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da: ufficio stampa Comune di Ferrara

Venerdì 24 aprile alle alle 18 a Casa Ariosto (via L. Ariosto 67) sarà inaugurata la mostra Tonino Lombardi “Paesaggi dell’astrazione”. Patrocinata dal Comune di Ferrara e dai Musei Civici di Arte Antica, la retrospettiva dedicata all’artista pugliese, scomparso nel 2008, raccoglie diciannove dipinti realizzati tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi del Duemila. Si tratta di una selezione di opere caratterizzate da una forte matrice astratto-lirica, attraverso la quale l’artista rilegge i tratti di paesaggi della memoria, ripercorrendo una linea che lo riporta ai territori della sua giovinezza, alle “murge”, al colore caldo delle rocce che affiorano tra giardini animati da una tavolozza espressionista.

Una visione del mondo priva dell’enfasi della realtà, anzi piegata al dettato di una sorta di malinconia, quasi di perdita. La mostra curata da Caterina Pocaterra ed Annamaria Restieri, i cui testi affiancano la testimonianza di Ada Patrizia Fiorillo, Università di Ferrara, si avvale di una nota introduttiva di Angelo Andreotti, direttore dei Musei di Arte Antica di Ferrara il quale sottolinea come Lombardi si sia mosso «con disincanto e disciplina tra le sollecitazioni della capitale, in particolare nella fervida congiuntura degli anni Sessanta, ricca di fermenti e di figure che faranno parte delle sue frequentazioni, da Corpora a Burri, da Villa ad Accrocca a Spaziani e le atmosfere ed i colori della sua terra natìa. Della Puglia, attraverso pagine affidate prima ai grumi di una materia densa e di forte carica esistenziale, poi ad una gestualità più libera ed aerea, l’artista ha saputo tradurre il senso originario della sua identità, soprattutto quella paesaggistica››. Un paesaggio cui l’artista pone attenzione «non distogliendo lo sguardo – nota Fiorillo – dalla realtà, bensì varcando la soglia di una nuova dimensione percettiva, rispetto alla quale il colore funge da diaframma. Un colore che nel suo darsi come energia interna alla visione pittorica, accompagna anche una nuova insorgenza immaginativa solcata da una più diretta partecipazione emotiva, nella quale egli coinvolge se stesso». In sostanza «le opere di Lombardi – è quanto rileva Pocaterra – sono territori della riflessione, della memoria, sono audaci pagine di un diario sulle quali risiede la sua preziosa intimità. La percezione dei soggetti dipinti in questi anni, coinvolge l’immaginazione e, per gradi successivi, l’attenzione è richiamata ad interpretare e a riflettere sull’universo che c’è dentro ciascuno di noi e non soltanto su quello che possiamo osservare con i nostri occhi e sentire come esseri sensibili. La forza espressiva di Lombardi si addentra nei sentimenti, cercandone la natura». Dal suo canto Restieri evidenzia come «l’esperienza di Lombardi sia una pratica creativa estremamente personale, lontana dall’enfasi aleatoria di matrice espressionista, e sorretta dalle forze contrapposte del segno-forma e della materia-colore, della luce e delle ombre, del reale e dell’immaginario che dominano lo spazio alla ricerca di un loro giusto bilanciamento. […]La memoria, che lo accompagna tenacemente durante tutto il ‘viaggio’ pittorico, rivive nei bagliori di una luce baluginante, nei flussi magmatici dei segni, nel lievito poetico dei verdi, dei gialli, dei rossi, nelle introspezioni metafisiche dei neri e nelle condensazioni grigiastre che riquadrano la scena».

A far da corredo alla mostra è un elegante catalogo pubblicato da Verduci Editore di Roma che oltre ai testi di presentazione, si avvale di un’ampia antologia della critica, di un selezionato repertorio iconografico e di apparati bio-bibliografici.

