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La mostra “Remo Brindisi: le inquietudini di un secolo”, inaugurata questa sera nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Bellini è un omaggio alla figura del Maestro, nel centenario della sua nascita. Quattro sale del piano terra dell’edificio comunale ospitano alcune tra le opere più importanti dell’artista, che nel 1973 ha creato al Lido di Spina un museo alternativo, all’avanguardia di arte contemporanea, divenuto punto di riferimento per giovani che tentavano di emergere e per intellettuali del suo tempo. Come ha ben spiegato Laura Ruffoni, responsabile dei Servizi Museali Comunali, il fulcro centrale della mostra, con cui prendono avvio le iniziative dedicate ai 100 anni di Brindisi, è rappresentato dal ciclo sul fascismo e sulla Resistenza e da quello della Via Crucis. “Il ciclo sul fascismo, realizzato tra gli anni ’50 e ’60 – ha ricordato Laura Ruffoni -, è frutto della rabbia e del senso di ribellione sbocciati in Brindisi a causa della privazione delle libertà, durante il periodo della dittatura. L’odio e la crudeltà sono stati riversati sulla tela insieme ad un profondo senso di dolore. La Via Crucis invece costituisce un confronto con il sacro rispetto ad una società improntata all’individualismo.” Il video collocato nella prima sala, realizzato da Maurizio Cinti, curato dalla stessa Laura Ruffoni e da Anastasia Rizzoni, animatrice culturale della biblioteca civica “L.A. Muratori”, mette in luce la figura di un uomo, un artista che interpreta le inquietudini del suo tempo, un intellettuale amico di tanti intellettuali, sfuggito alla guerra insieme all’amico Marcello Mastroianni, rifugiandosi a Venezia a dipingere foulards per i turisti.
Collezonista attento ed appassionato, Brindisi apre il suo sguardo al mondo di allora, trasferendo nelle opere la sua visione critica.
Un apporto determinante alla realizzazione della mostra è stato fornito da Orlando Piraccini dell’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna. Plaudendo al lavoro svolto da Laura Ruffoni e dai suoi collaboratori, l’Assessore alla Cultura Alice Carli ha definito la mostra come “un piccolo frammento di tutto il lavoro messo in campo, per ricordare la figura del Maestro Remo Brindisi, a cento anni dalla sua nascita. Segnalo il prossimo importante evento, quello del 25 luglio, nella casa museo del Lido di Spina, alle ore 18.30, per l’inaugurazione del nuovo allestimento espositivo, mentre durante l’estate si susseguiranno rassegne, concerti, cinema sul mare, incontri letterari, visite guidate e laboratori didattici. Invito tutti ad avvicinarsi alla casa di Brindisi, un grande patrimonio della collettività, che ha tanto da raccontare.” La mostra “Remo Brindisi: le inquietudini di un secolo”, resterà aperta a Palazzo Bellini, ad ingresso gratuito sino al 30 settembre prossimo (dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18).

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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