cabina riservata nella carrozza letto, d’obbligo la scelta sulla Società delle ferrovie tedesche DB, Deutsche Bahn e ahimè per il nostro spirito spesso critico, son stati veramente bravi: orari e multiple coincidenze per le destinazioni finali che funzionano. Il libero arbitrio di movimento e di ritardo si contrappone al comandante che blinda d’imperio il portello dell’aereo. Il tempo non è più un tiranno.
La partenza, prevista la sera tardi, si annuncia con un piccolo giallo: il treno che da Bologna porta a Monaco (è un convoglio italiano fino al Brennero), partito da Roma ha già accumulato due ore di ritardo senza un perché. Misteri delle Ferrovie Italiane.
Fortuna vuole che la carrozza letto sia tedesca e attraverso scambi di locomotore arriviamo comunque a Monaco di Baviera con solo 10 minuti di ritardo. Il capotreno con un italiano dal timbro tedesco ci informa e si scusa, la colpa è “del ritardo è degli italiani”, e purtroppo è vero.
Monaco di Baviera è opulenta, mi colpisce la cilindrata del parco auto circolante: forse non tutto è oro ciὸ che luccica, ma qui lo scintillante si spreca.
Monaco è colma di siti culturali importanti: la Glyptothek, lo strepitoso e mondiale Museo della scienza e della Tecnica, un must, ma tanti altri gioielli come l’Antiquarium nel Palazzo Reale con la sua collezione di busti, e da non perdere per la sera l’Hofbräuhaus la birreria più famosa del mondo.
Dalla München Hauptbahnhof viaggiamo di giorno fra Monaco e Berlino, poche ore di panorama sempre piatto e allungato, fra campi coltivati e sterminate distese blu di pannelli fotovoltaici rivolti al sole come girasoli OGM. Siamo comodi e rilassati su un treno ad alta velocità, ovviamente tedesco; d`istinto mi assale un pensiero di puro orgoglio nazionale (il biondo Manfredi in Svizzera!): “quale assiduo cliente dei treni Alta Velocità reputo i nostri treni italiani molto più confortevoli, eleganti e aggressivi sui binari”.
Lipsia, Dresda, Dessau città nobili quasi azzerate dalla Seconda Guerra Mondiale e poi Berlino, dalla quale mancavo da oltre tre anni. La città si è trasformata in un’estesa foresta di gru cantierizzate, di edifici pubblici, teatri, università, musei.
Unter den Linden è il continuo filo viario che unisce la città, dalla Porta di Brandeburgo (a fianco il Reichstag con la sua moderna cupola di vetro progettata da Sir Norman Foster e ispirata al nostro adrianeo Pantheon) ad Alexanderplatz, circondata da grattacieli datati e balconate attrezzate per eventi in musica e cocktail notturni sulla città illuminata, su cui svettano i 368 metri della torre tv.
A piedi arriviamo al nostro obiettivo, l`isola dei Musei, “Museumsinsel”, patrimonio dell’umanità posto nel quartiere Mitte, il cuore di Berlino fra il fiume Spree e il canale Kupfergraben, in un` ambientazione otto/novecentesca fra le più scenografiche nei miei ricordi.
Cinque prestigiosi musei insieme sull`isola; due primeggiano per contenuti, che confesso di aver visitato precedentemente scoprendo sempre qualche nuova delizia per gli occhi: Il Pergamonmuseum e il Museo Egizio non fosse altro perché entrambi proteggono tesori senza tempo: la gigantesca monumentalità da occhi sbarrati dell`Altare di Pergamo, della porta Ishtar di Babilonia, del grande portale del Mercato di Mileto e la perfezione del minuscolo busto della regina Nefertiti.
Millenni all’interno della storia, di quella vera, un’overdose di emozioni forti che non si raccontano e che lascia smarriti da tanta bellezza.
Dalla stazione di Berlino, campione di architettura moderna, in ritardo montiamo su un treno diurno, sempre DB, con direzione Amsterdam. Il viaggio è tranquillo e riposante attraverso le selve di mulini a pale bianche, quelli moderni utili all`economia tedesca, e con qualche rarissimo mulino della tradizione dal tetto di paglia, ben chiaro nel nostro immaginario olandese. Raggiungiamo puntuali Amsterdam.
La città è conosciuta, ma i celebrati Musei Rijksmuseum, Van Gogh, la casa museo di Rembrandt e Het Scheepvaartmuseum (il museo nautico) nascondono sempre qualche meraviglia; la storia olandese ha un passato talmente glorioso, le colonie ma anche la tratta dei neri d`Africa, la pittura così multisecolare che sempre sorprende. Ma fa freddo e piove e il noleggio delle biciclette non è consigliabile.
Ultimo treno, e questo è notturno. Il percorso è a ritroso da Amsterdam verso Bologna via Monaco di Baviera. Vegliano su di noi due capocabine premurose con cappello, bionde platino, leggermente sovrappeso per circa 1 metro e novanta di altezza; si vede che hanno il controllo della situazione, sarà anche il fascino e l’autorità della divisa. Una ottima cena servita in carrozza letto con tanto di Prosecco di Conegliano ci sorprende come pure la buonanotte in italiano.
Partiamo in orario e possiamo riposare tranquilli fra ritmo e cadenza delle ruote sui binari.
Con il solito eccellente e puntuale servizio, dopo una abbondante colazione a bordo a Monaco ci congediamo dalla ferrovie tedesche.
Si cambia e attraverso il Brennero via rapidamente con entusiasmo verso l’Italia dove a Verona in stazione inspiegabilmente… un ritardo! Ci blocchiamo per tre ore.
Qualche dubbio a proposito di disservizi nostrani ci assale. Ma il treno è relax.

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Marco Bonora

Nato sul confine fra le province di Bologna e Ferrara, dove ancora vive e risiede . Si occupa di marketing e di progettazione nel settore Architettura per una industria vetraria, lavora in una multinazionale euroamericana. E’ laureato in Tecnologie dei beni culturali e in Scienze e tecnologie della comunicazione presso l`Università di Ferrara. Scrive articoli su riviste del settore e ha pubblicato due volumi tematici sul vetro contemporaneo innovativo e sul vetro artistico delle vetrate istoriate del `900 presenti nelle chiese del nostro territorio. Grande passione da sempre per i viaggi a corto e lungo raggio e il mare.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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