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Fare la raccolta differenziata è un dovere di ogni cittadino, ma se non la fai cosa succede? Io credo che per prevenire o ridurre la produzione dei rifiuti o per ottimizzare il recupero, si possano premiare i cittadini virtuosi. Perché allora non introdurre sistemi di valorizzazione dei comportamenti dei cittadini individuando metodiche di riduzioni, agevolazioni, premi, e incentivi per le utenze domestiche e non domestiche che partecipano?
Un atteggiamento virtuoso dell’utente consente e assicura un aumento del valore economico dell’ambiente e dunque permette di ridurre i costi del servizio; se questo reale beneficio permette anche di ritrovarsi bollette più leggere e più eque da pagare, agevola quel cambiamento culturale che consentirà una crescita culturale verso una gestione sostenibile del territorio e dell’ambiente.
Per incentivare i cittadini a questi atteggiamenti, già molti anni fa con il dlgs 152/06 (art.238 comma 7) prevedeva l’obbligo da parte delle pubbliche amministrazioni di predisporre azioni di “Best Practice” per la riduzione della quantità di rifiuti, per favorire il massimo recupero, riutilizzo e riciclaggio delle frazioni organiche e dei materiali recuperabili. Non se ne parla più.
Certo il sistema di tassazione, rispetto ad una tariffa, non aiuta, ma non è impossibile trovare soluzioni compatibili con il metodo applicativo; anzi, fortunatamente, alcune vengono attuate.

Provo a fare qualche esempio:
– compostaggio: riduzione fissa annua per ogni componente del nucleo familiare oppure agevolazione su acquisto compostiera o fornitura gratuita da parte del gestore;
– utilizzo isola ecologica: riduzioni legate al peso o al tipo di rifiuto conferito, contributi specifici per materiale concessi per conferimento a cura dell’utente presso l’isola ecologica;
– utenze non stabilmente attive, abitazione ad uso limitato, emigrato da almeno un anno: riduzione dal 30 al 50% della qv della tariffa, varie norme inserite nel regolamento comunale;
– riduzioni per disagio (distanza da cassonetto): riduzione della tariffa in base alla distanza, naturalmente con differenze se il cassonetto all’interno del centro urbano o fuori dal centro urbano;
– agevolazioni a favore di soggetti anziani o in grave disagio economico: riduzione dal 30 al 50% in base ai valori reddito Isee oppure esenzione totale o parziale in casi di particolari casi di grave disagio;
– agevolazioni di tipo partecipativo per gli utenti che dimostrino di aver sostenuto spese per interventi tecnico-organizzativi comportanti un’accertata minore produzione di rifiuti o una riduzione volumetrica;
– attenzione specifica per gli utenti artigianali o industriali tendenti alla migliore igiene e al miglior decoro della zona in cui ha sede l’esercizio, ma anche per gli operatori facenti parte di un unico comparto produttivo non-domestico che producano un tipo di rifiuto omogeneo il cui smaltimento comporta una particolare economia di servizio o per le aziende che sperimentano scarti di lavorazione riutilizzabili e riciclabili.

Insomma, i cittadini ringrazierebbero se aumentasse il rapporto sincero e trasparente del corrispettivo per un servizio reso, rispetto al solito “zitto e paga”.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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