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Da Debora Cavarretta

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani vuole esprimere la propria posizione in merito alla delicata situazione dei docenti di discipline giuridiche e della mortificante situazione dagli stessi vissuta attualmente poiché frustrati nella loro naturale aspirazione di contribuire in maniera incisiva alla diffusione della cultura della legalità che oggi tanto si invoca , ma che non può formarsi concretamente se non tramite un lavoro lento e paziente da iniziare fin dalla più tenera età degli studenti.
In prospettiva dell’incontro che giorno 16 gennaio prossimo alcuni rappresentanti (prof. Romano Pesavento, presidente del Coordinamento; prof. Alessio Parente, segretario generale del Coordinamento; prof.ssa Maria Giovanna Di Maggio, Coordinamento) i del Coordinamento avranno presso il MIUR per confrontarsi sulle tematiche più volte proposte all’attenzione del Governo e del Presidente della Repubblica , è d’uopo , pertanto, riassumere non soltanto le criticità che sono state finora evidenziate, ma anche le soluzioni prospettate che consentirebbero, peraltro, di riattribuire ai docenti della materia la dignità confacente al loro ruolo.
In varie occasioni, infatti, ci si è domandati quale fosse stata la ratio che ha condotto nel 2015 all’assunzione di migliaia di docenti di diritto. Una operazione così imponente, come quella avviata dalla legge 107, infatti, lasciava ben sperare in merito al fatto che ci fosse una precisa intenzione di ridare all’insegnamento delle discipline giuridiche la giusta importanza, sistematicamente sottrattale negli anni da vari interventi legislativi che hanno drasticamente ridotto le ore originariamente di sua competenza. Ed invece, ancora oggi, molte scuole non annoverano tra i loro insegnanti la figura del docente di diritto, mentre in altre, dove invece tale figura è stata introdotta, viene utilizzata esclusivamente o quasi per funzioni di mera sostituzione di colleghi assenti.
Negli ultimi tempi, tuttavia, la particolare attenzione dedicata dal Ministero e dagli organi competenti allo studio della nostra Carta costituzionale e dei diritti fondamentali in essa contenuti – non esclusa la previsione di uno specifico colloquio sul tema in occasione degli esami conclusivi degli studi – sembra proprio confortare le istanze reiteratamente avanzate dal Coordinamento in merito all’attribuzione di un docente di discipline giuridiche in ogni scuola, anche – e forse soprattutto – nelle scuole secondarie di primo grado.
L’importanza delle regole , il rispetto dei diritti umani, la conoscenza dei propri doveri, l’educazione al dialogo e al confronto, la conoscenza dei principi basilari sui quali si fondano la democrazia , sono dei concetti fondamentali che solo una adeguata e costante educazione alla legalità può consentire di interiorizzare al fine di contribuire in maniera significativa e fondamentale alla formazione di futuri cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. L’arte dei piccoli passi teorizzata da Saint Exupery nella delicata e melanconica storia del Piccolo Principe, rapportandola allo scopo concreto che ci si propone, ci insegna, allora, che per giungere al traguardo agognato è necessario e di imprescindibile importanza procedere con un percorso metodico e costante fin dalla più tenera età delle nuove generazioni.
Perché, d’altronde, magistrati come il dott. Gherardo Colombo, hanno deciso di dedicare parte, se non tutto il loro tempo, a diffondere fra gli studenti , anche giovanissimi, semplici , ma fondamentali concetti di rispetto delle regole ? Perché il dott. Nicola Gratteri trova sempre il tempo di incontrare gli studenti per esortarli a studiare e a riflettere sulla importanza della cultura della legalità? Perché sono evidentemente convinti che la scuola abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’insorgenza di atteggiamenti di prevaricazione e possa divenire una palestra di legalità e di rispetto fra gli uomini che non può passare se non attraverso il rispetto delle regole, regole da condividere, regole da fare proprie, regole da non vivere come una imposizione, ma come una normale, fisiologica condizione della vita sociale, regole di cui non si può fare a meno se si vuole essere veramente consci dei propri diritti e dei propri doveri e, quindi, liberi, onesti e degni del proprio status. Liberi dalla schiavitù, liberi dalle mafie.
La loro voce, il loro insegnamento, non può però restare una esperienza isolata. Ecco perché il Coordinamento si batte da sempre affinché quotidianamente queste esperienze e queste riflessioni vengano proposte ai più giovani da docenti formati in maniera specifica quali i docenti di diritto.
D’altronde l’esperienza maturata da moltissimi docenti della disciplina, in occasione della loro immissione in ruolo nelle scuole medie, ha confermato la bontà della strada scelta all’epoca e sulla quale, misteriosamente, non si è voluto più proseguire. Eppure i giovanissimi studenti, anche in aree altamente a rischio, si sono dimostrati attenti e desiderosi di apprendere e hanno vissuto l’inizio di questo percorso in maniera entusiastica e proficua. Lasciamoli continuare. Lasciateci continuare.
“E’ il percorso, non il traguardo, a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità” ( G. Colombo)

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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