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Da: Regione Emilia Romagna

Infanzia. Al Policlinico Sant’Orsola di Bologna uno spazio su misura per i piccoli pazienti oncologici lungodegenti. La vicepresidente Gualmini al taglio del nastro: “Importante garantire ai bambini già fortemente provati una dimensione di normalità anche in ospedale”

Al via tra giochi, musica e letture le attività educative per i bimbi da 0 a 3 anni.L’iniziativa, avviata nel reparto di Oncoematologia dell’Unità operativa di Pediatria, fa parte del Programma educativo Intesa Sanpaolo rivolto ai bambini ricoverati per lunghi periodi

Bologna – Aiutare i bambini, e le loro famiglie, in un momento particolarmente difficile della vita: quello in cui i più piccoli sono costretti a lunghi ricoveri in ospedale, a causa di gravi malattie o per la necessità di sottoporsi a cure pesanti. Nato con lo specifico obiettivo di superare il rischio di isolamento sociale e psicologico che può derivare dalla lungodegenza, questo progetto educativo e di socializzazione ideato da Intesa Sanpaolo, prende corpo anche in Emilia-Romagna, a Bologna, al reparto di Oncoematologia dell’Unità operativa diPediatria del Policlinico di Sant’Orsola.
Dove, questa mattina, è stato inaugurato uno spazio appositamente allestito e ha preso il via il programma di attività. Presenti al taglio del nastro Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna, Giuliano Barigazzi, assessore alla Sanità e al Welfare del Comune di Bologna, Antonella Messori, direttore generale del Policlinico S. Orsola, Andrea Pession, direttore dell’Unità operativa Pediatria, Elena Jacobs, responsabile del settore “Valorizzazione del Sociale” di Intesa Sanpaolo e Michela Burattini, amministratore delegato della Cooperativa sociale Solco che gestisce il servizio.
Il progetto è destinato ai bambini, da 0 a 36 mesi, ricoverati per lunghi periodi ed è realizzato da personale specializzato: compatibilmente con le esigenze di cura e assistenza medico-infermieristica, i piccoli pazienti sono coinvolti per alcune ore al giorno in attività educative e di gioco che si svolgono o nello spazio allestito all’interno della struttura ospedaliera o nelle stanze di degenza.
“Tutte le iniziative che possono sostenere i bambini più piccoli e le loro famiglie, soprattutto nei momenti di grande difficoltà come una grave malattia e un lungo ricovero, sono importantissime e vanno guardate con il massimo interesse- sottolinea Gualmini-. Parliamo di bambini già gravemente provati sul piano fisico, che potrebbero risentire del ricovero prolungato anche dal punto di vista psicologico e dello sviluppo sociale. È essenziale dunque fornire costantemente a questi bambini stimoli e attenzioni che li rassicurino, ricreando anche all’interno dell’ospedale una dimensione di normalità. Va in questa direzione- conclude la vicepresidente- il progetto di Intesa Sanpaolo, che ringrazio a nome della Regione Emilia-Romagna”.
L’esperienza di Bologna segue quelle già avviate in altri ospedali a Padova, Torino, Napoli e Monza, realizzate nell’ambito del “Programma educativo Intesa Sanpaolo per bambini lungodegenti” attraverso il quale il Gruppo bancario, che ha fornito gli arredi, il materiale didattico, i giochi e il personale, intende contribuire al benessere dei bambini in condizioni di particolare fragilità. /Ti.Ga

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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