Orari : martedì / venerdì dalle ore 10 alle 12,30 e dalle ore 16 alle 18 lunedì chiuso

TONINO LOMBARDI (Monteleone di Puglia 1924 – Roma, 2008). Figlio di un pittore decoratore di chiese, dal quale apprende le tecniche dell’ornato e della figurazione, si trasferisce a Napoli ove si laurea in medicina, esercitando, negli anni Sessanta, la professione dapprima a Taranto e poi a Roma. Dopo un breve esordio figurativo, verso la fine degli anni Cinquanta approda ad una pittura materica che scivola nel corso del decennio successivo verso un dettato più naturalistico presto avviato sulla strada dell’astrazione. Si orienterà, infatti, fin dai primi anni Sessanta verso una dichiarata trascrizione di atmosfere astratte, di forte emotività lirica, dalle quali affiora un interesse per il colore, per le sue possibilità comunicative. È la pittura che l’artista incontra quando giunge a Roma ed inizia a frequentare sia le gallerie d’arte, ove ha la possibilità di conoscere, fra i tanti, artisti quali Corpora, Monachesi, Cagli e Afro, sia di relazionarsi ad un ambiente culturale, soprattutto di scrittori e di poeti, quali Villa, Accrocca, Costantini, Fusco, sino alle amicizie, venute dopo, con Dacia Maraini e Carmen Llera Moravia.
Il passo verso impianti compositivi sobillati dall’espressionismo astratto statunitense, miscelato ad insorgenze liriche attinte dall’informale italiano, si registra sul finire degli anni Sessanta e nei primi del decennio successivo. Dalle opere eseguite in questi anni, in particolare dipinti e sculture, affiora quella cifra astratta che connoterà, in seguito, il suo lavoro. La scultura, i cui primi esiti espone in una mostra personale del 1973, è interpretata come modellazione della materia; dettato che porterà in seguito fino a darsi come elemento strutturale della sua esperienza in ceramica, avviata tra il 2001 ed il 2002. È però soprattutto la pittura al centro del suo interesse creativo, una pratica che nel tempo lo ha condotto ad attraversare gli incerti perimetri posti fra l’immagine e l’oggetto, fra la figura e l’energia del colore, fra la materia e la forma. Esperienze che l’artista, nell’arco di circa cinquant’anni, ha proposto in numerosissime mostre personali, allestite in Italia ed all’estero.
Tra queste vanno ricordate le personali allo Studio Oggetto di Caserta nel 1972, alla Galleria la Meridiana di Verona nel 1976, alla Galleria Schettini di Milano nel 1983, al Palazzo Ducale di Pesaro nel 1984, alla Airport Gallerie di Amburgo nel 1991, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli di Roma nel 1994, la grande antologica al Complesso di San Salvatore in Lauro di Roma nel 1997, all’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona nel 2000, all’Istituto Europeo di Design di Barcellona nel 2004, alla Galleria Selezioni d’Arte di Salerno e negli spazi di Villa Rufolo a Ravello nel 2005, anno questo in cui espone anche alla Sala Margana di Roma, mentre nel 2007 è quella tenuta a Buenos Aires al Centro Culturale Borges, patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura; a Montevideo, Uruguay, allo Spazio Santos, patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura. Del 2009, dopo la sua morte, è la retrospettiva allestita alla Galeria de ArtesVisuales, Universidad Ricardo Palma, di Lima, patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura e, del 2010, la piccola antologica promossa dalla Galleria d’Arte Kalo di Roma.
Tra le collettive si segnalano le partecipazioni al “Premio Margutta” di Roma nel 1977, al “Premio Avezzano” nel 1978, al “Premio Sulmona” nel 1987, alla 49° edizione del “Premio Michetti” a Francavilla a Mare nel 1997, alla mostra “Futuristi e astrattisti” ad Avezzano nel 2002, a “Il Disegno 2” Collezione Permanente, FRAC – Fondo Regionale d’Arte Contemporanea, Baronissi (SA) nel 2009, anno nel quale alcune sue opere sono presenti nella mostra Dal Futurismo al Contemporaneo, ospita a Roma nel Complesso dei Dioscuri al Quirinale.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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