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Da: Organizzatori
Uno Sportello di orientamento per servizi assistenziali e di cura, rivolti ai soci della cooperativa di abitanti Castello e ai residenti di Barco, Doro e via Bologna. È il “Punto Servizi Solidali” Castello, che ha inaugurato sabato 13 aprile nella sede della cooperativa, in via Medini a Ferrara.
“Un progetto che risponde a una nuova missione sociale della nostra cooperativa – spiega il presidente di Castello Loredano Ferrari – ovvero migliorare la qualità dell’abitare. Non si tratta solo di garantire un accesso agevolato alla casa, ma anche di fornire servizi e supporti che migliorino l’esperienza abitativa e di comunità”. La cooperativa Castello detiene un patrimonio immobiliare di 731 alloggi dislocati in provincia di Ferrara (610 nel Comune), realizzati a partire dalla fine degli anni 70. I soci sono 1009, di cui 710 assegnatari.
Il “Punto Servizi Solidali” funzionerà come sportello di ascolto e orientamento su una serie di servizi di cura e assistenza erogati da una rete di cooperative (tra cui Cidas, Riabilitare, Coop Alleanza 3.0 e EasyCoop), imprese, associazioni e altre realtà del territorio (Ateda Onlus, ANIAD – Atleti diabetici, SPI Cgil, AFM Farmacie Comunali Ferrara). Il tutto coordinato dall’associazione neocostituita “Intorno a te”, composta da un gruppo di circa 50 volontari attivi della Castello. Lo sportello prenderà in carico le richieste dei soci e degli abitanti di Barco, Doro e via Bologna – quartieri in cui sono situati i maggiori insediamenti della Castello – e li supporterà nell’accesso a servizi convenzionati di diversa natura: da quelli socio-assistenziali (ricerca badanti, consegne a domicilio di farmaci e altri prodotti, accompagnamento a visite mediche, badanti e colf di condominio), sanitari (servizi infermieristici, fisioterapici, psicologici, ma anche supporto alle prenotazioni delle visite) e di disbrigo pratiche (sportello patronati, pratiche amministrative).
“L’idea di questo sportello welfare nasce la scorsa estate – racconta Loredano Ferrari – quando abbiamo somministrato ai nostri soci un questionario per rilevare il loro fabbisogno di carattere socio-assistenziale e sanitario. Sono emerse alcune esigenze primarie, quali l’assistenza domiciliare diurna agli anziani, l’assistenza infermieristica, i servizi di consegna di spesa e farmaci a domicilio. Bisogni coerenti con i fenomeni più significativi che abbiamo riscontrato nella nostra base sociale”.
Tra i soci della Castello, infatti, si riscontra una presenza crescente di nuclei mono-famigliari (il 43% degli assegnatari vive da solo). Il 36% ha più di 65 anni e aumentano gli over 75, rappresentati in prevalenza da donne che vivono da sole. In aumento anche le situazioni di disabilità: il 12% dichiara disabilità in prevalenza motorie e cognitive; il 5% di non essere autosufficiente; nel 62% dei casi è il nucleo famigliare ad occuparsi della persona disabile. Queste tendenze rispecchiano la situazione della popolazione ferrarese – una delle province più anziane d’Italia – e sono più accentuate proprio nei quartieri popolari di Barco e via Bologna. “Con questo progetto puntiamo a svolgere pienamente il nostro ruolo sociale – conclude Ferrari – adeguando la nostra offerta alle effettive necessità della popolazione. Lo sportello è infatti aperto non solo ai soci ma anche ai residenti dei quartieri in cui viviamo. Vogliamo garantire una rete di sostegno che migliori davvero la qualità del vivere comune”.
“La cooperazione di abitanti sta da tempo aggiornando la propria mission ai bisogni dei soci e della comunità – commenta il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini –. In questo caso affronta i fenomeni dell’invecchiamento e della fragilità sociale, con un bel progetto di collaborazione tra cooperative e di sinergia con il volontariato, che può rispondere alle reali esigenze delle persone: assistenza, salute, aiuto per la spesa, gli spostamenti, la burocrazia. Essere socio di una cooperativa di abitanti non significherà più soltanto avere un canone basso per sempre, ma avere anche dei servizi che migliorano la qualità della vita. Collaborare per risolvere i problemi e rispondere ai bisogni, è un metodo di lavoro che si può applicare anche in molti altri campi”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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